Negli ultimi giorni imperversa in rete una significativa citazione di Daniel Pennac: "I nostri studenti [...] non vengono mai soli a scuola. In classe entra una cipolla: svariati strati di magone, paura, preoccupazione, rancore, rabbia, desideri insoddisfatti, rinunce furibonde accumulate su un substrato di passato disonorevole, di presente minaccioso, di futuro precluso. Guardateli, ecco che arrivano, il corpo in divenire e la famiglia nello zaino. La lezione può cominciare solo dopo che hanno posato il fardello e pelato la cipolla. Difficile spiegarlo, ma spesso basta solo uno sguardo, una frase benevola, la parola di un adulto, fiduciosa, chiara ed equilibrata per dissolvere quei magoni, alleviare quegli animi, collocarli in un presente rigorosamente indicativo".
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Continuando il discorso intrapreso la scorsa settimana è chiaro che le difficoltà che la scuola incontra quotidianamente sono molteplici e spesso la scuola non riesce ad essere sempre al passo con le esigenze del mondo contemporaneo, ma non basta una legge a trasformare un’istituzione e dei docenti anacronistici in insegnanti aggiornati e al passo coi tempi.
La buona scuola la fanno gli insegnanti “appassionati” che, come Robin Williams, riescono a cogliere “l’attimo fuggente” per rendere straordinaria la propria vita e quella dei loro studenti, che riescono a loro volta ad appassionarli e a coinvolgerli facendoli innamorare della scuola e della vita.
La legge 107 del 2015 denominata “la buona scuola” è balzata agli onori della cronaca negli ultimi mesi.
Le semplici parole con cui è stata designata la legge sono state scelte con cura, in quanto sono di facile comprensione per tutti ma racchiudono una realtà molto articolata.
La scuola, infatti, non è un’istituzione astratta ma è un sistema complesso e, “come tutti i sistemi complessi, … è costituita da un grande numero di elementi semplici, interconnessi fra loro, in molteplici modi e con dinamiche non lineari; il comportamento dei singoli elementi risulta generalmente ben definito, prevedibile, ma dalla loro interazione può emergere un comportamento globale diverso, difficile da interpretare. Un sistema complesso opera in modo che non si può spiegare come somma delle sue parti, e quindi neanche scomponendo le parti per un’analisi delle varie componenti, ma richiede un approccio sintetico globale. L’esperienza di tutti gli operatori, personale Ata, docenti e di tutti i dirigenti ci dice che la scuola è una somma di variabili fortemente dipendenti ed interconnesse, che interagiscono fra loro, cambiando il peso, l’influenza effettiva dei vari fattori” (Ferretti, L., Chiappa, I., 2013).
Il suono della campanella è quello che molti studenti sentiranno in questi giorni, che sancisce la riapertura delle scuole e che nella nostra memoria ha un significato simbolico: ci ricorda l’inesorabile trascorrere del tempo che segnava il passaggio da un’ora all’altra, da un’ora entusiasmante ad una noiosa o terrificante … giacché la scuola non è solo un luogo di apprendimento ma soprattutto di … emozioni e relazioni.
È indubbio che l’esperienza scolastica rimanga impressa nella memoria di ciascuno, a dispetto del tempo, che cancella tante cose ma conserva i “ricordi di scuola”.