Le difficoltà psicologiche materne "ricadono" sui figli
Le affermazioni della Dott.ssa Levy e dei suoi collaboratori, il Dott. Lynn Walker (docente di pediatria alla Vanderlbit University) e il Dott. William Whitehead (docente di medicina alla North Carolina University), derivano da una ampia ricerca volta ad esaminare i fattori sociali che determinano o influenzano il comportamento dei minori nei confronti delle malattie. Una parte importante della ricerca era basata sullo studio del "Colon irritabile", una patologia cronica che colpisce innazitutto l'universo femminile, e come i sintomi gastrointestinali presenti potessero essere "trasmessi" dalle madri ai loro figli.
Nel corso dello studio i ricercatori hanno esaminato 326 famiglie con figli compresi fra gli 8 e i 16 anni, inserite in un programma di tutela della salute a Seatlle. Innazitutto è stato effettuato uno screening per verificare quante richieste di visita gastrointestinale ci fossero state da parte dei ragazzi nei tre mesi precedenti. Nel frattempo le madri vennero sottoposte a numerosi questionari per verificare i livelli di ansia, depressione ed eventuali sintomatologie psicosomatiche. Uno dei questionari tendeva anche a verificare il tipo di risposta fornita sia in condizioni di buona salute dei figli che in condizioni di difficoltà comportamentali. Infine un ulteriore questionario, somministrato ai ragazzi, tendeva a valutare la risposta data dalle madri alle loro richieste di aiuto relative alla salute ed in particolare se i sintomi accusati erano di tipo gastrointestinale.
Nel corso dello studio venne anche controllato il livello di ansietà raggiunto dai ragazzi, situazione chiave per capire se la richiesta di visita medica derivasse da esigenze personali o dalla necessità di rispondere allo stato psicologico della madre. I problemi comportamentali sembrano non avere influenza sulla necessità dei ragazzi di consultare un dottore. Invece sembra emergere che i genitori ansiosi sono ipervigilanti nei confronti della eventuale sintomatologia accusata dai figli mentre i genitori "depressi" tendono ad iperbolizzare le cose e quindi ad intervenire anche in caso di piccoli problemi.
"Lo studio dimostra che l'attenzione materna nei confronti delle malattie può essere trasmessa alle generazioni successive" afferma la Levy "I genitori dovrebbero essere attenti a quello che insegnano ai figli su come gestire le sensazioni di disturbo fisico. Non diciamo di ignorare i sintomi dei figli ma certamente sarebbe maggiormente opportuno rispondere alle loro richieste cercando di inserirle in un contesto corretto e non in un contesto di risposta ansiosa o di tipo depressivo. Insegnare loro di cosa è giusto preoccuparsi e di cosa, invece, non è giusto, può aumentare la capacità dei ragazzi di rispondere correttamente ai loro sintomi fisici senza farli divenire il centro della loro vita."
La conclusione della Dott.ssa Levy è che spesso, in situazioni familiari compromesse dove si verifica una eccessiva attenzione ai simtomi somatici, è necessario intervenire su tutta la famiglia per riuscire a modificare sostanzialmente la situazione.