Lo sforzo di «comprendere» il cyberbullismo
Il bullismo adolescenziale non è un’invenzione recente; c’è sempre stato e continua a esserci.
Ma a questo si è aggiunta, a volte integrandolo altre volte no, la versione online che, seppure possa apparire più blanda perché non implica un contatto fisico, è in realtà molto più insidiosa e pervasiva.
Il bullismo tradizionale agisce in contesti circoscritti e non interconnessi; implica un physique du rôle che inevitabilmente screma a monte il numero dei potenziali bulli; consente, essendo molto più identificabile, una difesa più efficace e comunque, una volta cessato, lascia raramente strascichi.
Il cyberbullismo è virale (spesso ci si aggrega per gioco senza nemmeno conoscere la vittima); raggiunge l’intera sfera di relazioni della vittima; mette tutti nelle condizioni di poter essere bulli; è “inafferrabile” e lascia segni incancellabili. E non è un caso che i tanti recenti suicidi che hanno coinvolto adolescenti avevano sempre sullo sfondo, come comune denominatore, episodi di cyberbullismo sviluppatisi all’interno dei social network.
Tratto da www.corriere.it - Prosegui nella lettura dell'articolo
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