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Il maltrattamento materno: ossitocina, dopamina e neurobiologia dell’attaccamento

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Lo stress durante la gravidanza può ridurre il legame tra il recettore dell’ossitocina e l’area cerebrale che influenza il comportamento materno, con un associato incremento di ansia e decremento dei comportamenti di cura. Si è evidenziato, inoltre, che una storia di scarse cure materne infantili è associata con elevati livelli di dopamina nello striato ventrale in risposta allo stress.

neurobiologia dellattaccamentoL’abbandono materno, incluso il ritiro fisico ed emotivo, produce seri e gravi effetti a lungo termine sulla salute mentale e lo sviluppo del bambino.

La proposta di questo studio è quello di presentare le basi neurobiologiche inerenti alle cure materne, al fine di comprendere meglio quanto queste siano fondamentali per la crescita del bambino.

L’abbandono e la negligenza nei confronti del bambino costituiscono un problema di salute pubblica in costante aumento; ogni anno negli Stati Uniti, circa 700.000 bambini riportano casi di maltrattamento infantile, e nello specifico, circa il 60%, riporta un caso di abbandono.

Questa forma di maltrattamento, come il ritiro fisico ed emotivo dal bambino, produce un progressivo declino del funzionamento cognitivo, con difficoltà a sviluppare un linguaggio corretto per l’età del soggetto, minori competenze sociali e funzionamento scolastico, e infine un rischio maggiore di sviluppare un comportamento aggressivo.

Un’indagine nazionale effettuata negli Stati Uniti ha evidenziato che il genitore maggiormente negligente è di solito la madre biologica, e che l’atteggiamento di abbandono fisico o emotivo si riscontra nell’ 80% dei casi.

In un certo senso questo non appare come sorprendente, dato che la madre biologica è più spesso il genitore che si prende primariamente cura del bambino.

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Questo è anche supportato dai cambiamenti neuroendocrini associati alla gravidanza, al parto e all’allattamento, tali da fornire nutrimento ottimale e protezione verso la prole.

I cambiamenti ormonali associati alla gravidanza possono indurre modificazioni neurali all’interno dell’ippocampo che facilitano i vari aspetti della cura materna, come l’apprendimento, la memoria spaziale e i processi emotivi legati alle espressioni facciali.

Allo stesso modo, gli stimoli infantili post-natali, tra cui le espressioni facciali, il pianto, la stimolazione tattile e così via, possono aiutare a ri-formare il cervello materno durante un periodo di intensa plasticità neurale.

L’esperienza materna è inoltre regolata dall’espressione recettoriale dell’ossitocina nel cervello, e quest’ultima, rilasciata durante il parto e l’allattamento, sembra determinare effetti ansiolitici e di legame a lungo termine in specifiche regioni cerebrali.

In tal senso, l’ossitocina può quindi mediare l’associazione tra allattamento al seno e minori risultati di abbandono materno.

Comprendere i processi biologici sottostanti le cure materne può quindi favorire un inquadramento su come la distruzione di tali processi possono contribuire alla negligenza materna.

In questa revisione della letteratura si cercherà pertanto di descrivere e definire l’abbandono materno con il suo impatto sia sull’attaccamento che lo sviluppo infantile; la comprensione dei meccanismi biologici si avvarrà di studi condotti sia su animali da laboratorio che modelli umani, focalizzandosi nello specifico sui sistemi dopaminergici e ossitocinergici; infine si farà riferimento ai recenti studi di neuroimmagine sulle risposte endocrine nel cervello “materno”, al fine di fornire ulteriori indizi rispetto al neglect materno.

 

Neglect fisico ed emotivo

Ad un livello elementare, la negligenza o trascuratezza infantile è definita come l’incapacità di rispondere ai bisogni del bambino, sia essa fisica o emotiva.

Nella trascuratezza fisica è incluso il fallimento nel fornire un’adeguata nutrizione, igiene, cure mediche e modelli educativi.

Nella trascuratezza o abbandono emotivo (o psicologico) si assiste ad una mancanza di calore emotivo, affetto fisico e nutrimento, ignorando i bisogni di cui necessita il bambino.

Molte esperienze infantile di trascuratezza appaiono come una combinazione tra l’abbandono fisico ed emotivo, che spesso si manifesta in famiglie caotiche, in crisi o multi-problematiche, in cui le risposte materne appaiono imprevedibili.

I genitori possono quindi essere demotivati e non responsivi, e incapaci di percepire e rispondere ai bisogni dei loro bambini.

Tuttavia, molti bambini possono esperire abbandono fisico come l’isolamento in assenza di una trascuratezza emotiva, soprattutto in casi di estrema povertà o svantaggio socioeconomico.

I genitori che sono coinvolti emotivamente con i loro figli, possono non essere in grado di soddisfare le esigenze “cognitive” di organizzazione e coordinamento delle cure necessarie, come ad esempio il fornire dei pasti regolari, cure mediche o promuovere modelli educativi.

Il ritiro e l’abbandono emotivo in assenza di quello fisico è più difficile da definire e identificare; ad esempio, famiglie particolarmente vantaggiate economicamente possono soddisfare qualunque esigenza fisica del figlio, trascurando però quelle emotive e affettive.

Genitori “iper-vigilanti” possono concentrarsi esclusivamente sulle prestazioni e i compiti dei loro figli, senza considerare i loro bisogni emotivi.

Questo tipo di trascuratezza è molto più difficile da rintracciare da parte delle autorità che proteggono i minori, ma può portare a conseguenza a lungo termine molto più gravi rispetto allo sviluppo sociale ed emotivo del bambino.

Uno studio longitudinale su diadi madre-bambino ha esaminato gli effetti dei differenti tipi di trascuratezza sullo sviluppo cognitivo e comportamentale.

A tre anni di età, il ritiro emotivo è apparso come l’unico tipo associato con problemi comportamentali sia internalizzanti che esternalizzanti, indipendentemente dallo stato socioeconomico o dalla presenza di depressione materna.

Mentre molti clinici e ricercatori hanno definito la trascuratezza infantile in termini di fallimento delle risposte materne ai bisogni del bambino, altri hanno concettualizzato il problema in termini di elaborazione dell’informazione sensoriale cerebrale del caregiver, associandolo alle differenze nelle strategie di attaccamento adulte.

È stato quindi ipotizzato che il ritiro emotivo è il risultato di deficit nella capacità materna di elaborare informazioni affettive, con un focalizzazione mirata ai processi cognitivi.

La trascuratezza fisica può essere invece il risultato finale di deficit nell’elaborazione delle informazioni cognitive.

Pertanto, per comprendere meglio il ritiro fisico ed emotivo verranno prese in considerazione sia le differenze nei processi di attaccamento madre-bambino e sia come il cervello delle madri elabora le informazioni cognitive e sensoriali affettive.

 

Abbandono materno: un disturbo dell’attaccamento madre-bambino?

Dopo aver studiato le associazioni tra la trascuratezza materna e la delinquenza giovanile, John Bowlby formulò per primo la sua teoria sull’attaccamento, postulando l’esistenza di un bisogno umano universale a formare relazioni affettive chiuse, primariamente tra madre e infante.

Egli ha argomentato, attraverso una prospettiva evolutiva, che l’attaccamento fosse un sistema biologico innato che promuove la ricerca di prossimità tra un’infante e una specifica figura di attaccamento, al fine di aumentare la probabilità di sopravvivenza.

Come risultato di questo istinto biologico, egli ha ipotizzato che tutti i neonati sviluppano l’attaccamento al proprio caregiver, anche se la cura è negligente, e di conseguenza manifestano differenti pattern di attaccamento “sicuro”.

Bambini che hanno genitori disponibili, responsivi e sensibili ai loro bisogni fisici ed emotivi, tendono a manifestare pattern di “attaccamento sicuro”.

Al contrario, se le cure fornite sono caotiche, rifiutanti, imprevedibili, i bambini sviluppano strategie auto-protettive manifestando una varietà di attaccamento “insicuro”.

Ovviamente, misurare e definire l’attaccamento nell’uomo è compito arduo e complesso e per poter far questo, diversi strumenti di ricerca sono stati sviluppati a partire dalla classificazione sistematica delle strategie di attaccamento, osservate dall’infanzia all’età adulta.

La Strange Situation Procedure (SSP) e l’Adult Attachment Interview (AAI), sono due degli strumenti più usati e validati scientificamente, che valutano i diversi pattern di attaccamento.

Nell’Adult Attachment Interview, l’intervista trascritta è analizzata seguendo specifici parametri, che sono quelli utilizzati per categorizzare l’attaccamento adulto in tre gruppi: sicuro, insicuro-evitante, insicuro-ambivalente.

Negli ultimi 25 anni, più di 200 studi hanno riportato più di 10.000 interviste ricavate con l’AAI.

Come enunciato precedentemente, un modello di attaccamento propone che le differenze nelle strategie di attaccamento possono rappresentare le differenze nel modo in cui il cervello elabora le informazioni sensoriali.

Sulla base delle migliaia di discorsi analizzati dall’AAI, gli adulti insicuri-distanzianti tendono a minimizzare le informazioni affettive, evitare i loro sentimenti, intenzioni e prospettive, imparando a soffermarsi sulle regole e le sequenze temporali come elementi fondamentali che possono fornire una ricompensa.

Alcuni studi hanno inoltre mostrato che madri evitanti erano meno responsabili e calorose, suggerendo che tali pattern di attaccamento fossero associati con la trascuratezza emotiva.

Gli adulti insicuri-ambivalenti, al contrario, organizzano il loro comportamento in base all’informazione affettiva, come la paura, la rabbia o il desiderio di confort. Essi tendono a essere preoccupati dei propri sentimenti e prospettive e tendono a distorcere o omettere l’informazione cognitiva.

Adulti con pattern di attaccamento sicuro sono invece in grado di integrare in maniera ordinata le informazioni riguardanti causa ed effetto, così come l’informazione affettiva, riescono a stabilire e formare rapporti stretti, così come prendere decisioni e prevedere ricompense future.

Da diversi studi longitudinali trasversali e prospettivi, l’attaccamento adulto ha dimostrato di prevedere in maniera attendibile i modelli di comportamento materno, e attraverso questo, lo sviluppo emotivo, sociale e di attaccamento del bambino.

Si ipotizza che la trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento potrebbe mediare le differenze materne nelle risposte neuroendocrine agli stimoli infantili, che si traducono in differenze comportamentali delle cure materne.

Questo, insieme alla variazione genetica individuale, può aiutare a modellare lo sviluppo neuroendocrino del bambino e i successivi modelli comportamentali.

 

Meccanismi biologici collegati alle cure materne e al neglect

L’abbandono materno rappresenta una rottura fondamentale nell’ instaurarsi delle prime relazioni umane, compromettendo molteplici meccanismi biologici destinati a garantire lo sviluppo ottimale della prole.

Bowlby fu il primo a sottolineare che l’attaccamento tra madre e bambino è regolato da meccanismi biologici che possono, tuttavia, essere adattati o modificati dall’esperienza.

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Rispetto a tale osservazione, numerosi studi hanno confermato che il comportamento sociale e parentale dipende da meccanismi biologici programmati geneticamente - come il sistema neuroendocrino dopaminergico e ossitocinergico - ma, allo stesso tempo, questo risulta influenzato da fattori ambientali, come lo stress durante la gravidanza, esperienze e relazioni vissute durante tutto l’arco di vita.

Secondo una prospettiva epigenetica, si inizia a pensare che l’ambiente di cura in cui è inserito il bambino può influenzare lo sviluppo dei sistemi biologici e dei fenotipi comportamentali, attraverso delle modifiche stabili nella regolazione dell’espressione genetica.

Per esempio, studi condotti su modelli animali come i topi, hanno evidenziato che livelli inferiori di comportamenti di cura come la toelettatura o il fornire calore ai cuccioli, determina un incremento della metilazione del DNA, ossia una modificazione epigenetica, che in questo caso riguarda il recettore-α estrogenico, che a sua volta inibisce lo sviluppo del sistema ossitocinergico.

In aggiunta a questo, lo stress durante la gravidanza può ridurre il legame tra il recettore dell’ossitocina e l’area cerebrale che influenza il comportamento materno, con un associato incremento di ansia e decremento dei comportamenti di cura.

Un arricchimento ambientale nei successivi anni di vita può compensare, ma non invertire nella prole, alcuni di questi effetti legati allo stress.

Nelle ricerche sull’uomo si è anche dimostrato che una storia di attaccamento nella madre caratterizzata da un particolare stress psico-sociale, può influenzare lo sviluppo di un attaccamento sicuro nel bambino, come valutato attraverso la Strange Situation.

 

Sistema dopaminergico ed ossitocinergico

Il sistema dopaminergico ed ossitocinergico sono i due sistemi neuroendocrini maggiormente coinvolti nell’ influenzare il comportamento associato alle cure materne.

Il sistema ossitocinergico è importante per la formazione della memoria sociale e spaziale, comportamenti di affiliazione e regolazione delle emozioni.

Il sistema dopaminergico è invece coinvolto nel rinforzare l’apprendimento stimolo-risposta e il processo decisionale di predizioni future di ricompensa.

Più nel dettaglio, l’ossitocina è un ormone neuropeptidico sintetizzato nel nucleo paraventricolare e sopraottico dell’ipotalamo che proietta alla ghiandola posteriore pituitaria, per essere poi rilasciato nel flusso sanguigno.

Le azioni periferiche dell’ossitocina sono anche fondamentali per la contrazione uterina al momento del parto e per l’espulsione del latte durante l’allattamento.

Inoltre, i neuroni ossitocinergici proiettano a quelle regioni cerebrali centrali che sono coinvolte nella manifestazione di comportamenti sociali e materni, come l’area preottica mediale, il letto del nucleo della stria terminale, lo striato ventrale e l’area tegmentale ventrale.

In parecchie specie di mammiferi, l’ossitocina facilita sia la vicinanza fisica che atteggiamenti di cura e protezione tra madre e bambino.

Ad esempio, nei topi che esibiscono un comportamento di avversione verso i propri cuccioli, un’iniezione intraventricolare di ossitocina stimola una vasta gamma di comportamenti materni, tra cui il raggruppamento dei cuccioli, il recupero di cuccioli, costruzioni del nido e così via.

L’infusione di un antagonista ossitocinergico nell’area tegmentale ventrale blocca molti di questi comportamenti nei topi, tanto che alla nascita assumono atteggiamenti di rifiuto, aggressivi e di abbandono verso i propri cuccioli.

Nell’amigdala, l’ossitocina produce un effetto ansiolitico e può determinare l’insorgenza di diversi deficit a carico della memoria spaziale.

Inoltre, l’ossitocina è importante per lo sviluppo della memoria spaziale a lungo termine attraverso l’ippocampo, il quale supporta e determina comportamenti di cura e protezione materna.

Mentre l’ossitocina svolge un ruolo nello stimolare l’insorgenza e il mantenimento dei comportamenti materni, il comportamento materno può anche programmare lo sviluppo del sistema ossitocinergico nella prole femminile, determinando così la qualità del comportamento materno durante l’età adulta.

Nei roditori, una variazione naturale nel comportamento di cura è associato all’espressione, nel cucciolo, del recettore ossitocinergico nell’ipotalamo, che andrà così a influenzare il comportamento materno per le generazioni successive.

Sia nei primati umani che non umani, le cure materne precoci sono garantite da un corretto sviluppo del sistema ossitocinergico.

Nelle scimmie Rhesus, ossia un macaco primate della famiglia dei Cercopitecidi, uno scarso comportamento materno è risultato associato con una riduzione dei livelli di ossitocina nel liquido cerebrospinale durante i primi 3 anni di vita.

Allo stesso modo, donne che hanno riportato una storia di ritiro emotivo del genitore durante l’infanzia, mostrava una significativa riduzione dei livelli di ossitocina nel liquido cerebrospinale; lo stesso risultato si presentava anche per le altre forme di maltrattamento ad eccezione di quello fisico.

Le concentrazioni di liquido cerebrospinale erano inversamente correlate con i punteggi della trascuratezza emotiva nel Childhood Trauma Questionnaire.

La dopamina, invece, è una neurotrasmettitore associato al comportamento di motivazione sia nella madre che nella prole.

La produzione di dopamina nel nucleo accumbens dello striato ventrale consente la stimolazione e messa in atto di atteggiamenti di cura responsivi nei topi.

Mediante somministrazione farmacologica di un bloccante del recettore dopaminergico D1 nel nucleo accumbens, si assiste ad un’interruzione del comportamento di cura verso i cuccioli; mentre, una distruzione selettiva farmacologica delle monoamine nell’area tegmentale ventrale blocca il comportamento materno.

I neuroni dopaminergici sono fondamentali nel facilitare l’apprendimento stimolo-ricompensa nel cervello.

Questi segnali originano generalmente nell’area tegmentale ventrale e nella substantia nigra del mesencefalo e proiettano sinapsi ad una varietà di regioni cerebrali incluso lo striato ventrale, lo striato dorsale, corteccia cingolata anteriore e prefrontale.

Negli esseri umani, gli stimoli annessi ad una ricompensa attivano il sistema meso-cortico-limbico, mentre quelli annessi ad errori di previsioni provocano l’attivazione della regione nigrostriatale.

Lo striato è quindi un’importante “stazione di rilascio” tra il sistema limbico e quello motorio, che consente di integrare informazioni affettive dalle regioni limbiche con informazioni cognitive dalla corteccia prefrontale, determinando così risposte motorie/comportamentali.

Vi è un’evidenza scientifica che suggerisce che lo sviluppo dei circuiti dopaminergici sia influenzato dalle stimolazioni ricevute durante l’infanzia.

Ad esempio, una prolungata separazione materna o isolamento determina nei ratti una riduzione del trasportatore di dopamina nello striato ventrale.

Attraverso l’utilizzo della Tomografia ad emissione di positroni (PET) negli umani, si è evidenziato che una storia di scarse cure materne infantili era associata con elevati livelli di dopamina nello striato ventrale in risposta allo stress.

Pertanto, le cure materne precoci sono fondamentali per la programmazione dei sistemi neuroendocrini dopaminergici e ossitocinergici del bambino, che a loro volta influenzeranno il comportamento materno adulto.

Una distruzione o interruzione in questi sistemi può predisporre ad atteggiamenti di abbandono o maltrattamento materno.

 

La connessione tra dopamina e ossitocina

Attraverso studi su animali si è appreso che i circuiti ossitocinergici sono direttamente collegati con le vie dopaminergiche meso-cortico-limbiche, in cui i neuroni ossitocinergici proiettano sinapsi dal nucleo paraventricolare ipotalamico e l’area preottica mediale che a sua volta proietta sia all’area tegmentale ventrale che allo striato ventrale.

La forza di queste connessioni è associata ai livelli comportamentali delle cure materne. Una connessione ossitocinergica diretta tra l’ipotalamo e lo striato ventrale è stata inoltre confermata, e la densità del recettore dell’ossitocina nello striato ventrale è positivamente associato con i comportamenti materni.

Durante la gravidanza e l’allattamento, l’espressione genica dell’ossitocina aumenta in quelle aree cerebrali associate alle cure materne, incluso il sistema dopaminergico della substantia nigra.

Gli studi sulle dipendenze hanno inoltre aiutato a tracciare i collegamenti tra l’ossitocina e il sistema dopaminergico dell’area meso-cortico-limbica.

La somministrazione cronica di sostanze d’abuso, quale la cocaina, riduce i livelli di ossitocina nell’ipotalamo, mentre una somministrazione acuta diminuisce i livelli di ossitocina nello striato ventrale.

Allo stesso modo, l’ossitocina può favorire la dipendenza e l’astinenza dalla sostanza per via dei collegamenti con l’area meso-cortico-limbica.

Questi risultati possono quindi essere significativi in virtù della forte associazione tra la dipendenza e l’abbandono o maltrattamento materno.

Attaccamento e cervello

La risonanza magnetica funzionale (fMRI) è una tecnica di imaging cerebrale non invasiva che ha permesso di esplorare le risposte del cervello materno negli essere umani.

Negli ultimi dieci anni, diversi studi di fMRI hanno esplorato le risposte cerebrali materne rispetto a stimoli infantili, tra cui espressioni facciali del bambino, grida e così via.

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Lorberbaum et al., sono stati i primi ad esplorare tali risposte ricorrendo ad uno stimolo standard come il pianto infantile; è stata evidenziata l’attivazione di molte aree cerebrali che erano già state identificate nel comportamento materno dei roditori, compresa la regione ipotalamica, la substantia nigra, lo striato e la corteccia prefrontale mediale.

Uno studio più recente ha evidenziato che le madri che hanno effettuato un parto naturale presentano una maggiore attivazione dell’ipotalamo e dello striato in risposta al sentir piangere il loro bambino, rispetto a quelle che si sono sottoposte a parto cesareo.

Questo suggerisce che il parto naturale, che si traduce in un aumento dell’ossitocina, aumenta il legame madre – bambino, in virtù di una maggiore attivazione di ossitocina e dei percorsi che successivamente la dopamina attiva nel cervello.

Oltre al pianto infantile, altri studi sono ricorsi ad altri stimoli come quelli visivi. In un primo studio, il campione era composto da 28 madri al primo parto naturale alle quali sono state mostrate 60 immagini raffiguranti ipotetici volti nuovi del proprio bambino, con espressioni diverse tra cui felicità, tristezza e neutre, e inoltre abbinate a immagini di volti di bambini sconosciuti.

Quando le madri vedevano il viso del proprio bambino, si attivavano le aree cerebrali delle vie dopaminergiche, tra sui l’area tegmentale centrale, striato ventrale, corteccia prefrontale mediale, substantia nigra, striato dorsale e corteccia prefrontale dorsolaterale.

Tutto questo non avveniva in corrispondenza della presentazione di immagini ritraenti il bambino sconosciuto.

Un altro studio ha anche dimostrato che l’attivazione dello striato ventrale è legato ai tratti e caratteristiche del volto infantile.

Durante un compito in cui le madri visualizzavano fotografie familiari e non familiari di bambini con età inferiore ai sei anni, Bartels et al., hanno riportato una maggiore attivazione della via nigrostriatale, comprese la substantia nigra, lo striato dorsale e la corteccia prefrontale laterale.

L’obiettivo successivo era quello di verificare le differenze individuali e di gruppo nelle risposte neuroendocrine materne, al fine di comprendere meglio le differenze che possono verificarsi nel maltrattamento o abbandono materno.

Si è quindi ipotizzato che le vie dopaminergiche dell’area nigrostriatale e meso-cortico-limbica si andassero a differenziare e ad attivarsi a seconda della tipologia di stile di attaccamento materno, classificato mediante l’Adult Attachment Interview (AAI).

Gli autori hanno inoltre cercato di indagare le differenze nelle risposte periferiche dell’ ossitocina durante le interazioni madre-bambino.

Sono state confrontate 15 madri con attaccamento sicuro e 15 madri con attaccamento insicuro evitante, al fine di valutare le differenze gruppali.

Le madri non differivano rispetto a variabili quale status socio-economico, rischio di psicopatologia, quoziente intellettivo, razza.

Tuttavia, rispetto alle madri con attaccamento sicuro, quelle insicure-evitanti hanno mostrato una minore e significativa attivazione dello striato ventrale e mediale, così come della corteccia prefrontale bilaterale, durante la visualizzazione di espressioni felici dei loro bambino.

Le madri con attaccamento sicuro presentavano un’attivazione dello striato ventrale anche durante immagini che ritraevano il pianto del proprio bambino, mentre quelle con attaccamento insicuro-evitante hanno mostrato una maggiore attivazione dell’insula e della corteccia prefrontale dorsolaterale.

Pertanto, rispetto alle madri sicure, quelle insicure-evitanti hanno mostrato una ridotta attivazione dell’area meso-cortico-limbica in cui la dopamina svolge un ruolo fondamentale, ma una maggiore attivazione della via nigrostriatale.

Le madri con attaccamento insicuro-evitante, rispetto a quelle sicure, hanno inoltre mostrato una riduzione della produzione di ossitocina durante le interazioni con il proprio bambino.

Questo suggerisce che le madri con attaccamento insicuro-evitante possono presentare alterazioni nei meccanismi di produzione centrale e periferica dell’ossitocina.

Questi risultati, anche se di tipo correlazionali, suggeriscono anche che, nelle madri con attaccamento sicuro, l’ossitocina può determinare l’attivazione delle vie meso-cortico-limbiche in risposta a stimoli sociali, proprio come era stato osservato nei roditori.

L’ aumento endogeno di ossitocina è anche associato con una maggiore attivazione dello striato quando le madri sentono il pianto del proprio bambino.

Per quanto riguarda l’allattamento, in un grande studio longitudinale su oltre 7000 diadi madre-bambino, si è osservato che la durata dell’allattamento al seno era inversamente associato con il rischio di episodi di trascuratezza fisica ed emotiva.

In conclusione, l’adattamento dei sistemi dopaminergici e ossitocinergici - sia per mezzo di esperienze infantili stressanti, o per lo stress legato alla gravidanza o all’esperienza di allattamento - possono determinare una variazione nell’infanzia e attaccamento adulto, così come risposte cerebrali ed endocrine differenti.

La comprensione di questo ciclo negli esseri umani potrebbe favorire una migliore definizione prevenzione del maltrattamento infantile.

Si rendono inoltre necessari altri studi per esplorare il ruolo dell’ossitocina nel promuovere l’attaccamento sicuro tra madre e bambino.

In virtù del fatto che il maltrattamento infantile è un grande problema di salute pubblica con gravi conseguenze a lungo termine per lo sviluppo del bambino e dei comportamenti sociali, la ricerca deve quindi indagare maggiormente al fine di strutturare interventi comportamentali e psicosociali per quelle popolazioni cliniche a rischio.

 

Articolo tratto dalla rivista “JNeuroendocrinol”

 

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Traduzione e Adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro

 


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Tags: dopamina ossitocina neurobiologia stile di attaccamento neglect materno abbandono fisico abbandono emotivo area cortico-meso-limbica area nigrostriatale

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