L’abuso infantile è collegato all’autolesionismo in adolescenza
Secondo un nuovo studio, condotto presso l’Università di Toronto, gli adolescenti che sono stati abusati sessualmente o fisicamente durante l’infanzia presentano maggiori probabilità di compiere atti autolesionistici rispetto ai loro coetanei che non sono stati vittime di abusi.
Philip Baiden, uno dei principali ricercatori di questo studio, ha affermato: “Abbiamo scoperto che circa un terzo degli adolescenti affetti da diverse problematiche legate alla salute mentale in Ontario, ha compiuto azioni autolesionistiche non suicide”.
Inoltre, egli ha aggiunto di essere rimasto sorpreso nell’aver scoperto che l’abuso sessuale e quello fisico sono in grado di predire azioni autolesionistiche, piuttosto che una tipologia generica di rischio parentale, come problematiche riguardanti la salute mentale di un genitore o l’esposizione alla violenza domestica.
Esaminando altri fattori, i ricercatori hanno scoperto che le adolescenti con sintomi depressivi, diagnosi di ADHD e disturbi dell’umore, avevano maggiori probabilità di compiere comportamenti autolesionistici.
Ciò nonostante, i risultati dello studio hanno anche messo in evidenza che gli adolescenti, che avevano l’opportunità di rivolgersi a qualcuno per ricevere un supporto emotivo durante i periodi di crisi, presentavano una minore probabilità di commettere autolesionismo.
I ricercatori hanno utilizzato dati provenienti da un campione rappresentativo di 2.038 bambini e adolescenti, di età compresa tra 8 e 18 anni, che facevano riferimento alle comunità e alle strutture sanitarie ospedaliere in Ontario. I dati sono stati raccolti utilizzando l’“InterRAI Child and Youth Mental Health assessment instrument”.
Il co-autore dello studio, il Dottor Shannon Stewart, ha affermato che la depressione può essere considerata un campanello d’allarme che suggerisce una difficoltà dell’individuo ad affrontare la propria situazione di vita; inoltre, i sintomi depressivi possono avere un impatto molto forte sulla capacità di regolare le proprie emozioni, portando allo sviluppo di una tendenza a concentrarsi unicamente sugli aspetti negativi della vita. Tale disturbo può presentarsi anche sotto forma di dolore emotivo tra le vittime di abuso sessuale, tanto da rendere l’autolesionismo l’unica via d’uscita.
I ricercatori ritengono che la comprensione dei meccanismi attraverso i quali possono verificarsi azioni autolesionistiche (di tipo non suicidario), possa aiutare i medici e gli operatori socio-sanitari, che lavorano con i bambini e gli adolescenti vittime di abuso, a prevenire futuri comportamenti lesionistici autodiretti.
Tratto da: PsychCentral
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Claudia Olivieri)
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