Dormire da piccoli con i genitori non sembra modificare il comportamento dei figli
Uno studio a lungo termine recentemente concluso da ricercatori dell'Università della California (Los Angeles) rivela che i bambini che prima dei 6 anni dormono abitualmente con i genitori sembrano non avere modificazioni significative nel loro sviluppo o nei loro comportamenti successivi, né in meglio né in peggio.
Il dott. Paul Okami, responsabile della ricerca, ed i suoi collaboratori hanno trovato che: " ... non c'è un collegamento evidente fra l'abitudine di far dormire i figli con i genitori e problemi di maturazione o di qualunque altro genere" e ciò dovrebbe indurre cautela nell'opporsi a tale pratica, da parte degli esperti. Okami ha notato che la gran maggioranza dei bambini, a livello mondiale, condividono la stanza da letto, se non direttamente il letto, con i loro genitori e che anche una gran parte dei bambini americani lo fanno ma che spesso i genitori ricevono messaggi conflittuali su questa abitudine."Molti, quasi tutti gli esperti contrastano l'abitudine del dormire nella stessa stanza e l'American Academy of Pediatrics mette in guardia contro questo comportamento" spiega il dott. Okami. Ciò perché questa pratica può avere un impatto negativo sui bambini causando cattive abitudini relative al dormire e può interferire con un normale sviluppo psico-sessuale.
Allo stesso tempo, osserva Okami, " un numero di clinici ed esperti di comportamento infantile hanno difeso la scelta di molti genitori nel far dormire con loro i propri figli poiché sostengono che a lungo termine i bambini ne trarrebbero vantaggi, ad esempio una maggiore capacità di intimità"
Okami e la sua equipe hanno seguito un gruppo di 205 bambini nati nel 1975 in California, insieme ai loro genitori. Tre quarti delle famiglie conducevano uno stile di vita anticonformistico (es. vivere da single o in comunità) all'inizio dello studio ed alcuni avevano scelto di utilizzare metodiche "naturali" di educazione dei bambini ed è per questa ragione che questo importante studio, meglio conosciuto come Family Lifestyles Project, ha rappresentato un momento privilegiato per investigare sui modelli di comportamento da parte dei genitori in relazione alla condivisione della stanza da letto e sui loro effetti.
La richiesta dei ricercatori ai genitori presi in esame è stata quella di descrivere le abitudini di addormentamento e di sonno dei loro figli in 4 specifici periodi della loro vita: a 5 mesi e a 3, 4 e 6 anni.
Le risposte rivelano che a 5 mesi il 35% dei bambini dorme a volte nella stessa stanza o nello stesso letto dei genitori ma solo il 9% lo fa regolarmente. Invece i bambini che regolarmente dormono con i genitori sono il 6% a 3 e 5 anni ed il 3% a 6 anni.
Per i genitori che considerano loro stessi come "pro naturali" la condivisione della stanza da letto è presente, in varie forme, nel 20% dei casi mentre nelle coppie genitoriali "convenzionali" scende al 2%.
Una accurata analisi dei dati ottenuti ha consentito di concludere che "non vi sono indicazioni circa la possibilità che la condivisione della stanza da letto porti a disturbi della sessualità nella tarda fanciullezza o nella adolescenza così come non si rilevano problemi comportamentali e difficoltà nella relazione con gli altri o disturbi del sonno."
I bambini che condividevano con i genitori regolarmente la stanza da letto a 5 mesi non sembrano mostrare differenze in relazione ai loro coetanei nei disturbi del sonno a 2 e a 3 anni di età. A 6 anni non sembrano esserci relazioni evidenti fra abitudine alla condivisione della stanza da letto e maturità comportamentale e/o emozionale, affettività ed attaccamento agli altri, creatività. Non vi sono, quindi, possibilità di affermare che il dormire con i genitori possa avere effetti positivi o negativi sulle fantasie sessuali dei bambini, sul loro sviluppo e sulle loro preoccupazioni.
A 18 anni il tempo passato da piccoli dormendo con i propri genitori non mostra di avere un impatto significativo nella capacità di relazionarsi con i genitori, con gli adulti in genere e con gli altri membri della famiglia. Non si rivelano neppure legami con abuso di alcool o di tabacco o droghe pesanti così come sembrano esserci legami con eventuali problemi di autostima, condotte suicidarie, atteggiamenti vandalici, aggressività o tendenza al crimine ed, infine, non si rilevano correlazioni con atteggiamenti sessualmente devianti o patologici.
Tratto da Journal of Developmental and Behavioral Pediatrics - Agosto 2002