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Psicologia delle Migrazioni

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Errare è umano?

errare è umanoParliamo ancora di Ibrahim, il ragazzo che qualche settimana fa , il 25 ottobre, è stato portato con l’ennesimo ricovero coatto nel reparto di psichiatria di Niguarda, a Milano.

Ne parliamo perchè la sua breve permanenza in Italia gli è costata molto cara. Quello del 25 ottobre era il suo quinto ricovero, in un mese.
Ibrahim era sbarcato in Sicilia il 1 settembre. Diceva di essere somalo, ma se qualcuno gli parlava in quella lingua, non capiva. Mentre parlava e capiva molto bene l’arabo. Questo perché era nato in Somalia ma era cresciuto in Libia.

Si è presentato all’Hub un po’ alterato, aveva trascorso alcuni giorni in strada e dal mio punto di vista era logico che non stesse tanto bene. Comunque era difficile parlare con lui.

Così sono cominciati gli invii al pronto soccorso dei vari ospedali, quattro, per la precisione. Non decisi da me, ovviamente.
Cosa succedeva nei vari ospedali? Niente. Nessuno al pronto soccorso ci capiva niente . Quindi veniva sedato e dimesso subito dopo.

Al quinto ricovero viene finalmente inviato all’Ospedale di Niguarda e 25 giorni sono sufficienti per farlo ritornare “quasi normale”. Il reparto è specializzato in etnopsichiatria. Medici, infermieri, mediatori culturali, credo sia grazie a loro che Ibrahim si potuto salvare.
Nel ricovero precedente la diagnosi era stata di “ doppia personalità”. Non so da dove fosse scaturita.

In realtà la volta precedente, il povero Ibrahim era stato trattato con una fiala di Moditen Depot, un farmaco indicato nella terapia della schizofrenia cronica, che attenua le manifestazioni deliranti ed allucinatorie, lo stato confusionale, il comportamento asociale. Tutti sintomi che, a parte il comportamento asociale, francamente io non ho mai visto in lui.
L’azione di questo farmaco, una volta che viene iniettato, dura anche fino 4 settimane.
Io ho visto solo un povero ragazzo che non riusciva a parlare con nessuno, sempre più agitato. I suoi movimenti erano sempre più involontari e discinetici ed era pieno di paure.
Veniva preso e portato con la forza su un’ambulanza, ed il giorno successivo era ancora lì, e stava sempre peggio.

Praticamente è stato intossicato dai farmaci e alla fine barcollava, balbettava, perdeva la saliva dalla bocca.
A Niguarda gli hanno parlato con calma, attraverso una mediatrice, hanno ascoltato la sua storia, e giorno dopo giorno lo hanno disintossicato.
E così ora è “quasi” normale.

Tre settimane fa mi aveva fatto molta compassione.   Ora lo vedo sorridente , rilassato, e vorrei dire a tutti i colleghi medici di avere un po’ più di pazienza quando si trovano davanti a situazioni simili. Non è tempo perso cercare di capire chi abbiamo di fronte, da qualsiasi parte del mondo arrivi. E iniettare una fiala di Moditen Depot , a volte, può non essere la cura migliore.

 

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