Mad Pride, il coraggio di urlare al mondo: Non siamo matti!
“Non sarai mai solo con la schizofrenia” diceva Woody Allen. E qualcuno deve aver preso la battuta alla lettera, visto che migliaia di persone con disturbi mentali si sono messe in rete e hanno deciso di scendere in piazza per fare coming out. Succede in America, Australia, Sud Africa e anche in Europa, dove si stanno moltiplicando i Mad pride: i festival dell’Orgoglio pazzo per combattere lo stigma, l’etichetta negativa che bolla chiunque sia affetto da una malattia della psiche e lo mette ai margini della vita sociale.
Le immagini sono già su Youtube. Al Mad pride di Toronto (Canada) un uomo di colore sui 200 chili si avvicina faticosamente al palco, altri due uomini lo aiutano a salire, lui prende il microfono e ancora col fiatone si mette a urlare: “Sono schizofrenico e non voglio più nascondermi.
Ho il diritto a una vita sociale”. Poi indica la propria stazza e sbotta: “Guardate come mi hanno ridotto gli psicofarmaci. Diciamo basta! Chiediamo cure migliori!”. Applausi. Urla di incoraggiamento. È il modello Gay pride. Come gli omosessuali rivendicano con orgoglio la parola gay, così le persone con disturbi della psiche hanno deciso di uscire allo scoperto. Forse il paragone non è congruo, visto che chi è schizofrenico spera ardentemente di superare il proprio disagio mentre l’omosessualità non è certo una malattia. Identico è però il concetto di base: un individuo può essere incluso nella società soltanto se l’etichetta che gli è stata appiccicata smette di essere un tabù culturale. Tutti d’accordo con Roland Barthes, insomma: “Il mito è una parola “, e se questa parola è una diagnosi, deve abbandonare i freddi corridoi degli ospedali psichiatrici, raccontare storie personali, indicare identità condivise e liberarsi del pregiudizio.
Tratto da "panorama.it" - prosegui nella lettura dell'articolo