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Il linguaggio del corpo

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Bugie e micro-espressioni facciali

 

Il primo segnale che indica una menzogna parte in genere dal volto e  può esser dato dalle microespressioni.

micro espressioni faccialiIl cervello invia, tramite l’amigdala, il segnale di un’emozione. Per esempio, la paura. La parte razionale del cervello cerca di bloccare quest’espressione, perché teme che così facendo si metta in evidenza una debolezza di cui l’altro può approfittare.

Cerca quindi di nasconderla, e di simulare indifferenza. Per fare ciò, blocca i segnali e li converte in nuovi, diverse contrazioni muscolari. Ma per fare ciò deve andare contro il primo segnale lanciato, e non è facile.

Il nostro viso impiega pochissimo, qualche centesimo di secondo, per adattarsi alla nuova espressione. Ma nel frattempo, anche se solo per un attimo fugace, ha mostrato le sue vere intenzioni. È impossibile bloccare tutte le microespressioni, qualcosa sfugge sempre.

Ciò avviene perché, per centinaia di migliaia d’anni, lo scopo dell’evoluzione dei muscoli mimici è stato quello di poter comunicare nel modo migliore e meno fraintendibile possibile quel che proviamo.

Mentre solo da poco abbiamo per davvero dedicato il nostro volto a mentire. L’evoluzione culturale, rapidissima, deve fare i conti con la lenta evoluzione biologica, che richiede molte migliaia d’anni per adattarsi.

Bisogna però dire che le emozioni ricordate generano nel viso una risposta, anche se di solito più contenuta rispetto all’emozione autentica.
Questo potrà produrre delle contrazioni dei muscoli mimici tali da far pensare che si stanno provando in quel momento determinate cose.

Per esempio, se la persona ricorderà la rabbia potrebbe inarcare le sopracciglia congiungendole come nel caso in cui si senti arrabbiato, pur non provando vera rabbia.
Queste sono dette emozioni referenziali. Altri segnali per smascherare una bugie possono esser: l’asimmetria e gli occhi.

ASIMMETRIA

Un altro studio ha fatto rilevare nella parte sinistra del cervello l’origine della verità. Tale divisione si ripercuote sul viso, che quindi presenterebbe una certa asimmetria in caso di menzogna.

In pratica, accade che la parte sinistra del volto, legata alla verità e alla logica, fa più fatica della destra nel mentire, e risulta quindi più artefatta: o esagera il gesto o lo riduce in modo netto.

Questo fa in modo che sia possibile riconoscere un bugiardo anche solo dal volto.

Ovvio che in tutte le facce esiste un certo grado di asimmetria naturale, la parte destra e sinistra non sono mai identiche quando esprimono un’emozione qualsiasi. La teoria in questione attribuisce al movimento della parte sinistra una correlazione con la bugia.

Al momento gli esperti sono discordi sull’effettiva applicazione di questo sistema, in quanto, anche se ha fornito numerose prove a sostegno, rimane sempre il dubbio che l’alterazione del volto abbia altre origini, non dovute all’inganno.

OCCHI

Sono la parte del corpo con la quale impariamo meglio a mentire. Eppure rimangono la parte più comunicativa e per questo più semplice da “smascherare”.

Uso degli occhi

Iniziamo dalla parte più importante dell’occhio, quantomeno per la vista: la pupilla. La sua contrazione ci permette di mettere a fuoco, mentre la sua dilatazione di scorgere meglio nella penombra. Le pupille sono dotate di una sorta di lente, e grazie ad essa si regolano in modo automatico in presenza di luce, se non ci sono condizioni anomale. Ma la pupilla ci permette anche di stabilire altre cose.

Gli stessi sentimenti, e le emozioni relative, possono essere percepite dall’aprirsi o dal chiudersi della pupilla. È noto che quando si prova un’emozione come la paura o la rabbia, le pupille tendono a restringersi in fretta, mentre in stato di quiete o di interesse possono anche aprirsi.

L’eccitazione sessuale può farle dilatare anche di 4 volte, e in un esperimento fatto da A. Pease è risultato che la stessa persona con le pupille dilatate risultasse più gradevole e affascinante rispetto alla stessa con le pupille più chiuse. Tutt’oggi si usa ritoccare gli occhi dei modelli per vendere prodotti cosmetici e abiti.

Secoli fa, a testimoniare che niente è cambiato, le prostitute usavano mettersi delle gocce di belladonna negli occhi, così facendo stimolavano l’apertura pupillare in modo da apparire più attraenti.

È stato dimostrato che osservando le pupille di chi osserva una foto – in particolare una donna – risulta possibile capire se si apprezza o meno ciò che si vede dall’apertura o chiusura.

Si notano inoltre variazioni istantanee in seguito a stimoli esterni, specie nelle persone ansiose, e dilatazione quando si cerca di comprendere qualcosa. Pare che la dilatazione delle pupille influisca sui neuroni specchio, e in tal modo – come per il sorriso e lo sbadiglio – quando si guarda una persona con le pupille dilatate si tende ad allargare in modo automatico le proprie.

 

 

Laio e Piede Gonfio
 

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