I geni influenzano la capacità di leggere la mente
Una nuova ricerca, pubblicata sul Journal Molecular Psychiatry, suggerisce che il DNA influenzi la nostra capacità di leggere i pensieri e le emozioni di una persona guardandola negli occhi.
Vent’anni fa, un team di scienziati dell’Università di Cambridge ha sviluppato un test sull’empatia cognitiva, denominato “Reading the Mind in the Eyes Test” (o Eyes Test), che ha rivelato che la gente può interpretare rapidamente ciò che un’altra persona pensa o prova semplicemente osservando i suoi occhi.
Inoltre, ha mostrato come alcune persone siano migliori in questo rispetto ad altre e che le donne in media ottengono punteggi migliori in questo test rispetto agli uomini.
Ora, la stessa squadra, collaborando con la Società Genetica “23andMe”, insieme a scienziati provenienti da Francia, Australia e Paesi Bassi, mette in evidenza i risultati di un nuovo studio sulla performance di questo test, al quale hanno partecipato 89.000 persone in tutto il mondo. La maggior parte delle quali è stata cliente di 23andMe che ha acconsentito a partecipare alla ricerca.
Lo studio è stato condotto da Varun Warrier, uno studente-dottorando di Cambridge e dai professori Simon Baron-Cohen, direttore del Centro di Ricerca sull'Autismo presso l'Università di Cambridge e Thomas Bourgeron dell'Università di Parigi Diderot e dell'Istituto Pasteur.
I risultati hanno confermato quanto emerso dalla ricerca precedente, ossia che le donne in media ottengono punteggi migliori in questo test.
Un dato ancora più importante è stato la conferma che i geni hanno la capacità di influenzare la performance inerente questo test.
I ricercatori, inoltre, hanno identificato delle varianti genetiche in una regione specifica del cromosoma 3 nelle donne, le quali sono associate alla capacità di "leggere la mente attraverso gli occhi dell’interlocutore". Per quanto riguarda gli uomini, è emerso che le loro prestazioni non sono associate ai geni collocati in questa specifica regione del cromosoma 3.
Gli stessi risultati sono stati trovati in una ricerca indipendente, alla quale hanno partecipato all’incirca 1.500 persone, facenti parte di uno studio gemellare longitudinale di Brisbane. I dati ottenuti hanno suggerito che l’associazione genetica nelle donne corrisponde ad un risultato affidabile.
I geni più vicini a questo piccolo tratto specifico del cromosoma 3 includono LRRN1 (Leucine Rich Neuronal 1), il quale è altamente attivo in una parte del cervello umano chiamata striatum, e, come riscontrato attraverso la scansione del cervello, svolge un ruolo chiave nell'empatia cognitiva. Coerentemente con ciò, sebbene siano necessarie ulteriori conferme, è stato trovato che le varianti genetiche, che contribuiscono ai punteggi più alti all’Eyes Test, aumentano anche il volume dello striatum negli esseri umani.
Studi precedenti hanno scoperto che le persone con autismo e anoressia tendono a ottenere punteggi più bassi a questo test. Rispetto a ciò, il team ha scoperto che le varianti genetiche, che contribuiscono ai punteggi più alti all’Eyes Test, aumentano anche il rischio di anoressia, sebbene non quello dell'autismo. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che l'autismo coinvolge sia tratti sociali che non sociali, mentre questo test misura esclusivamente un unico tratto sociale.
Varun Warrier ha affermato che questo studio è il più grande studio al mondo riguardante il test dell’empatia cognitiva, è il primo studio che ha cercato una correlazione fra le prestazioni ottenute al test e una variazione nel genoma umano e può essere considerato un importante passo avanti nel campo della neuroscienza sociale, aggiungendo un tassello al puzzle di ciò che potrebbe causare una variazione nell'empatia cognitiva.
Il professor Bourgeron ha aggiunto che questo nuovo studio dimostra che l'empatia ha una componente genetica, sebbene non debbano essere persi di vista altri importanti fattori sociali come l'educazione precoce e l'esperienza postnatale.
I ricercatori di questo studio essendo entusiasti dei risultati ottenuti stanno già verificando se essi verranno replicati in ulteriori ricerche e stanno esplorando quali sono, più precisamente, quelle varianti genetiche nel cervello che danno origine alle differenze individuali nell’empatia cognitiva.
Tratto da: Science Daily
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Claudia Olivieri)
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