Le nuove madri possono essere vulnerabili alla 'condivisione'
Sia se debbano commiserarsi sul proprio stile di genitorialità, ricevere consigli, o semplicemente vantarsi dei risultati dei loro ragazzi, i genitori di oggi spesso si rivolgono a un forum sempre pronto: i social media.
Mariea Grubbs Hoy, Professoressa presso la School of Advertising and Public Relations del College of Communication and Information, ha lavorato con Alexa K. Fox, assistente professore di marketing presso l'University of Akron, per studiare lo "sharenting" (creativa parola nata dalla combinazione di parenting e sharing), ovvero, l'uso abituale dei social media da parte di un genitore per condividere notizie e immagini sui propri figli.
Le loro scoperte sono state pubblicate in "Smart Devices, Smart Decisions? Implications of Parents' Sharenting for Children's Online Privacy: An Investigation of Mothers" pubblicato online sul Journal of Public Policy and Marketing.
In due studi correlati, Fox e Hoy hanno trovato prove del fatto che i sentimenti di vulnerabilità delle donne circa l'essere madre sono collegati alle loro pubblicazioni sui social media e quei post a volte includono informazioni personali dei loro figlii, come nomi, date di nascita e fotografie.
"Fornire aggiornamenti sui progressi di un bambino con post di foto, video e altre informazioni personali sul bambino è quasi diventata una norma sociale, ma mette a rischio la privacy online del bambino e, potenzialmente, la sicurezza", hanno scritto le ricercatrici.
Le ricercatrici suggeriscono la necessità di una guida governativa rafforzata per proteggere la privacy online dei bambini dalle entità commerciali. Suggeriscono inoltre che i genitori hanno bisogno di maggiore istruzione sulle conseguenze della condivisione delle informazioni personali dei loro figli.
Mentre il Children’s Online Privacy Protection Act (la legge sulla protezione della privacy online dei minori ) impedisce ai professionisti del marketing di raccogliere i dati di minori di 12 anni senza il permesso dei genitori, tale regolamento è stato emanato nel 1998, sei anni prima del lancio di Facebook.
"I genitori di oggi, molti dei quali sono cresciuti condividendo la propria vita sui social media, potrebbero non comprendere a pieno l'impatto e le potenziali conseguenze della pubblicazione di tali informazioni sui loro figli".
Nel loro primo studio, Fox e Hoy hanno intervistato 15 madri con eseperienza e non, di età compresa tra i 24 e i 40 anni. Le intervistate erano tutte caucasiche, altamente istruite, e avevano figli di età compresa tra le 14 settimane e gli 11 anni. Le donne hanno riferito di utilizzare i social media ovunque, da meno di 30 minuti a quasi due ore al giorno.
Hanno chiesto alle donne i loro sentimenti riguardo alla maternità e se postano contenuti sui loro figli sui social media. Hanno anche posto domande per valutare la comprensione delle donne della comproprietà delle informazioni, delle norme sulla privacy, e altri princìpi del comportamento dei social media. Infine, hanno posto domande per determinare se le donne erano disposte a condividere informazioni personalmente identificabili riguardanti i loro figli durante l'interazione con un marchio commerciale sui social media.
"Pubblicare le proprie esperienze e condividere informazioni personali su se stessi e i loro figli è servito come strategia di coping, principalmente correlata alla ricerca di affermazione/sostegno sociale o sollievo da stress/ansia/depressione," hanno scritto le ricercatrici.
"Ogni madre ha menzionato la pubblicazione di pietre miliari che vanno dal bambino che raggiunge il 'compleanno del mese' ai "primati dei bambini" e altri momenti 'carini. Hanno quindi aspettato, a volte con impazienza, l'affermazione sotto forma di Mi piace o commenti."
Allo stesso tempo, i ricercatori hanno notato che le madri hanno riconosciuto le preoccupazioni per gli altri utenti dei social media che condividevano le loro informazioni in modi indesiderati.
Nel loro secondo studio, Fox e Hoy hanno raccolto dati da una chat Twitter di Carter’s Inc, una società di abbigliamento per bambini, per vedere come i sentimenti di vulnerabilità sembravano influenzare la disponibilità delle madri a condividere con un'azienda le informazioni personali identificabili con i loro figli.
Alcune aziende offrono opportunità di coinvolgimento attraverso tattiche di social media marketing come concorsi e chat virtuali, o chiedendo ai genitori di postare storie, foto e video sui loro figli. Facendo questo, "potrebbero anche innescare la condivisione," hanno scritto le ricercatrici.
"La chat ha fornito un'opportunità di studio per osservare come un marchio che crea un evento sui social media progettato per generare il coinvolgimento delle madri con bambini piccoli, potrebbe spingere le madri a pubblicare informazioni personali dei loro figli."
La chat Twitter ha coinvolto 116 partecipanti, tutte madri, che hanno generato 1.062 tweet originali. La società ha twittato un link alla loro divulgazione secondo cui la società avrebbe posseduto tutti i contenuti e avrebbe potuto condividerli con chiunque.
Carter ha fatto 10 domande, ha twittato un coupon e link al loro sito Web, ha twittato diversi commenti affermativi in risposta alle foto, e ha concluso sollecitando foto di bambini, twittando "Ci piacerebbe vedere il vostro piccolo oggi!"
Le ricercatrici hanno stabilito che il 69 per cento delle partecipanti ha postato qualcosa che indicava di sentirsi vulnerabile come genitore. Il 47 per cento delle partecipanti ha pubblicato alcuni aspetti delle informazioni personali del loro bambino in risposta ad almeno una domanda. Circa un terzo delle partecipanti ha pubblicato qualcosa che esprimeva la loro vulnerabilità e ha anche rivelato informazioni personali sul loro bambino.
"Questo settore è maturo per la ricerca futura," hanno detto le ricercatrici. Gli studi futuri devono esplorare come i nuovi padri, i genitori single e i nonni possono sperimentare la vulnerabilità, ed esplorare le motivazioni dei genitori a pubblicare sui social media e interagiore con i marchi.
"Sia accademici sia professionisti, allo stesso modo, dovrebbero cercare di capire le pressioni dell'essere una 'buona madre' (o padre o nonno) in una società sempre più tecnologicamente connessa."
Fonte:
- Alexa K. Fox, Mariea Grubbs Hoy. Smart Devices, Smart Decisions? Implications of Parents’ Sharenting for Children’s Online Privacy: An Investigation of Mothers. Journal of Public Policy & Marketing, 2019; 074391561985829 DOI: 10.1177/0743915619858290
Articolo a cura della dottoressa Arianna Patriarca
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