In classe l’impopolarità «stressa» più della matematica
Adulti, annotatevi due termini, che forse non conoscete ma che ormai definiscono le categorie in cui si riconoscono i nostri figli: popular, popolare, e loser, perdente. Due parole che non hanno nulla a che vedere con il «vecchio» timore di passare per asini e di non essere stimati dagli insegnati: quello che conta è essere considerati ragazzi di successo (ed essere quindi popular) nel gruppo dei pari e, ovviamente, di evitare di essere etichettato come un perdente, un oser.
«Oggi come quarant’anni fa il ritorno a scuola può essere fonte di preoccupazione, ma la minaccia non è più quella di un castigo — conferma Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra esperto di adolescenti —. Il timore per ragazzi è di fare brutta figura con i compagni sulla passerella della scuola e di deludere le aspettative dei genitori che vogliono ragazzi di successo. Non si tratta più di una paura etica, ma di una paura estetica, non legata al sentimento di colpa, ma a quello di vergogna».
Tratto da: "corriere.it" - Prosegui nella lettura dell'articolo