I problemi psicologici dei Dublinati
Possiamo dire che per quanto riguarda i flussi migratori ogni giorno le cose cambiano e noi psicologi dobbiamo affrontare sempre nuove sfide.
Non è per niente semplice confrontarsi con i migranti perché vuol dire confrontarsi con il mondo intero.
Ognuno di loro ha la sua storia, la sua cultura, la sua lingua, i suoi pensieri e i suoi desideri.
Anche a noi, spesso, serve un po' di tempo per trovarci in sintonia con loro.
Ora, per esempio, e' il tempo dei Dublinati. Sono ragazzi che ci vengono rinviati i Italia da tutti i paesi europei, dove hanno vissuto per mesi o per anni, non rispettando la legge che dice che ogni migrante deve chiedere asilo nel primo paese in cui ha lasciato le impronte. Ebbene, per loro e' ancora più difficile accettare di essere rimandati in Italia e ripartire da zero. Arrivano al primo colloquio arrabbiatissimi.All'inizionon vogliono neanche parlare,come i due ragazzi che sono arrivati due giorni fa.
Il primo, eritreo, era stato rinviato dalla Germania, dove aveva trascorso ormai due anni. Aveva trovato casa e lavoro e fino a quel momento tutto era andato bene. Era molto triste ma sembrava rassegnato.
Il secondo invece era intrattabile. Veniva dall'Iraq e parlava solo la sua lingua. Aveva fatto un viaggio complicatissimo per venire in Europa, attraverso la Turchia, poi nascosto sotto a un camion era arrivato a Trieste. E poi subito era andato in Germania. Sempre più sfortunato, era stato imprigionato alla frontiera con la Germania e dopo tre settimane era stato rimandato in Italia. L'ho visto stava piangendo al telefono. Mi ha spiegato dopo che stava parlando con il padre che era ammalato.
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