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Contemporaneamente - Luci ed ombre del Millennio

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L'incarnazione di Pinocchio

Un articolo sul più famoso burattino del mondo, scritto a 4 mani da Valeria Bianchi Mian e Valentina Marra.

L'incarnazione di PinocchioPinocchio esce dal Vaso

di Valeria Bianchi Mian

Ci sono storie che disegnano una simbologia sempreverde, immagini archetipiche che mutano abito nelle traduzioni articolate di disegnatori e cineasti, teatranti, filosofi ermetici.

Ci sono narrazioni che vivono più vite, proprio come i gatti, e parlano ai bambini e adulti con voci diverse ma conservano e curano il fil rouge del discorso.

Così come è accaduto alle 22 Lame dei Tarocchi, figure che percorrono lo spazio dei secoli cucendo le tappe dell’esperienza collettiva, ci sono racconti impastati e intrecciati con il mito, fiabe mescolate nei secoli dei secoli con la sopraffina Aqua Permanens, anche se sono state covate dentro un Athanor popolare.

Pinocchio è certamente uno di questi preziosi contenitori simbolici che risuonano di figure a tutti noi note: l’oro che questa storia ci regala è gemma filosofale potentissima. Il Bagatto, Arcano Maggiore numero uno, lo ritroviamo nelle mani operose del papà Geppetto. Sveliamo l’Appeso, la dodicesima carta, quando il burattino, ingannato da quei balordi del Gatto e della Volpe, finisce a penzoloni da una corda per poche monete.

La vita del burattino di legno riguarda ognuno di noi. Ha a che fare con le avventure della coscienza umana.

Riconosciamo il nostro Pinocchio quando siamo impegnati nel percorso di iniziazione al senso della vita, lo scopriamo nell’individuazione.

Eccolo, fa capolino nel passaggio dallo stato di ingenuità alla consapevolezza attraverso l'esperienza - in Vita - della Morte e della Rinascita, grazie alla trasformazione che ci coinvolge perché noi per primi siamo immersi nel processo. Ne “I Tarocchi di Pinocchio”, dipinti da Da Valcauda, tutte le fasi del procedimento si rivelano, inequivocabilmente. Nigredo, Cauda Pavonis, Rubedo. C’è tutta la danza ermetica dell’essere e del diventare se stessi.

Da Enrico Mazzanti (1889) in poi, ogni disegnatore di Pinocchio ha dato sfumature e linee diverse al proprio protagonista, ha creato prospettive e scorci a illustrare la trama dei fatti, intorno e dentro al senso, nell’esperienza di vita e ricerca del significato profondo della stessa.

Decennio dopo decennio, assistiamo al fiorire di versioni diverse del bambino Pinocchio, e sono tutte storie che fuoriescono dalla stessa matrice per raccontare nuovi burattini cinematografici e letterari, teatrali, a fumetti; sono favole che cantano eroi mercuriali, elementi di legno grezzo che diventano bambini in carne e ossa.

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Tra le versioni cinematografiche, la mia preferita resta quella di Luigi Comencini (1972), con l’indimenticabile Nino Manfredi nei panni di un padre al limite della disperazione nel proprio votarsi al benessere del figlio.

Tanti anni fa mi è capitato tra le mani un libro affascinante: "Pinocchio e i simboli della Grande Opera" (1984), un saggio di N. Coco e A. Zambrano. I due studiosi vanno a scovare i risvolti ermetici del testo, esplorando tra le righe del libro e riconoscendo nel Ludus Puerorum collodiano un contenitore di segreti antichi che ruotano intorno al filius dei filosofi.

In “Uscite dal mondo” (Adelphi Edizioni, 1992), Elémire Zolla descrive il nostro come “raccontino quasi quasi in vernacolo, con ammicchi e capitomboli da circo, pervaso di popolaresca bonarietà”. Nei ‘giochi di fanciullo’ non perdono tempo i più grandi, ma rischiano di veder scomparire il tesoro contenuto nelle cose leggere, negli scherzi ‘da intrattenimento’, superficiali solo in apparenza.

Per Zolla, le figure archetipiche più importanti sono contenute tra le righe di Pinocchio: il burattino simbolico, così come ogni creatura creata, tanto per cominciare, muove i primi passi con il proprio Demiurgo. Con lui, la Madre Vergine Fata Turchina, un po' Sophia, saggezza alchemica, e un po' Musa ispiratrice.

Innumerevoli voci si sono succedute per indicare il collegamento della fiaba con la procedura della transustanziazione del piombo in oro. L’asse maschile della storia è dialogo Senex-et-Puer, impresa eroica del figlio in cerca della propria umanità e, al contempo, del padre perduto. Un figlio che per diventare adulto deve trapassare e cambiare natura: dal legno, la carne.

Tra le immagini più suggestive dell’alchimia ce n'è una che indica il dare inizio alle operazioni, ed è l'idea del “piantare un albero in casa di Saturno”.

Il legno ritorna come barca per il viaggio nel mare dell’inconscio e, in qualità di talamo mortifero, diventa croce e bara nella fase della Nigredo alchimistica, che è fine necessaria per entrare nel nuovo inizio. Quando il burattino torna alla pianta, nell’immagine del bosco sorge l’albero dell’Appeso, lo stare in sospensione, pausa necessaria prima dell’azione. Non c’è un’unica Morte temporanea nella storia; sono molte le prove che il nostro eroe, di volta in volta, deve superare. Pinocchio è sottoposto alle avventure iniziatiche del caso, subisce, patisce in croce per dare l’avvio alla Rubedo, anima in corpo.

Così come l’oro alchemico è risultato di una opus contra naturam, la trasmutazione di Pinocchio in ragazzino è un andare ‘oltre l'oltre’.
Burattini e burattinai sono entrambi aspetti dell'adepto stesso, artefice operaio dell’anima, vincolato ai passaggi di una storia in cui si crea nel Vaso il fisso del pezzo di legno, il corpo/statua dipendente dallo scultore, e, attraverso il viaggio trasformativo, lo stesso materiale si fa capace di accogliere il dinamismo vitale - insito anche nei semi, a ben guardare, dei Bastoni (arcani minori).

Si succedono nel tempo e nello spazio e ancora si succederanno molti Pinocchi: alcuni di loro moriranno nelle mani delle astute Volpi o si salveranno solo se non metteranno il naso fuori dalle case dei padri, se rinunceranno all’intraprendenza - difendersi dal mondo, e dall’Altro. Il non esporsi potrebbe mettere al sicuro tutte le Cappuccetto Rosso dalle fauci del lupo e i Pinocchi dai Lucignoli. Ma il gioco dell’avventura della vita vale la candela, perché rimescola le carte, perché – appunto - vive.

Il varcare la soglia nonostante la nostra impreparazione è ‘un gioco da ragazzi’, Ludus Puerorum. E allora si scorgono paesi dei balocchi, ventri di balena, tappe nel transito, passaggi verso il risveglio. Svegliarsi adulti è accogliere e seguire il rischio, il dolore e la rinuncia, è attraversamento del limite, del margine.

  • È bello traboccare oltre il Vaso, dare inizio al viaggio alchemico.

Pinocchio esce di casa e fuoriesce dal Mondo più saggio; cambia pelle e corpo, proprio come Lucio-Lucignolo ma il suo verso va in senso contrario; se il primo si sviluppa, l'altro implode nella forma asinina. L'istinto focoso di Pinocchio subisce un freno per iniziarsi alla vita, si fa evocazione di quel Lucio che risuona, potenzialmente ‘asino d'oro’ (Lucio Apuleio). Potrebbe anche fermarsi, bloccarsi come il povero Lucio dello Pseudo-Luciano (del I* secolo d.C), il quale, nella favola erotica “Lucio o l’asino” vede gli animali, compreso quello che da umano ha subito la metamorfosi, rapiti dai ladri e venduti a un mercante che li costringe ad esibirsi come fenomeni da baraccone.

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Inevitabili sono i passaggi tra le braccia del Femminile: la Fatina dolce offre riparo e cura, un “luogo dove appendere il cappello” (Bruce Chatwin); la balena regala un Vaso leviatano, contenitore che divorò e sputò fuori anche il biblico Giona, perché la Morte, tredicesimo Trionfo, è rinascita, discesa infera; è risalita e ritorno al Matto, lo stesso dal quale si era partiti ma, questa volta, lo si raggiunge da… compiuti. Per poi, sempre in fieri, cominciare un nuovo viaggio.

Ti perdonerò per questa volta, ma ricordati: se del perdono non sarai degno, per tutta la vita sarai di legno
Fata Turchina

 

La discesa sulla terra di Pinocchio

di Valentina Marra

Carlo Collodi raccontava un mito di fondamentale importanza: l’Incarnazione, la discesa di un essere speciale nel nostro mondo, e la sua trasformazione in un ragazzino ‘normale’. Normale, dal latino norma, sostantivo che indica la squadra, lo strumento utile a misurare gli angoli retti. Pertanto, si deduce come l’idea di normalità richiami quella di rettitudine, di conformità alle regole. Per diventare una bambino “come tutti gli altri” Pinocchio discende e percorre la via. Soltanto seguendo la strada della rettitudine egli diventerà umano. Nel suo racconto spiegava come e perché questo prodigio possa avvenire in ciascuno di noi, quali sono gli ostacoli che si incontrano e come essi vengono superati con l’ausilio di un pizzico di magia. Del resto Carlo Collodi, all'anagrafe Carlo Lorenzini, ricordiamolo, dal 1837 fino al 1842 entrò in seminario a Colle di Val d'Elsa per diventare prete e ricevere un'istruzione e, fra il 1842 e il 1844, seguì lezioni di retorica e filosofia a Firenze, presso la scuola religiosa degli Scolopi *(I Chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole Pie)

Negli antichi testi sacri della religione Cattolica è scritto:
"Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo."

Anche Pinocchio nel suo percorso ascendente di iniziazione e incarnazione, torna più volte alla Grande Madre rappresentata dalla Fata Turchina.

Destati, oh legno inanimato! Perché la vita io t'ho donato!
Fata Turchina

La Fata incarna il luogo simbolico senza memoria in cui l'uomo è veramente se stesso, luogo vergine a cui tornare e in cui esiste il fondamento di ogni conoscenza, prima che qualsiasi insegnamento venga inculcato. Origine e fine di tutte le cose, dal quale emerge la coscienza per poi farvi ritorno.

Scrive Neumann: “Di fronte a questo Uroboros materno la coscienza umana percepisce se stessa come contenuto embrionale, perché l’Io si sperimenta come completamente contenuto in quel simbolo originario” (E. Neumann, “Storia delle origini della coscienza”, p.34). In questo modo inizia il percorso individuale e collettivo dell’uomo.

  • Pinocchio: gli occhi del Pino

Chiudiamo gli occhi e balziamo in Egitto. Ecco, davanti a noi, l’occhio di Ra.

La leggenda narra che a Horus fu strappato in combattimento l'occhio sinistro dal Dio del male e che Thot riuscì a riprendere l'occhio al Dio del male e rimetterlo nella sua orbita. Ora questa leggenda narra in realtà di un percorso iniziatico. Il suo occhio destro, il sano, l’occhio divino, resta suo mentre l'altro, quello sinistro 'imperfetto, è destinato all'uomo. Imperfetto, nel suo significato etimologico “non compiuto”, non ancora realizzato in quanto sconosciuto, oscuro, inconscio. Occhio che, nella leggenda, Horus perde nello scontro con Seth, il Dio del male che vive ed opera sulla terra, avendo usurpato il potere al suo legittimo Re Osiride, ucciso e tagliato in 14 pezzi. Occhio sinistro, che Horus, nel corso del suo passaggio terreno, deve assolutamente trovare e reimpiantare nel bulbo oculare vuoto.

Infatti nel “Libro dei Morti”, cap.LXVI, si legge: “Io sono Horus, il figlio primogenito di Osiride, che dimora nel mio occhio destro. Giungo dal cielo e rimetto Maat (la Dea della verità e della giustizia) nell’occhio di Ra (il Dio Sole)”, che, per gli egiziani, è appunto "il sinistro".

La riconquista della vista dell’occhio sinistro può avvenire quindi solo se uomo e donna, nel loro cammino terreno, hanno praticato tutte le prescrizioni del percorso iniziatico teso alla conquista della vera vista: quello che noi chiamiamo 'terzo occhio'.

Nell’occhio destro scorre l'energia del serpente, rappresentato da un cobra femmina, manifestazione della dea che personifica l'occhio ardente di Ra: l'ureo (ureo che indica appunto il possesso della terza vista).

Simbolicamente, quindi, l'uomo deve riappropriarsi della vista ’iniziando a compiere il miracolo di riuscire nuovamente a vedere durante l’esistenza terrena con ambedue gli occhi il mondo terreno e quello celeste'.

  • Geppetto

Geppetto entra in contatto con il suo bambino interiore attraverso gli occhi del neonato burattino, attivando il Puer, e inizia, finalmente, a vedere. Geppetto ha un "nuovo paio di occhi" e li fabbrica assieme al burattino per compiere quel processo che da solo non potrebbe portare a termine.

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Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno: ma un burattino meraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino: che ve ne pare?"

Igor Sìbaldi, afferma che ci siano delle analogie tra la storia di Pinocchio e quella di Gesù.

Sibaldi parla della storia di Pinocchio come del racconto di una iniziazione.

Il padre di Gesù si chiama Giuseppe, il padre di Pinocchio G-ius-EPPETTO; fanno entrambi i falegnami; Pinocchio era un pezzo di legno, Gesù muore su un pezzo di legno, etc.), ma Collodi ci parla di un Gesù allegro e, forse, felice. Un volto di Gesù lontano da ciò che abbiamo sempre conosciuto.

Pinocchio muore come legno e rinasce come Essere Umano.

Lì comincia la sua vita, guarda quel pezzo di legno e dice: “Che buffo”!

  • Dal fuori al dentro, dal dentro al fuori.

Pinocchio rinasce come ragazzino per vivere la pienezza della sua vita in questa terra. E per me fa una bella differenza.

James Hillman nel suo "Codice dell’Anima", sostiene che crescere non è ascendere, bensì discendere, farsi carne, toccare terra.

Solo in questo modo recuperiamo il senso della vita e possiamo dare un senso alle cose che ci accadono.

Il Buddha ha lasciato il suo palazzo dorato perché la sua anima era richiamata dai vecchi, poveri e i malati e, discendendo, ha trovato un senso alla vita; lo stesso vale per San Francesco, ma nella semplicità.

Basta pensare ad un neonato, la cui nascita è una discesa nella materia; infatti, è come se si tuffasse: esce prima la testa (l’alto) e poi per ultimi i piedi (il basso). E il compito del bambino è abituarsi a vivere in questo mondo, una volta che l’ultimo legame diretto col Cielo (la fontanella nel cranio) si è sigillata.”

Così vale anche per lo Zodiaco, che inizia con l’Ariete, la testa, e termina con i Pesci, ovvero il Maiale nell’oroscopo cinese, che simbolicamente corrisponde ai piedi.

Citando nuovamente Hillman, nel testo "Presenze Animali", il maiale è la terra, puro istinto, essere primordiale.

Tornando al concetto di iniziazione, come discesa, l’Albero della Vita della Qabbaláh, la mistica ebraica, è rappresentato da dieci Sephirot, è un albero capovolto, le cui radici sono in cielo (Keter, la corona) e i rami col fogliame cresce verso il basso (Malkut, il regno).

Concludo con questa frase estratta dallo Zohar: “Allora l’anima, vedendo che non poteva disubbidire, suo malgrado scendeva in questo mondo.”
Zohar, il Libro dello Splendore

 

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Le autrici dell’articolo (che, insieme, stanno preparando un libro di fiabe in veste alchemica)

  • Valeria Bianchi Mian è Psicologa Clinica, Psicoterapeuta Individuale e di Gruppo, Psicodrammatista junghiana, scrittrice
  • Valentina Marra è Psicologa Clinica, Psicoterapeuta Analitica Archetipica in formazione, Esperta in Psicolodiagnostica Rorschach

 

 

 

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