Sistema immunitario e depressione
La risposta immunitaria del nostro organismo potrebbe spiegare perchè le donne che utilizzano contraccettivi ormonali abbiano un maggior rischio di sviluppare depressione.
I disturbi depressivi colpiscono all’incirca il 10% della popolazione americana, tuttavia l’incidenza della depressione sulle donne è il doppio rispetto a quella degli uomini.
Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Brain, Behavior, and Immunity, ha fornito delle evidenze preliminari rispetto al fatto che questa differenza potrebbe essere dovuta alla risposta del nostro sistema immunitario.
La ricerca potrebbe, inoltre, aiutare a spiegare perché le donne che utilizzano contraccettivi ormonali debbano confrontarsi con un maggior rischio di sviluppare questa tipologia di disturbo.
Uno degli autori di questo studio, Jonathan Savitz (ricercatore illustre presso il Laureate Institute for Brain Research e professore all’Università di Tulsa), ha spiegato che alcune molecole, considerate neuro-protettive, una volta rilasciate nel cervello in risposta ad una reazione infiammatoria dell’organismo, aiutano a proteggere i neuroni, promuovendone il loro benessere. Tuttavia, altre molecole (definite neuro-tossiche), prodotte anch’esse a seguito dell’infiammazione, possono avere effetti nocivi sull’organismo.
Le due differenti tipologie di molecole prodotte dall’infiammazione, ossia l’Acido Chinurenico (KynA, neuro-protettivo) e l’Acido Chinolinico (QA, neuro-tossico) hanno differenti effetti sui recettori NMDA del cervello.
Dai loro studi, i ricercatori hanno osservato che nel siero delle persone affette da depressione vi è una consistente riduzione della concentrazione di KynA. Oltre a questo, sono stati riscontrati anche livelli più elevati di metaboliti della chinurenina neurotossica, costantemente associati ad anomalie cerebrali strutturali e funzionali negli individui depressi.
Questi risultati hanno portato gli studiosi a ipotizzare che il metabolita chinurenico anomalo possa condurre verso quella strada che dalla “semplice” infiammazione porta alla depressione.
Il Dottor Savitz ha riferito inoltre di aver riscontrato delle evidenti differenze legate al sesso: nelle donne sono stati riscontrati dei bassi livelli di metaboliti neuro-protettivi. Ciò è interessante dato che gli uomini e le donne differiscono sostanzialmente nel modo in cui il sistema immunitario risponde in caso di infiammazione, e che l’incidenza della depressione è di circa il doppio in quest’ultime, rispetto al sesso maschile.
Nel loro studio, costituito da un campione di 140 uomini e 350 donne, i ricercatori hanno scoperto che sia le donne sane che quelle depresse avevano livelli di Acido Chinurenico significativamente inferiori rispetto agli uomini e che questi livelli erano ancora più bassi in quelle donne che facevano uso di contraccettivi ormonali rispetto a coloro che non ne assumevano.
Gli studiosi mettono in evidenza come, storicamente, il maggior tasso di depressione nel sesso femminile era stato attribuito a fattori psico-sociali e ormonali.
Tuttavia, date le significative differenze che sono state riscontrate nella risposta immunitaria femminile e quella maschile, i ricercatori ritengono che il sistema immunitario o comunque l’interazione tra sistema immunitario e altri fattori (quali i fattori ormonali) possano in parte spiegare le differenze legate al sesso nell’epidemiologia della depressione.
Per verificare e confermare i risultati ottenuti, tuttavia sono necessari ulteriori studi che approfondiscano diversi aspetti che in questo studio non sono stati considerati, quali ad es. la tipologia di contraccettivo utilizzata dalle donne o anche la durata del suo utilizzo.
Oltre a questo, bisogna considerare che lo studio condotto da Savitz e colleghi è stato uno studio di tipo cross-sectional e che, dunque, i risultati ottenuti sono correlazionali e non necessariamente causali.
Condurre degli altri studi, soprattutto quelli epidemiologici su larga scala o anche progetti prospettici per approfondire quanto emerso in questa ricerca, risulterebbe tanto interessante quanto utile, in quanto potrebbe aiutare i professionisti della salute mentale a determinare con più precisione il ruolo della risposta immunitaria nella genesi della depressione.
Tratto da PsyPost
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Claudia Olivieri)
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