E’ la frase detta da un profugo, arrivato oggi dal Camerun, un giornalista costretto a lasciare il suo paese da un momento all’altro.
In Camerun il presidente in carica da moltissimi anni, Paul Byia, è conosciuto per essere un dittatore molto crudele.
Fin dal 2000 i pochi profughi del Camerun che sono riusciti a fuggire hanno raccontato della grandissima tenuta dove tutti i suoi oppositori vengono tenuti prigionieri e sembra che in quella tenuta ci sia una fossa dove i dissidenti finiscono per venire mangiati dai leoni. Gli oppositori scompaiano così e il giornalista era probabilmente uno dei predestinati.
Stasera all’Hub c’erano venti persone. Cinque africani che erano arrivati attraverso il Mediterraneo: il giornalista camerunense, un ragazzo del Togo dall’aria sperduta e tre sudanesi spavaldi. Tutti gli altri erano afgani e curdi e avevano seguito la rotta Balcanica.