Il difficile confine fra me e te
Contrariamente a quanto generalmente ritenuto, le persone che soffrono delle forme più gravi di autismo avrebbero difficoltà a creare un modello del “sé” piuttosto che una riduzione nelle capacità di rispondere agli altri. Per lo meno, questo è quanto sostiene un gruppo di ricercatori del Baylor College of Medicine, a Houston in Texas, sulla base di una ricerca i cui risultati sono pubblicati sull'ultimo numero della rivista Neuron.
“L'incapacità di creare un modello di se stessi può distruggere la capacità di intendere il mondo”, afferma P. Read Montague Jr., che ha diretto la ricerca, nella quale sono stati sottopsti a risonanza magnetica funzionale un gruppo di pazienti autistici con una forma “altamente funzionale” del disturbo, che sono cioè dotati di un quoziente di intelligenza normale o anche superiore, ma che manifestano molti sintomi dell'autismo. Nel corso della procedura i ricercatori sono riusciti a identificare uno schema di attività cerebrale, un sorta di “firma” che caratterizzava i soggetti con autismo, i cui livelli di attività sono correlati con la severità dei sintomi. Tanto minore è l'attività, tanto più marcati sono i sintomi. Questo, osservano i ricercatori, potrebbe portare anche allo sviluppo di una tecnica in grado di accelerare la diagnosi di autismo.
Tratto da "Lescienze.it" - prosegui nella lettura dell'articolo