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Sopravvissuti ad eventi traumatici e processi decisionali

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Alcuni studi condotti sui sopravvissuti agli attacchi terroristici suggeriscono che i traumi vissuti possono avere influenze a lungo termine sulle modalità con cui le persone prendono decisioni.

sopravvissutiGli esseri umani hanno una naturale tendenza che li porta a cercare di ottenere delle ricompense e ad allontanarsi dalle punizioni. Questa associazione che prevede la ricerca della ricompensa e l’evitamento delle punizioni è nota come pregiudizio Pavloviano.

Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Psychological Medicine ha trovato prove che sostengono come questo pregiudizio Pavloviano venga significativamente amplificato nei sopravvissuti ad eventi traumatici ed allo stesso tempo, sia in grado di influenzare i loro processi decisionali.

"Una domanda importante in psicologia, riguarda il modo in cui le esperienze negative come i traumi siano in grado di influenzare il cervello e quindi di alterare il rischio di malattie mentali", ha spiegato l'autrice dello studio Olga Therese Ousdal, dell'Ospedale Universitario di Haukeland.

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"Anche se abbiamo molte conoscenze su come le esperienze avverse influenzino il cervello, ne abbiamo in maniera molto inferiore su come i traumi possano influenzare i processi decisionali delle persone. Questa risulta essere una tematica molto importante, poiché molte malattie mentali legate allo stress sono note per influenzare i processi decisionali, suggerendoci così, che i traumi possano predisporre a diverse patologie influenzando il modo in cui le persone prendono decisioni ".

I soggetti partecipanti al presente studio, facevano parte dei sopravvissuti all'attacco terroristico norvegese del 2011, in cui un estremista di destra uccise otto persone facendo esplodere una bomba all'esterno di un edificio governativo a Oslo e che successivamente ne uccise altre 69, la maggior parte adolescenti, in un campo della Gioventù Laburista.

I ricercatori reclutarono 25 sopravvissuti all'attacco terroristico (di età compresa tra i 16 e i 25 anni) e li confrontarono con 23 soggetti appartenenti al gruppo di controllo. Ai fini dello studio venne utilizzata una ‘Go / No-go task’ modificata per testare le reazioni comportamentali e le capacità decisionali dei partecipanti.

Il compito dei partecipanti era quello rispondere (premendo un pulsante) o al contrario, non di rispondere quando sullo schermo di un computer veniva proiettato uno stimolo "go" o uno stimolo "no-go". I partecipanti potevano così vincere o perdere 1 corona norvegese a seconda della loro risposta. Dovevano, quindi, imparare se i simboli visualizzati sullo schermo indicavano che la loro risposta avrebbe comportato una ricompensa o una punizione.

I ricercatori scoprirono che le prestazioni sul compito erano ridotte nel gruppo dei sopravvissuti al trauma, e ciò sembrava essere dovuto al paradigma del pregiudizio Pavloviano. I partecipanti avevano imparato a rispondere allo stimolo per ottenere una ricompensa e al trattenersi dal rispondere per evitare la punizione. Ma avevano avuto, allo stesso tempo, più problemi quando dovevano imparare a rispondere per evitare la punizione e a trattenersi dal rispondere per ottenere la ricompensa.

"La nostra scoperta chiave in questo studio è stata che i traumi possono avere influenze a lungo termine su come prendiamo decisioni", ha riferito Ousdal. "Il sistema Pavloviano è risultato essere fondamentale e determinante nei nostri processi decisionali, esso si riferisce, infatti, ad un processo che intrinsecamente associa le ricompense ad un approccio comportamentale e le punizioni ad una inibizione comportamentale".

"Rispetto ad un gruppo di individui non traumatizzati, i sopravvissuti all'attacco terroristico norvegese mostrarono meno flessibilità nel prendere decisioni, e ciò era dovuto ad una maggiore influenza Pavloviana delle loro scelte".

I ricercatori scoprirono anche che l'aumentata polarizzazione Pavloviana era associata ad una minore attività glutammatergica nella corteccia prefrontale del cervello. Il glutammato è, infatti, il principale neurotrasmettitore eccitatorio nel sistema nervoso.

Ma riguardo questo studio vanno fatti alcuni avvertimenti.

"Due importanti limiti di questo studio riguardavano le modeste dimensioni del gruppo dei sopravvissuti e la nozione secondo cui tale gruppo fosse relativamente eterogeneo", ha spiegato Ousdal. "Mentre alcuni dei sopravvissuti non avevano avuto gravi reazioni post-traumatiche, alcuni avevano sviluppato, col tempo, una vera e propria malattia mentale. Tale eterogeneità è spesso difficile da evitare in questi tipi di studi a causa della grande variabilità nel modo in cui le persone rispondono e reagiscono ai traumi vissuti. Studi futuri dovrebbero, quindi, cercare di replicare la nostra scoperta in un gruppo più ampio di sopravvissuti ad trauma, compresi gruppi di sopravvissuti ad trauma senza malattie mentali."

"Come continuazione di questo studio, stiamo attualmente studiando se questi cambiamenti nel processo decisionale possano essere collegati a specifici circuiti cerebrali.  Abbiamo ritenuto di  particolare interesse  la corteccia prefrontale e l'amigdala, in base alla loro importanza per i comportamenti Pavloviani e alla loro sensibilità allo stress ", ha aggiunto Ousdal.

"Lo stress ed i traumi possono far aumentare la suscettibilità ed il rischio verso numerose malattie mentali, e quindi comprendere come essi influiscano sui vari aspetti della cognizione, incluso il processo decisionale, può aiutare a colmare il divario tra l'esposizione al trauma e il successivo rischio per le malattia mentale".


Tratto da Psy Post

 

(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Emanuela Torrente)

 


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Tags: punizioni news di psicologia pregiudizio Pavloviano; sopravvissuti; processi decisionali; ricompense;

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