Stili genitoriali e pensieri suicidari negli adolescenti
Esiste un'effettiva correlazione tra alcuni comportamenti genitoriali e l'incremento dei pensieri suicidari negli adolescenti.
<<Quanto spesso vi capita di dire ai vostri figli che hanno fatto un buon lavoro o che siete orgogliosi di loro? Li aiutate mai con i compiti? Siete emotivamente coinvolti con i vostri figli?>>
In uno studio del 2012 sono emersi dei risultati significativi che mostravano l’esistenza di un legame piuttosto forte tra i comportamenti adottati dai genitori ed i pensieri suicidari tra gli adolescenti; secondo quanto affermato in una presentazione data da due professori dell'Università di Cincinnati alla conferenza dell'American Public Health Association del 2017.
I professori, Keith King e Rebecca Vidourek eseguirono un'analisi dei dati di follow-up dei risultati del "National Survey on Drug Use and Health" del 2012, che forniva dati a livello nazionale e statale sull'uso di tabacco, alcool, droghe illecite e uso non medico di farmaci da prescrizione e per la salute mentale negli Stati Uniti.
Le loro scoperte hanno mostrato che i bambini di età compresa tra 12 e 17 anni, avevano probabilità più significative di contemplare, pianificare e tentare il suicidio quando nei loro comportamenti, i genitori, non mostravano particolarmente di tenere ai propri figli o per lo meno non lo mostravano esplicitamente. "I bambini devono sapere che hanno qualcuno che gli ‘guarda le spalle’, e sfortunatamente, molti genitori non lo fanno. Questo è un grosso problema", ha affermato King.
Sorprendentemente, i risultati dello studio rivelarono che il gruppo più significativamente influenzato dai comportamenti genitoriali era rappresentato da bambini di 12 e 13 anni. I bambini di quella fascia di età con genitori che mai o raramente avevano detto loro di esserne orgogliosi, avevano quasi cinque volte più probabilità di avere pensieri suicidi, quasi sette volte più probabilità di formulare un piano di suicidio e circa sette volte più probabilità di tentare il suicidio rispetto ai loro pari. Allo stesso modo, i bambini di 12 e 13 anni con genitori che raramente o mai dicevano loro di aver fatto un buon lavoro o che li aiutavano nello svolgere i compiti, risultavano avere un rischio eccessivamente alto riguardo le inclinazioni suicidarie.
"Un concetto chiave, che spesso ci si ritrova a dover spiegare ai genitori è la necessità di garantire che i bambini si sentano positivamente connessi ai loro genitori e alla loro famiglia", ha affermato Vidourek; co-direttore del Center for Prevention Science .
Il rischio riguardante i comportamenti suicidari tra gli adolescenti in età scolare, sebbene inferiore rispetto a quello riscontrato nei ragazzi di 12 e 13 anni, è significativamente ed ancora più alto di questi ultimi, quando i genitori mostrano di non essere coinvolti emotivamente con i loro figli. E’ stato infatti, riscontrato che i ragazzi di 16 e 17 anni i cui genitori raramente o mai dicevano loro di esserne orgogliosi avevano circa tre volte più probabilità di avere pensieri suicidari e quasi quattro volte più probabilità di pensare ad un piano di suicidio e di tentare il suicidio rispetto ai loro coetanei i cui genitori, invece, mostravano interesse e coinvolgimento emotivo verso i figli.
“Alcuni adolescenti riescono a far fronte ai pensieri suicidari attuando dei meccanismi di coping per far fronte alla mancanza di coinvolgimento dei genitori, purtroppo il più delle volte sono comportamenti disfunzionali e comunque controproducenti come ad esempio, la dipendenza dall’uso di farmaci o sostanze e comportamenti sessuali ad alto rischio”, ha concluso King.
Tratto da Psy Post
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Emanuela Torrente)
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