PSICONLINE NEWS n.188 - 4.4.2004
- Inaugurati i nuovi Laboratori di Psicologia dell’Università di Milano - Bicocca
- SFRUTTIAMO SOLO IL 10% DEL CERVELLO: LEGGENDA METROPOLITANA
- Consigli anti-panico per vincere la paura del terrorismo
- Il fumo danneggia le funzioni mentali
- Serve più attenzione per le curiosità dei bambini
- Can we believe our memories?
- Better predictors are needed for posttraumatic stress disorder in children
- Expert: Mormon Women Less Depressed
Inaugurati i nuovi
Laboratori di Psicologia dell’Università di Milano - Bicocca
Mercoledì 31 marzo, nell’Edificio U9 dell’Università
degli Studi di Milano – Bicocca, in Via dell’innovazione 10 a Milano,
si è tenuta l’inaugurazione dei nuovi laboratori del Dipartimento
di Psicologia con il saluto di Marcello Fontanesi, Rettore dell’Università
di Milano – Bicocca. Sono intervenuti Giuseppe Vallar, preside della Facoltà
di Psicologia dell’Università di Milano – Bicocca, che ha
illustrato le attività di ricerca e didattica che si svolgono in Bicocca;
Costanza Papagno, direttore del Dipartimento di Psicologia, che si è
prestata come guida per un giorno mostrando i nuovi laboratori a studenti, giornalisti
e studiosi e Alan D. Baddeley, docente dell’Università di York
(Gran Bretagna), che ha tenuto la conferenza Recent developments in working
memory (Sviluppi recenti sulla memoria di lavoro)
Il Dipartimento di Psicologia di Milano – Bicocca dispone dunque di nuovi
laboratori dedicati alla ricerca in ambito di psicologia sperimentale, neuropsicologia,
psicologia dello sviluppo e psicologia sociale. I ricercatori e gli studenti
dell’ateneo possono così utilizzare nuovi e formidabili strumenti
per indagare sull'organizzazione psicologica e cerebrale dei processi cognitivi
ed emotivo-motivazionali, studiare le esperienze di gruppo, le dinamiche di
gruppo, i focus di gruppo (percezione, azione, cognizione spaziale, memoria,
linguaggio, pensiero,emozioni), con diversi metodi sperimentali, in soggetti
in diverse età della vita (neonati, bambini, adolescenti, adulti, anziani),
in soggetti affetti da lesioni o disfunzioni cerebrali, causa di deficit comportamentali
e in gruppi di persone.
Alcuni presenti all’inaugurazione sono stati invitati a prestarsi come
soggetti sperimentali.
I test a cui si sono liberamente sottoposti hanno riguardato la distorsione
della percezione visiva (ricorrendo ad occhiali prismatici per immagini distorte),
la neuroanatomia funzionale (assegnando compiti manuali e/o verbali e mostrando
contemporaneamente in un monitor le aree cerebrali interessate da questi compiti),
la dinamica della azioni umane (rilevando i movimenti del braccio), la registrazione
di movimenti oculari (durante la lettura di giornali con titoli dal significato
ambiguo: “Uccisa la figlia del boss che era in strada”; in tal caso,
chi era in strada? il boss o la figlia? Il lettore attribuisce un proprio senso
al titolo decidendo se proseguire nella lettura o passare ad altro).
In particolare, i laboratori permettono di analizzare ed interpretare dati nelle
seguenti aree:
Elettrofisiologia Cognitiva
- le basi elettrofisiologiche dei processi cognitivi, indagate mediante la tecnica
dei potenziali evento-correlati e della stimolazione magnetica transcranica
Percezione
- l'indagine della percezione visiva e somatosensoriale
Movimento e Azione
- la registrazione e l’analisi dei parametri cinematici del movimento
Neuropsicologia e Neuroanatomia Funzionale
- gli effetti delle lesioni o disfunzioni cerebrali sulle funzioni cognitive,
quali il linguaggio, l'attenzione, la memoria, la coscienza e le immagini mentali;
la localizzazione anatomica di tali funzioni
Psicologia dello Sviluppo
- l'osservazione e la registrazione della comparsa del gioco e del linguaggio
spontaneo nei bambini dai 18 ai 36 mesi, nonche' l'osservazione delle capacita'
di esplorazione visuospaziale nei bambini a partire da 4 mesi
Psicologia Sociale
- lo studio delle esperienze di gruppo, quali dinamiche di gruppo, focus di
gruppo
SFRUTTIAMO SOLO
IL 10% DEL CERVELLO: LEGGENDA METROPOLITANA
A partire dai ruggenti anni 60 si diffuse la ‘voce’ che in realtà
noi sfruttavamo solo il 10% delle nostre potenzialità cognitive e intellettive.
E questa è una delle domande che vengono più frequentemente rivolte
ai neuroscienziati. A chiarire l’equivoco una volta per tutte un articolo
del numero speciale della rivista Scientific American dedicata proprio al cervello.
“In realtà” dice Barry L. Beyerstein del Brain Behavior Laboratory
della Simon Frazer University di Vancouver “questo mito continua a resistere
per consolare milioni di persone che sperano di poter attingere a riserve segrete
di facoltà che però in realtà non esistono. Il cervello
si è andato formando attraverso i processi di selezione naturale. Il
tessuto cerebrale ha dei costi metabolici molto alti sia per crescere che per
funzionare e sarebbe praticamente impossibile che l’evoluzione permettesse
di mantenere inutilizzato il 90% di un organo.”
Consigli anti-panico per vincere la paura del terrorismo
Il timore di prendere il treno o la metropolitana, l'ansia per la propria sicurezza
e quella dei propri cari sono sempre più diffusi. Come convivere con
la paura del terrorismo? La paura è «una reazione normale - assicura
Antonio Lo Iacono, presidente dell'Istituto europeo internazionale di psicologia
dell'emergenza - che può essere meglio controllata con alcuni piccoli
trucchi come quello di condividere l'emozione, parlando con gli altri. O imparando
a prendere contatto con il proprio respiro per rilassarsi».
Il fumo danneggia
le funzioni mentali
Il fumo di sigaretta accelera l'invecchiamento cerebrale negli anziani non affetti
da patologie neurologiche.
Lo prova uno studio effettuato dai ricercatori dell'equipe condotta dall' Erasmus
University Medical Centre di Rotterdam in collaborazione con otto università
europee.
I ricercatori hanno esaminato le funzioni mentali di oltre 9000 persone di età
superiore ai 65 anni, sia donne che uomini. La loro efficienza mentale è
stata testata tramite il Mini Mental State Examination (MMSE), un test composto
da esercizi di comprensione, scrittura e disegno.
Serve più attenzione per le curiosità dei bambini
Se chiedono ‘cos’è’ non vogliono sapere il nome di
un oggetto, ma la sua funzione e bisogna accontentarli
I bambini sono esigenti e i genitori non devono sottovalutare la loro classica
domanda “che cos'è?”. Infatti, se la rivolgono in riferimento
a un oggetto per loro nuovo non è al nome che sono interessati, ma alla
sua funzione.
L'ha scoperto un gruppo di ricerca del Swarthmore College capeggiato da Deborah
Kemler Nelson. Secondo quanto riferito sulla rivista scientifica Psychological
Science, l'età non conta e i bambini sono soddisfatti solo quando i genitori
rispondono in modo esaustivo alle loro domande. Per dimostrarlo, gli psicologi
hanno coinvolto un campione di bimbi dai 2 ai 4 anni dividendoli in due gruppi.
Can we believe our memories?
The use of photographs by psychotherapists as memory cues for the "recovery"
of patients' possible childhood sexual abuse has been called into question by
a Canadian study. It found that a "staggering" two-out-of-three participants
accepted a concocted false grade-school event as having really happened to them
when suggestions regarding the event were supplemented with a class photo.
"I was flabbergasted to have attained such an exceptionally high rate of
quite elaborate false memory reports," says University of Victoria psychology
professor Dr. Stephen Lindsay. His NSERC-sponsored research is published in
the March 2004 issue of Psychological Science.
Forty-five first year psychology students were told three stories about their
grade-school experiences and asked about their memories of them. Two of the
accounts were of real grade three to six events recounted to the researchers
by the participant's parents. The third event was fictitious, but also attributed
to the parents. It related how, in grade one, the subject and a friend got into
trouble for putting Slime (a colourful gelatinous goo-like toy made by Mattel
that came in a garbage can) in their teacher's desk.
Better predictors are needed for posttraumatic stress disorder in children
Clinicians seeking to predict which acutely traumatized children are in need
of more extensive follow-up should not rely solely on assessment of acute stress
disorder (ASD) as a diagnostic tool. Research at The Children's Hospital of
Philadelphia found that only one in five children who developed posttraumatic
stress disorder (PTSD) would have been identified during the immediate post-trauma
period using only ASD diagnostic criteria. The study appears in the April issue
of the Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry.
"Based on previous findings that have found a strong connection between
ASD and future PTSD in adults, we set out to demonstrate sensitivity and specificity
in predicting child PTSD among children with significant ASD symptoms,"
said lead author Nancy Kassam-Adams, Ph.D., associate director of behavioral
research, TraumaLink at Children's Hospital. "Only when we used symptom
subsets like dissociation or arousal did we find sensitive predictors for PTSD."
Expert: Mormon Women Less Depressed
A Brigham Young University sociologist says data from national surveys show
Mormon women are less likely to be depressed than American women in general
and show no major differences in overall life satisfaction compared to women
nationwide but do score lower on measures of self-esteem.
Sherrie Mills Johnson spoke Thursday at the semiannual meeting of the Association
of Mormon Counselors and Psychotherapists.
Johnson's study used two national surveys of Mormon women. One focused on 1,519
returned missionaries and the other on 617 women who had not served missions.
She compared those findings to a 1992-94 national study of 3,075 non-Mormon
women in the National Survey of Families and Households. She said all three
studies included similar measures of depression and self-esteem.