Neuropsicologia del voto
Ogni votazione, in qualsiasi parte del mondo, è interessante perché il risultato del voto dà origine a una mappa geomentale dell'elettorato che spesso rimescola le carte dei sondaggisti e dei commentatori politici: il risultato del voto non corrisponde alle attese e alla prognosi.
Sul palcoscenico i politici recitano e leggono il copione, la sceneggiatura per convincere, affascinare, avvicinare e sedurre il pubblico. Lo scopo del messaggio politico è quello di 'manipolare' il cervello dell'elettore: ma cosa succede nel cervello dell'elettore, come elabora il messaggio ricevuto?
Oggi, con gli strumenti sofisticati e con le straordinarie metodiche di brain imaging, è possibile “navigare” nel cervello dell'elettore per comprendere il voto e il risultato politico.
La prima ricerca svolta con le nuove tecnologie di brain imaging è stata quella delle elezioni presidenziali americane del 2007. Sette neuroscienziati dell’Università della California 'misurarono' l’orientamento di un gruppo di persone incerte nella decisione di voto. Dalla ricerca emerse che la parola “democratico” e “repubblicano” suscitava alti livelli di attività nell’amigdala.
L’amigdala è una struttura anatomica a forma di mandorla, fa parte dell’area primitiva del cervello (sistema limbico sottocorticale) ed è coinvolta nell’attivazione delle emozioni, come la paura, la memoria e in particolare nella reazione “attacco o fuga”.
Lo psicobiologo MacLean sostiene che il cervello è costituito da tre specifiche sezioni una più antica dell’altra. Il cervello rettiliano è il più antico (origine fra i 500 e i 150 milioni di anni) ed è il locus degli istinti innati dell’essere umano; il sistema limbico è quello intermedio in cui risiedono le nostre emozioni biologiche; il neo-cortex è il più recente e è sede della razionalità. Il sistema rettiliano, che è il primo stadio dell'evoluzione del cervello, ha influenzato maggiormente lo sviluppo delle altre regioni; secondo David Moscrop, ricercatore dell’University of British Columbia, l'essere umano: “E' spinto all’azione dai nostri cosiddetti cervelli primordiali”.
E' come dire che i messaggi dei politici, e i politici stessi, si devono confrontare con questi tre sistemi.
Il cervello però è immerso anche in un contesto sociale, culturale e risponde, e risente, di un ampio spettro di fattori, da quelli economici a quelli del costume. I fattori sono molteplici e possono svolgere una funzione predisponente a elaborare i messaggi politici per il cervello trino (istintivo, emozionale, razionale).
Il messaggio politico razionale, razionalista della neo-cortex se non trova una corrispondenza tra ragione/emozione causa una reazione nel sistema emozionale che produce un effetto di rabbia e frustrazione.
Il messaggio politico emozionale - sicurezza, vicinanza, solidarietà, compartecipazione, buonismo - può provocare reazioni nel sistema della neo-cortex e in quello istintuale quando il razionale (neo-cortex) non è in sintonia strategica con l’emozionale e l’istintivo è represso e negato.
Il messaggio politico istintivo - appartenenza, forza, aggressività, prepotenza - predomina sulla neo-cortex e facilmente si allea con il sistema emozionale.
Il messaggio politico conservatore - famiglia, identità, patria, appartenenza - fa leva prevalentemente sul sistema limbico e istintivo.
Il messaggio politico democratico – distribuzione dei beni, sicurezza, diritti - fa perno sull'interazione tra sistema neo-cortex e in parte limbico.
Il messaggio politico progressista – disuguaglianza, solidarietà, vicinanza – sollecita prevalentemente il sistema emozionale e corticale.
Il messaggio politico radicale – non questo, non quello si a questo e quello – coinvolge il neo-cortex e il sistema istintivo.
I messaggi politici in questa campagna elettorale seguono prevalentemente una dinamica che va dal basso verso l'alto (bottom up).
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