Medicina condivisa. Il dottore propone e il paziente decide
Dal dottore che, perentorio, diceva: «questa è la malattia, questa è la cura», allo specialista che suggerisce: «data questa diagnosi, le propongo due strade terapeutiche e le illustro vantaggi e svantaggi di ognuna. A lei la scelta». Così si può sintetizzare il passaggio dalla medicina paternalistica a quella cosiddetta "di condivisione". Ma davvero può esistere una rapporto paritetico tra medico e paziente? E davvero vogliamo sentirci dire che le decisioni toccano a noi?
«Sicuramente, dalla fine degli anni Settanta, c'è stata una crescita culturale generale e sono nati diversi strumenti di tutela del malato: dal consenso informato, ai comitati etici "misti" degli ospedali nei quali sono presenti anche rappresentanti dei pazienti, fino ad arrivare a un monitoraggio della "customer satisfaction", il grado di soddisfazione dei clienti-pazienti, impensabile anche solo un decennio fa» chiarisce Lucio Maturo, docente di Sociologia della salute all’Università di Bologna —. Oggi, poi, tutti siamo subissati di informazioni - si pensi a Internet -, ma anche questo non significa che si realizzi una vera parità col medico.
Tratto da: "corriere.it" - Prosegui nella lettura dell'articolo