Migliorare la qualità della formazione in Psicologia
Il presente documento elaborato da un apposito gruppo di lavoro su incarico del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi, della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Psicologia, della Consulta dei Direttori di Dipartimento di Psicologia e dell'Associazione Italiana di Psicologia propone alcune azioni tese a migliorare la qualità della formazione in psicologia, al fine di favorire una maggiore integrazione tra scienza e professione.
Per raggiungere questo obiettivo si ritiene indispensabile:
1. Stabilire un numero adeguato di accessi a livello nazionale
2. Utilizzare prove di ammissione comuni e criteri di selezione condivisi
3. Abolire (o porre in esaurimento) la sezione B dell'Albo degli psicologi
4. Qualificare come preparazione professionale quella della laurea magistrale
5. Sperimentare processi di accreditamento dei percorsi formativi e professionali
6. Qualificare il tirocinio professionalizzante
7. Incentivare lo sviluppo professionale continuo
8. Formare i supervisori del tirocinio
9. Creare un Elenco Nazionale di professionisti accreditati
10. Riformare gli Esami di Stato
Le azioni proposte offrono concrete risposte per facilitare la transizione tra formazione e lavoro e possono meglio dotare di competenze professionali iniziali i laureati in psicologia che si affacciano nel mondo del lavoro. Tali competenze di tipo primario e abilitante sono consolidate con il tirocinio professionalizzante obbligatorio e sviluppate ulteriormente tramite la frequenza di master, scuole di specializzazione e/o dottorati di ricerca e/o con la pratica professionale e la formazione continua.
Lo psicologo competente è in grado di dimostrare le abilità necessarie per svolgere un determinato compito (es. colloquio clinico, valutazione del potenziale, diagnosi differenziale, etc.), ma anche gli atteggiamenti appropriati all'esercizio corretto della professione, dal momento che le competenze sono basate sulla conoscenza, la comprensione e le abilità applicate ed esercitate in modo deontologicamente corretto.
Tratto da: "psy.it" - Prosegui nella lettura dell'articolo