Bianchi e neri: pregiudizi duri a morire
Possono anche dirsi culturalmente aperti, ma un fondo di razzismo permane in tutti i "bianchi". È più o meno questa la conclusione a cui è giunta Jennifer Eberhardt, psicologa alla Stanford University (California, Usa), in uno studio sul razzismo nei confronti degli afroamericani. La tesi appare forse troppo forte, eppure, secondo la ricercatrice, ci sono validi motivi per supporre che ancora oggi i bianchi nordamericani percepiscono i neri come fossero poco più che scimmie.
In un primo esperimento, a un gruppo di volontari sono state presentate per alcune frazioni di secondo i volti di bianchi e neri. Successivamente i soggetti dovevano identificare il contenuto di immagini sfuocate, alcune delle quali raffiguranti scimmie. Con triste sorpresa della studiosa, i soggetti a cui erano stati mostrati i volti dei neri riconoscevano le scimmie più rapidamente, segno che l'associazione tra primati e uomini di colore è ancora radicata a livello inconscio, tanto da indirizzare la mente nella "lettura" dell'immagine da identificare. «Gli afroamericani sono ancora "de-umanizzati" e visti quasi come scimmie», spiega la Eberhardt, «e questa associazione può portare alcuni a giustificare la violenza e la discriminazione».
Tratto da "Focus.it" - prosegui nella lettura dell'articolo