60 secondi o 1 minuto: per il nostro cervello non è la stessa cosa
Se trovaste uno di questi avvisi prima di un articolo, dato per scontato che parli di qualcosa che v’interessa, quale dei tre v’indurrebbe a leggerlo prima? Con la prima avvertenza molti rimanderebbero la lettura a domani. Con la seconda è probabile che lo leggiate prima e con la terza lo leggerebbe subito ancora più gente. Eppure le 24 ore che ci separano da domani equivalgono proprio a 1440 minuti o a 86.400 secondi, ma per darsi una mossa il nostro cervello ha bisogno di una quantificazione del tempo che sia la più parcellizzata possibile.
Il tempo è «piccolo»
Per come funziona, infatti, 60 secondi o 1 minuto per il cervello non sono la stessa cosa: l’hanno scoperto i ricercatori Daphna Oyserman della Michigan University e Neil Lewis della Southern California che hanno appena pubblicato su Psychological Science uno studio dal titolo suggestivo “Quando inizia il futuro?”, in cui analizzano la percezione soggettiva del tempo studiando i piani per un esame di alcuni studenti universitari, una categoria spesso colpita dalla cosiddetta sindrome di procrastinazione che porta a lasciare a domani ciò che si potrebbe fare oggi, condizione che risulta affliggere anche i prossimi pensionati, studiati in un’appendice dello studio. I due ricercatori proseguono così un filone introdotto l’anno scorso al Congresso della Society for Personality and Social Psychology di Austin (Texas) dove avevano presentato un altro studio dal titolo ancora più sibillino “Inizierò entro 30 giorni o entro un mese? Gli effetti del framing temporale sulla motivazione ad agire”.
Tratto da:corriere.it- Prosegui nella lettura dell'articolo
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