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La salute sessuale in donne affette da carcinoma mammario

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Il Tabù della sessualità e l’importanza dell’èquipe multidisciplinare in oncologia

Tumore al seno 226x300Il carcinoma mammario o cancro al seno è il tumore maligno più comune che colpisce le donne negli Stati Uniti; scontrarsi con una malattia di questo tipo determina molteplici sfide fisiche e psicologiche e tra i cambiamenti maggiormente avvertiti vi sono anche quelli associati alla funzione sessuale.

Come sottolineato poc’anzi, negli Stati Uniti il cancro al seno è il più comune cancro nelle donne, indipendentemente dalla razza o etnia. Fra i temi affrontati da queste donne vi sono le problematiche riscontrate nella propria sessualità in quanto, a partire dal momento della diagnosi, procedendo poi con i diversi trattamenti, sopraggiungono le prime disfunzioni sessuali.

A tal proposito, in uno studio condotto su 83 pazienti sopravvissute al cancro al seno, intervistate mediante l’FSFI (Female Sexual Function Index- Indice di Funzionamento Sessuale Femminile), il 77% di queste presentava una disfunzione sessuale.

In un altro studio, di Ganz et al., più di 760 donne che aveva partecipato a una precedente indagine, riportavano una normalizzazione del funzionamento fisico ed emotivo dopo l’evento-malattia, ma la sfera sessuale risultava compromessa con una riduzione dell’attività sessuale con i loro partner, persistente secchezza vaginale e incontinenza urinaria.

A sostegno di tali studi, nel sondaggio organizzato dal Live Strong Survey del 2010, che comprendeva oltre 3.000 persone, il funzionamento sessuale e la soddisfazione sessuale sono stati classificati come la terza preoccupazione più frequente. Nonostante questi risultati, meno della metà delle partecipanti aveva ricevuto cure e attenzioni adeguate da parte dello staff medico.

Ma ancora più importante è stato che i problemi sessuali hanno determinato un significativo stress emotivo, tra cui tristezza e depressione, preoccupazioni circa il proprio aspetto fisico e un impatto negativo sulle proprie relazioni interpersonali.

Il presente articolo si pone pertanto l’obiettivo di indagare la sessualità e tutti quei problemi di intimità dopo il trattamento per il cancro al seno, indagando sia gli aspetti fisici ed emotivi sperimentati dalle donne sopravvissute, e sia le barriere per un efficace trattamento volto a migliorare il benessere complessivo della persona, incluso quello inerente alla sfera sessuale.

Per comprendere la sessualità femminile è bene sin da subito precisare che questa non si riduce agli aspetti dell’eccitazione e dell’orgasmo, ma è permeata da molteplici domini quali il desiderio, l’eccitazione, la lubrificazione, l’orgasmo, la soddisfazione, l’immagine corporea, la salute psicologica e la sensualità.

Questa premessa fa sì che la salute sessuale sia inquadrata come un concetto multidimensionale, in cui convogliano al suo interno tutti gli aspetti sopracitati. Ogni aspetto dell’esperienza del cancro può compromettere queste componenti della salute sessuale femminile che automaticamente determinano l’insorgenza di una disfunzione sessuale.

A proposito del trattamento del carcinoma mammario, è bene precisare che questo spesso richiede un intervento chirurgico al seno che può causare problemi fisici, emotivi e mentali a lungo termine. In un recente studio prospettico di donne con cancro al seno in una fase precoce, la funzione sessuale post-intervento era notevolmente peggiorata rispetto a quella pre-intervento.

In particolare, l’intervento chirurgico, ha determinato problemi legati all’eccitazione, mentre un’alterazione del desiderio, eccitazione e difficoltà orgasmiche sono state segnalate da coloro che hanno subito un intervento di mastectomia.

La radioterapia è un elemento essenziale del trattamento sia per le donne che si sottopongono a chirurgia conservativa del seno e sia per quelle donne che devono invece ricorrere alla mastectomia per un peggiore indice di gravità della neoplasia; tale procedura può determinare diverse problematiche come dolore persistente al seno, fastidio, perdita di flessibilità del braccio e della spalla, comparsa del linfedema e ognuno di essi è associato ad una riduzione della funzione sessuale.

Un ulteriore step del trattamento del carcinoma mammario è quello della chemioterapia; in questo caso la funzionalità sessuale risulta essere particolarmente inficiata, in quanto il sottoporsi a chemioterapia adiuvante, include il rischio di una insufficienza ovarica e insorgenza di una menopausa precoce iatrogena, ossia indotta direttamente dalla chemioterapia, che determina pertanto la comparsa di disfunzioni sessuali.

Inoltre, agenti chimici come antracicline e taxani possono influenzare negativamente la funzione fisica globale, riducendo l’interesse sessuale, l’eccitazione e il desiderio. Da un punto di vista fisico la tossicità dei chemioterapici determina anche altre tipologie di disturbi quali affaticamento, alopecia, disturbi gastrointestinali e mielosoppressione, ossia una riduzione della produzione delle cellule del sangue da parte del midollo osseo.

In uno studio trasversale comprendente 534 donne, di cui il 69% aveva effettuato chemioterapia, quest'ultima risultava associata a depressione e disfunzioni sessuali. Tali risultati sono stati riportati in forma acuta sia dopo il 1° anno dalla fine del trattamento, ma anche a distanza di 3 anni dalla fine del trattamento. Nonostante la prevalenza di un’alta disfunzionalità sessuale nelle donne trattate per il cancro al seno, le stime indicano che meno della metà cercherà e/o riceverà una valutazione medica.

Questo aspetto può essere connesso sia ad una resistenza da parte delle donne a parlare con l’oncologo di un aspetto così personale e intimo, e sia ad una mancanza da parte del medico di una conoscenza specifica sulla funzionalità sessuale e un’apertura comunicativa tale da intraprendere una discussione rispetto alle problematiche riscontrate dalle proprie pazienti.

In un recente studio, Halley et al. hanno suggerito l’esistenza di almeno tre barriere rispetto alla discussione e trattamento della funzione sessuale dopo il cancro al seno.

In primo luogo, le preoccupazioni delle pazienti rispetto alla propria sessualità venivano limitate al dominio fisico dai rispettivi medici curanti, anziché riconoscerlo come una problematica più complessa. In secondo luogo, le pazienti spesso non sapevano a chi rivolgersi per discutere di questi problemi. Terzo, l’accesso ai servizi appositi durante il trattamento non era spesso disponibile. Come risultato, la disfunzione sessuale è spesso una richiesta al medico che resta però insoddisfatta.

In virtù di quanto appena descritto, l’approccio alla salute sessuale nei sopravvissuti di cancro al seno dovrebbe iniziare con un’anamnesi ben dettagliata che comprenda la storia completa del paziente, inclusa quella medica e farmacologica.

Questo è un aspetto importante poiché la disfunzione sessuale potrebbe anche essere la conseguenza di una malattia organica (ad esempio, diabete mellito) o un risultato iatrogeno del farmaco (ad esempio, la chemioterapia). Discutere di sessualità richiede pertanto una rapporto medico-paziente basato su tre pilastri: un’apertura alla comunicazione, comprensione medica e istruzione.

Un’ulteriore soluzione sarebbe quella di migliorare la formazione per gli operatori sanitari in generale; un modello pratico potrebbe concentrarsi sulla formazione da parte di uno psicologo o sessuologo di uno o più membri del team come ad esempio gli infermieri, assistenti del medico, assistenti sociali, in modo da fornire quegli strumenti che consentano di valutare le preoccupazioni dei pazienti e fornire così risorse educative e una breve consulenza sessuale.

Idealmente nei grandi centri oncologici dovrebbero essere presenti dei servizi appositi per la consulenza sessuale, così come la presenza di specialisti inerenti a tale settore, come il sessuologo o lo psicosessuologo, in quanto la sola presenza di medici quali urologo e ginecologo forniscono suggerimenti e trattamenti esclusivamente farmacologici. In tal modo, una volta creata un’èquipe multidisiplinare, la riabilitazione sessuale potrebbe diventare parte integrante della cura del paziente oncologico.

È bene anche sottolineare che i pazienti al momento della diagnosi, dovrebbero essere informati rispetto alle potenziali ripercussioni del trattamento; un approccio interessante potrebbe essere quello di utilizzare supporti elettronici per fornire istruzioni in maniera interattiva, effettuando una consulenza su misura del paziente, integrandolo poi con un successivo incontro dal vivo.

Quando ad esempio i pazienti vengono trattati in un centro lontano da casa, i gruppi di supporto on line in tempo reale o il fornire sedute di consulenza tramite videochat potrebbero rivelarsi utili; i pazienti con relazioni di conflitto cronico o con storie sessuali complicate potrebbero aver bisogno di riferirsi ad un professionista della salute mentale con esperienza nel trattamento della disfunzione sessuale.

La ricerca sugli interventi per migliorare la funzione sessuale e la soddisfazione in pazienti affette e sopravvissute al cancro al seno suggerisce che un approccio multidisciplinare, che unisce medici, psicologi e sessuologi, sia la strategia più efficace.

Anche se in questo caso le disfunzioni sessuali sono connesse al trattamento del cancro, riprendere una soddisfacente vita sessuale richiede anche il ripristinarsi di una buona comunicazione tra i partner, adottando una nuova visione del piacere sessuale e un’intimità che non si riduca alla penetrazione, ma che includa una varietà di attività. Fornire informazioni e sostenere il singolo individuo o la coppia a seguito del trattamento, potrebbe evitare il consolidamento delle problematiche sessuali.

L’area che pertanto risulta ancora trascurata è quella inerente alla progettazione e valutazione di interventi efficaci volti a prevenire o trattare la disfunzione sessuale legata al cancro. In particolare, gli specialisti della saluta mentale dovrebbero collaborare con i medici per creare un trattamento e un programma che aiuti a gestire meglio le problematiche sessuali che possono oltretutto interferire con un’adeguata compliance alle cure con il cancro, così come migliorare la qualità di vita a lungo termine.

Dopo queste iniziali valutazioni gli interventi dovrebbero essere diffusi e attuati in modo che non raggiungano solo i più benestanti, ma anche pazienti che raramente hanno un’adeguata conoscenza e informazioni circa i problemi sessuali correlati al cancro, così come i servizi per discutere di tali problematiche.

L’ European Organization for Research and Treatment of Cancer (EORTC Survivorship) ha suggerito le seguenti aree ad alta priorità per la ricerca e i futuri servizi clinici:

- creare e valutare programmi di istruzione in termini di costo ed efficacia, così come un trattamento multidisciplinare che includa il sostegno psicologico e sessuologico riscontrato dai pazienti affetti da neoplasia.

- trovare il modo per prevenire la disfunzione sessuale legata al cancro o almeno fornire un intervento precoce per minimizzare i problemi;

- sostenere l’EORTC nel creare uno strumento che fornirà una valutazione globale dei problemi sessuali dei sopravvissuti al cancro, tra cui aspetti fisiologici, psicologici e sociali della sessualità.

In questo modo, anche in situazioni di malattie gravi e potenzialmente fatali come il cancro, la sessualità può essere vista come una dimensione essenziale per la salute di qualunque essere umano così come delle proprie relazioni.

 

 

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(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)

 


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Tags: disfunzioni sessuali femminili psicologo sessuologo chemioterapia radioterapia carcinoma mammario tabù della sessualità interventi chirurgici èquipe multidisciplinare

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