Adozione, una favola per rispondere alle sue domande
Arriva il momento in cui raccontare ai bambini la loro storia di adozione.
Scegliere le parole giuste, ma anche costruire il plot narrativo completo includendo gli "attori non protagonisti", operatori sociali o simili che hanno segnato i passaggi del bambino da una realtà all'altra, è un lavoro complesso, eppure necessario. Perché una favola è il modo migliore per rispondere alle loro domande.
Lei è una madre adottiva, formatrice free lance sulle questioni dell’adozione di genitori, operatori e insegnanti, infine autrice del fortunato "Mamma di pancia, mamma di cuore" (Editoriale Scienza). Dalla sua esperienza e dal suo lavoro con le famiglie e con le scuole è nato ora il libro "Le fiabe per raccontare l’adozione" (Franco Angeli). Perché Anna Genni Miliotti è convinta che l’adozione abbia bisogno di una narrazione per raccontare al proprio figlio adottivo ciò che è accaduto.
“Non dovrà essere un capolavoro letterario, ma sarà la fiaba giusta perché farà stare bene i bambini, rispondendo a tutte le loro domande, a quelle espresse come a quelle che restano dentro”, scrive Genni Miliotti. “Si tratta di bambini che hanno vissuto storie complesse, che hanno cambiato una o più famiglie e verso i quali la parola chiave è ‘accoglienza’, nel rispetto della loro storia e delle loro origini”. In questa intervista, l'autrice spiega perché è utile per un genitore imparare a raccontare la storia dell'adozione con le parole giuste. E soprattutto, a creare una "favola" in cui protagonista sia tutta la famiglia.
Perché è così importante, per un genitore adottivo, imparare a narrare l’adozione?
C’è tanta voglia dei genitori adottivi di raccontare l’incontro con il proprio figlio come l’inizio della storia, il “noi eravamo destinati a stare insieme”, ma spesso ci si dimentica che c’è un “prima” e la narrazione aiuta a raccontare questo “prima”.
Quali sono gli elementi che una storia dell’adozione deve recuperare?
L’inizio della storia è importante. Cioè la nascita, che non è nella mente né nel cuore, ma nella pancia. Questo sembra evidente, ma se lo dici a una mamma adottiva si sente come esautorata dal ruolo di mamma, perché lei vorrebbe essere l’unica e quella vera: il che è comprensibile, ma i genitori che hanno imparato a narrare l'adozione possono scegliere come comportarsi e possono raccontare storie bellissime ai loro figli.
Tratto da d.repubblica - prosegui nella lettura dell'articolo
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