Memoria e rimozione
Un recente studio condotto
da un team di ricercatori statunitensi guidati dagli psicologi Michael Anderson
e Collin Green dell'Università dell'Oregon (USA), ha focalizzato l'attenzione
sul funzionamento della memoria ed in particolare sull'influenza reciproca tra
memoria e dimenticanza, che costituiscono due aspetti interagenti di un medesimo
processo. Le conclusioni cui sono giunti i ricercatori ribadiscono che il disfunzionamento
della memoria aumenta di pari passo con l'aumento dell'attitudine alla rimozione,
ipotesi che si ricollega ai concetti freudiani di rimozione e repressione: le
informazioni indesiderate o ritenute inutili vengono cioè trasferite
dal sistema di funzionamento cosciente a quello inconscio e seguono un processo
di progressiva dimenticanza se non vengono ad un certo momento "ripescate"
per qualche motivo e reintegrate nella coscienza.
Anderson, Green e collaboratori hanno quindi approfondito le loro ricerche sullo
specifico fenomeno della repressione ed hanno riportato questo processo entro
l'ambito del più ampio concetto di "controllo esecutivo"...Il
concetto di controllo esecutivo, infatti, si riferisce alla complessa attività
di quelle funzioni critiche - tradizionalmente localizzate nella zona frontale
cerebrale - deputate alla progettualità, alla organizzazione dei dati,
alla loro coordinazione ed integrazione nei sistemi linguistico e di memoria.
Nelle prove sperimentali della ricerca si evidenzia che l'interessamento di
questo sistema nella soppressione volontaria di un dato elemento della memoria
(nelle prove di laboratorio questi elementi erano solitamente rappresentati
da stimoli verbali più o meno significativi..) è associato ad
una diminuzione della funzionalità della memoria in generale, che diviene
quindi meno accessibile.
John Houston Casada, professore di psichiatria presso la University of Texas
Health Science Center e specialista nei disturbi post-traumatici da stress,
sottolinea inoltre come i ricordi dolorosi che generano questi disturbi a volte
vengano repressi involontariamente, altri in modo cosciente e volontario. .."Si
può stabilire un parallelo tra questi meccanismi e ciò che avviene
nel caso degli abusi sessuali subiti da un bambino da parte di un proprio famigliare"
- continua Casada. "Il dover continuamente confrontarsi e convivere con
chi ha abusato di lui lo predispone infatti ad una strategia di evitamento dello
stimolo negativo che si realizza con la rimozione del ricordo doloroso, che
può riflettersi quindi sul funzionamento della memoria nel complesso
e su una adeguata organizzazione interna del materiale mnestico
".
(tratto da : APAnews -
Sept2001)