Social network e disagio: il suicidio si annuncia sul web
I giovanissimi non perdono occasione per parlare del loro disagio. Siccome gli adulti hanno poco tempo per ascoltarli e i coetanei sono troppo presi dai problemi personali, lo sfogo dei teenager finisce su Internet e si propaga – spesso inutilmente – attraverso i social network. Chi inneggia a condotte votate all’autodistruzione affida la sua voce ad un megafono in cui si sgolano in tanti e al quale non è facile dare ascolto. Twitter, Tumblr e Instagram, ancor più di Facebook, sono il confessionale di chi si lascia lambire da tentazioni che il buon senso terrebbe ben lontane.
Quelli che navigano online con un minimo di attenzione sanno di incappare facilmente nei rottami della disperazione. Chi lo fa in maniera professionale sa che il linguaggio del dolore estremo non ha il rumore dei detriti del crollo psicologico, ma il sottile e tagliente slang degli hashtag. Il nord della bussola di umori e stati d’animo è proprio rappresentato da quelle parole (o combinazioni di termini concatenati) che – precedute dal simbolo cancelletto (# o hash) – etichettano (tag è la per l’appunto la targhetta identificativa) i commenti ad inizio o in chiusura della breve frase spedita al proprio pubblico e a chiunque abbia la sorte di inciamparvi.
Tratto da ilfattoquotidiano.it Prosegui nella lettura dell'articolo
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