La molestia sessuale è negli occhi di chi guarda
Dal momento che ci stiamo avvicinando ad Aprile, mese della Consapevolezza della Violenza Sessuale, esaminiamo uno dei suoi precursori: la molestia sessuale.
Non è semplice definire una molestia sessuale, spesso la riconosciamo solo quando la vediamo. Bisogna anche considerare che essa assume diverse forme a seconda delle persone e, frequentemente, è negli occhi di chi guarda.
In uno studio dal titolo “E’ sempre buono ciò che è bello?”, i ricercatori hanno esaminato l’impatto dell’attrazione fisica sulla percezione delle molestie. E’ stato scoperto che per un osservatore esterno, considerando uno scenario in cui un dipendente di sesso maschile reca molestie ad una dipendente, vi è una maggiore probabilità che una molestia sessuale sia riconosciuta come tale quando la dipendente è attraente.
Dallo studio è emerso che, in base al pensiero stereotipato secondo cui il “bello è buono”, un comportamento ha una minore probabilità di essere visto come molestia sessuale se ad agire è stato un individuo attraente, a causa della tendenza ad attribuire alle persone attraenti qualità positive. Inoltre, a questi stereotipi si aggiunge la tendenza dei molestatori a sovra - percepire la disponibilità della vittima.
La psicologia della sovra – percezione
Le molestie possono essere mal percepite agli occhi del colpevole. Di conseguenza, anche se è difficile da credere, alcuni molestatori sono consapevoli dell’inadeguatezza del loro comportamento.
Commenti tipici in risposta alle denunce possono essere: “Alle donne non piace sapere che sono attraenti?” oppure “Chi non sarebbe interessata ad uscire col capo?”. Quali sono le cause di questa erronea convinzione? Alcuni individui di potere hanno un comportamento sessuale esplicito verso le dipendenti perché sovra- percepiscono la loro disponibilità. Questa sovra – percezione può condurre a molestie sessuali. In tale condizione, il disagio della vittima potrebbe non essere evidente all’autore come lo sarebbe per un osservatore esterno.
Molestia visiva e verbale
Esiste anche una molestia visiva, accompagnata da ghigni, sguardo fisso e altri comportamenti non verbali che possono interrompere quelli che dovrebbero essere incontri professionali e briefing. Questi molestatori si rendono conto di quanto sia inadeguato il loro comportamento? No, se sono circondati da amici che la pensano come lui o da dipendenti che hanno paura di ribellarsi al capo.
Queste condizioni non fanno che incoraggiare e potenziare il molestatore, che a sua volta percepisce le sue molestie come accettabili. Alcuni vedono il proprio comportamento come un gioco, per vedere fino a che punto può spingersi, armati di smentite e spiegazioni belle e pronte per tirarsene fuori (“Non è quello che intendevo”).
La natura invincibile del potere
Le molestie spesso si verificano dove è presente uno squilibrio di potere. Esse non sono motivate dall’interesse sessuale, ma dal desiderio di intimidire e umiliare. Il potere può spingere a vari comportamenti da parte di chi lo detiene, che è a conoscenza della sua influenza.
Questo comportamento è attivato dal fatto che nonostante le avances sessuali verso gli altri, molti molestatori vedono se stessi come intoccabili, avendo evitato in passato le conseguenze delle molestie. Spesso, il potere e la punizione operano in maniera inversamente proporzionale: la presenza del potere è legata all’assenza di una punizione.
Come interrompere le molestie sessuali
Per interrompere le molestie sessuali, è possibile istruire ed educare, anche se una caratteristica comune di molti molestatori è la mancanza di rispetto per le regole; questo spiega perché educare sulle moltestie sessuali non sempre ha effetti sul comportamento.
Per gli autori, il modo migliore è quello di dare una punizione adatta al reato. Ciò invierebbe un messaggio ai trasgressori, cioè che il comportamento ha delle sanzioni.
Tratto da: Psychologytoday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Rubina Auricchio)
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