Il contrasto tra Freud e Jung (Jung, 1929-1950)
[…] Vorrei innanzitutto rinunciare completamente ai fini del nostro uso psicologico, all’idea che noi uomini d’oggi si sia in grado di dire qualcosa di “vero” o di “giusto” sulla natura della psiche. Il meglio che possiamo dare è una espressione veritiera. “Espressione veritiera” vuol dire testimonianza e descrizione esauriente di ciò che è stato trovato soggettivamente […] espressione veritiera è forma di quanto è osservato.[…] La nostra psicologia è la testimonianza di alcuni singoli individui più o meno felicemente formulata; e poiché essi sono più o meno tipici, la loro testimonianza può anche venir accolta come descrizione sufficientemente valida di moltissimi.[…] Ciò che Freud ha da dire sul ruolo della sessualità, del piacere infantile e del suo conflitto con il “principio di realtà”, sull’incesto e simili, è in primo luogo la più autentica espressione della sua psicologia personale. E’ un’espressione felicemente formulata di quanto da lui soggettivamente osservato. Io non sono un avversario di Freud, anche se la sua miopia e quella dei suoi discepoli mi vuole etichettare in tal senso. Nessuno psicologo dotato di esperienza può negare di aver visto almeno dozzine di casi la cui psicologia concorda in tutti gli aspetti essenziali con quella di Freud. Perciò Freud ha contribuito, proprio con la sua testimonianza più soggettiva, a portare alla luce una grande verità umana. All’adempimento di questo compito Freud, egli stesso esempio classico della sua psicologia, ha dedicato la sua vita e la sua opera. Il nostro modo di vedere è condizionato dal nostro essere. E dal momento che gli altri hanno una diversa psicologia, vedono anche le cose diversamente ed esprimono cose diverse. […] Io miro invece a capire l’uomo in quanto sano, e a liberare anche il malato proprio da quella psicologia che Freud descrive in ogni pagina delle sue opere […] (pp. 358-359)
Jung C.G. (1929-1950), Il contrasto tra Freud e Jung, tr. It. In Opere, Boringhieri, Torino, 1973, vol. 4.
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