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Il mito nell’adolescenza

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I miti sono racconti di tipo leggendario. Essi hanno diversi contenuti a seconda delle culture e delle espressioni culturali dei popoli. La psicanalisi, l’antropologia culturale ed altre scienze umane li considerano espressioni di esigenze psicologiche dell’animo umano, e risposte a certe motivazioni interne, molto profonde, che noi chiamiamo inconsce.

Essi danno significato alle nostre tensioni psichiche ed aiutano a crescere psicologicamente e spiritualmente. I miti ci soddisfano sia perché possiedono contenuti che noi avremmo sempre voluto avere, sapere e conoscere, sia perché nascondono e simbolicamente rivelano alcune verità che l’animo umano percepisce, ma non riesce a cogliere in modo chiaro ed immediato.

Tutti noi abbiamo bisogno dei miti, in ogni età della nostra vita. In modo particolare ne hanno bisogno gli adolescenti perché essi vivono in un periodo di grande crescita, di grande sviluppo sul piano intellettivo, emozionale e pulsionale. I miti appagano molte esigenze interne degli adolescenti, aspirazioni, desideri e necessità psicologiche, specie quelle più nascoste, e quindi inconsce.

Se si eliminano i miti dalla vita degli uomini e quindi anche dalla vita degli adolescenti, si è spinti a ricercare il proprio mito in personaggi e figure che possono anche risultare negativi e distruttivi per la vita e per lo sviluppo psicofisico della persona.

Il mito principale degli adolescenti di tutto il mondo è quello dell’eroe. In ogni adolescente c’è, nella fantasia, nei pensieri e nelle zone più oscure dell’animo, l’esigenza di fare qualcosa di eroico, di grande, di particolare, che sia al di fuori della quotidianità. Quando il giovane non riesce a realizzare quello che desidera, allora egli sceglie un personaggio, vicino o lontano, che sostituisce la sua tensione verso l’eroicità della vita. Nascono nelle diverse culture, popoli e nazioni, molteplici tipi di eroi che incarnano i desideri e le esigenze dell’animo degli adolescenti.

In un lontano passato, gli eroi che gli uomini guardavano con stupore e con grande ammirazione erano quelli che la mitologia greca e romana offriva loro: Teseo che con l’aiuto di Arianna entra nel Dedalo ed uccide il Minotauro; è un mito che esalta l’eroe al quale dà aiuto ed energia l’amore della donna, che riesce a prevalere sul male e a liberare se stesso e gran parte dell’umanità dal pericolo e dalla morte. Prometeo, che sfidando l’ira degli dei, ruba una scintilla di fuoco e regala agli uomini la prima grande fonte di energia fisica indispensabile per la loro vita.

Gli adolescenti avevano altri tipi di eroi provenienti dalla letteratura classica: Achille, eroe leggendario ed invincibile, le cui gesta sono cantate da Omero nei suoi poemi, Ulisse che incarna l’idea dell’astuzia e della forza dell’intelletto, Ettore, eroe di grandi virtù ed ideali di vita, di padre e di sposo.

Spesso ci sono degli eroi a cui mancano la forza e l’intelligenza, ma sono arguti, e con altre virtù che possono essere considerate positive per i giovani. Nella storia della Spagna c’è un eroe che indebitamente è considerato un antieroe: Don Chisciotte della Mancia. Egli purtroppo ha poco a che fare con i grandi cavalieri del Graal o della Tavola Rotonda, con Lancillotto e con re Artù, combatte con grande fervore ed impeto contro nemici invisibili o contro mulini che considera grandi nemici. A noi potrebbe far ridere. Ma quante volte immaginiamo come elementi a noi ostili e pericolosi per la nostra vita cose ed opere che sono invece del tutto innocue e che non presentano nessun pericolo per noi? Quanti fantasmi si creano i nostri adolescenti nella loro mente, sbagliando su chi essi devono considerare amici e chi devono considerare persone dalle quali guardarsi o soggetti da temere? Spesso gli adolescenti considerano nemici i genitori, i professori e quanti altri cercano di aiutarli ad inserirsi nel mondo e nella vita.

Gli eroi del nostro Risorgimento sono stati dimenticati. Forse sono anacronistici, estranei alla vita di oggi, probabilmente meno "universali" di quelli della mitologia greco-romana o della letteratura classica. Essi sono espressioni proprie di un determinato periodo di storia. Eppure le loro gesta hanno costituito per alcune generazioni punti di riferimento e di grande valore.

In tempi più recenti ci sono stati mitici eroi come Che Guevara, un moderno cavaliere che ha combattuto ed è morto per ideali di vita e di giustizia. A lungo è stato un eroe per i nostri adolescenti. Poi, forse anche per una strumentalizzazione politica, è caduto un po’ nell’indifferenza e i giovanissimi non sanno nemmeno chi sia stato e cosa abbia fatto.

Gli eroi di oggi sono forse più sbiaditi, personaggi che rappresentano una vita inautentica, superficiale, fatta di gioco, di svago e di divertimenti. Sono i calciatori, i cantanti, gli attori, i campioni dello sport in genere. Tra questi personaggi sono poco considerati quelli che, in realtà, sono i più autentici e i più umani: i campioni olimpici, quelli che agognano solo alla gloria del podio e che non hanno altri riconoscimenti che l’approvazione di un gruppo ristretto di persone, che non guadagnano e non si arricchiscono.

Oggi mancano grandi figure di eroi ai nostri adolescenti. Ma siccome l’esigenza di eroismo è sempre presente, i ragazzi cercano gli eroi o in soggetti inautentici, come già detto, o in certi tipi di antieroi molto negativi. C’è chi ha ipotizzato che spinte pulsionali profonde siano delle componenti importantissime per i drogati: chi si droga pensa di fare qualcosa di eroico perché sfida la morte, la legge, la giustizia, i genitori e le regole. L’eroe negativo si affaccia nella vita degli adolescenti proprio in quei periodi storici che minimizzano o danno ad intendere che gli eroi non servono. E allora l’eroe è quello dei fumetti, dei film violenti, a volte il serial killer, l’assassino e persino il suicida.

Eppure dalla televisione e dai giornali abbiamo notizie di soggetti che lavorano, studiano, ricercano, si attivano per il benessere della società. Pensiamo anche ai cronisti di guerra che rischiano la vita e che spesso muoiono per poter raccontare a tutti noi che siamo lontani, e maggiormente agli adolescenti, la verità sui genocidi, sulle rappresaglie, sulle guerre, sulle torture, sulla violenza che un secolo impazzito come il Novecento ci ha fatto registrare, e che un secolo e nuovo ci prospetta. Aspettavamo con il nuovo millennio più pace, più progresso, più serenità, più crescita spirituale, più sanità mentale. Mi sembra che il secolo si sia annunciato all’ombra della falce della morte. Come in un indimenticabile film di Bergman, "Il settimo sigillo", la morte incombe su ognuno di noi ed ognuno di noi è chiamato oggi a sfidarla in una partita a scacchi dove le probabilità di vincere sono sempre minori. Vogliamo forse pensare che gli adolescenti non se ne accorgano? Essi sono presi dallo sconforto perché non sanno più dove trovare la forza per aggredire le minacce della vita o, non trovando più punti di riferimento (gli autentici eroi del passato, espressioni solari di forza, di determinazione, di sanità mentale e fisica) cercano rifugio presso eroi negativi con il pericolo di annientare definitivamente se stessi.

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Certo è che non si possono dare dei giudizi sommari sui giovani. E’ vero che essi vivono in una specie di mondo incantato, di paese dei balocchi. Oggi incombe la frivolezza dei costumi dati dal lusso, dai divertimenti, dalla febbre di una vita superficiale e spesso vuota di valori, mentre i luoghi del pensiero e della riflessione sono stati distrutti dal godimento ricercato a tutti i costi. Purtroppo non c’è più rispetto per l’amore, per i sentimenti, per gli affetti, per il danaro, e forse anche poco per l’amicizia che è vissuta più come complicità e convenienza. I linguaggi sono ridotti al minimo indispensabile e sono privilegiati soprattutto i più semplici, cioè quelli di tipo iconico e raffigurativo. Ecco perché, di conseguenza, nascono e crescono a dismisura, forme di ansia e di angoscia: la psiche umana, specie quella dei giovani, coglie in sé una crescita monca ed unilaterale.

I giovani non hanno colpe: essi vivono in un mondo fatto da noi e per noi, mondo che abbiamo trasmesso a loro con tutti i falsi valori che contiene. Noi padri e nonni eravamo e siamo occupati dagli affari, distratti dalla quotidiana ricerca affannosa di cose materiali e spesso superflue. E come recita quella filastrocca, abbiamo dato ogni tipo di latte e di dolciumi ai piccoli che desideravano affetto, protezione e calore umano, li abbiamo fatti crescere cercando di farli parlare e camminare precocemente, per poi farli star buoni e zitti, abbiamo distrutto i loro pensieri riempiendo le loro menti dei nostri, peraltro malati di tutto: caparbietà, violenza, sopraffazione, rivalse, litigi.

Quando si va nelle scuole a parlare del disagio giovanile, ci si sente spesso addosso gli sguardi ironici ed infastiditi dei giovani che qualche volta, per nulla timorosi, rispondono: "ma siamo noi quelli che vivono nel disagio o siete voi che avete inventato il nostro disagio per non pensare al vostro?" Ed hanno ragione da vendere. In ogni forma di nevrosi o di disagio patologico giovanile bisogna ricercare le cause nelle famiglie e negli adulti.

Ecco allora che si impone per noi, genitori, nonni e zii, la necessità di essere per i nostri figli e nipoti, piccoli eroi di virtù al posto di altri più grandi e più fulgidi; dobbiamo essere ottime figure di riferimento, esempi di vita, per poter consentire ai giovani adolescenti di trovare da qualche parte, e quindi in noi che viviamo vicini a loro, quegli elementi positivi che possano costituire modelli di comportamento, personaggi protettivi per la loro vita, oltre che guide necessarie perché essi possano crescere con un intelletto lucido, con un corpo sano, generosi nell’animo, sereni e fiduciosi nella vita che li aspetta.

La stagione dei miti non è conclusa. Chiuderla significa ignorare le intime ed ineliminabili esigenze dell’animo umano, e in particolare dell’animo degli adolescenti.

 

Dott. Antonio Vita, Psicologo e psicoterapeuta - Recanati

 

Questo articolo, in formato integrale, è contenuto nel volume:

L'adolescenza. Conoscere e capire i giovani di oggi
Luigi Di Giuseppe (a cura di) 
Scritti di P. Boccia, A. Costantini, L. Di Giuseppe, M. Dittrich, A. Vita 
Introduzione di Loredana Petrone 
2005, pagine: 80 
ISBN: 88-89845-00-7 
Editore: Edizioni Psiconline

 


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Tags: psicoanalisi miti

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