Laicità e ricerca per la psicoanalisi
Vittorio Lingiardi
È vero che, verso la metà del secolo scorso, i primi ad accorgersi dei bambini autistici sono stati gli psicoanalisti. Ma sono d'accordo con Gilberto Corbellini quando, sollevando un certo putiferio, scrive che gli psicoanalisti che oggi si ostinano a definire l'autismo infantile «una psicosi causata da un'eccessiva freddezza della madre nei confronti del bambino», magari evocando «madri frigorifero» e «fortezze vuote», non sono d'aiuto né ai bambini autistici né alle loro famiglie. E si pongono al di fuori di una comunità scientifica che, pur senza trovare risposte definitive, si è messa a studiare non solo l'attaccamento e le teorie della mente, ma anche le componenti biologiche e genetiche del disturbo. Ed è un peccato che, in una polemica che ancora una volta vede la psicoanalisi sotto tiro, nessuno abbia citato Autismo.
L'umanità nascosta (Einaudi, 2006), il bel libro di Barale, Ballerini, Gallese e Ucelli di Nemi, che usufruendo con prudenza delle recenti conoscenze derivate dall'applicazione delle neuroscienze e della psicologia scientifica offre «un'attenta valutazione dei contributi psichiatrici, psicoanalitici e psicoterapeutici, sottolineando la fragilità assoluta della teoria psicogenetica». E sono d'accordo con Corbellini anche quando afferma che un medico dovrebbe «essere in grado di dimostrare empiricamente che le sue cure funzionano». Mi dispiace solo che per esprimere queste posizioni, dai più condivisibili, abbia ecceduto in espressioni svalutative tipo «insidiosa setta» o «zombie intellettuali». Nella guerra delle parole e dei modelli, si può capire che di fronte a certi lacanismi, una mente anglosassone, e per giunta non costruttivista, si senta messa a dura prova.
Tratto da: "ilsole24ore.com" - Prosegui nella lettura dell'articolo