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Il Sé nell'altro: la paranoia

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on . Postato in Psicopatologia | Letto 3641 volte

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Le sfumature della paranoia: Persecuzione, megalomania ed erotomania. Nancy McWilliams e la concezione psicoanalitica.

Il Sé nell'altro: la paranoiaUna nuova comprensione della paranoia come sindrome psichiatrica è stata acquisita negli ultimi anni, grazie anche al pensiero psicoanalitico contemporaneo.

Il manuale diagnostico e statistico dell'Associazione Psichiatrica Americana, ha storicamente definito questo disturbo, come altre malattie mentali, in termini “categorici” piuttosto che “dimensionali”, osserva la psicoanalista Nancy McWilliams.

In altre parole, o lo hai o no. Ma, la McWilliams sostiene che la paranoia debba essere definita un 'processo' piuttosto che un tratto, nel senso che tutti possono presentare una certa suscettibilità sotto l'influenza dello stress e della regressione.

Esistono diversi tipi di paranoia, ma tutti condividono due caratteristiche principali; la prima è la proiezione, in cui si attribuiscono ad un altro sentimenti, impulsi o aspetti di sé: non sono arrabbiato, lei è arrabbiata.

In secondo luogo, questa proiezione è negata o scoraggiata, e quindi l'individuo non è a conoscenza di aver proiettato questi sentimenti indesiderati su qualcun altro: una persona che sperimenta un “processo paranoico” è convinta che sia l'altra persona a sperimentare tali sentimenti.

La McWilliams osserva che esistono diverse forme di paranoia, anche se non tutte sono classificate come tali all'interno del DSM.

La maggior parte di noi ha familiarità con l'espressione della sindrome paranoide caratterizzata da sospetti e fantasie di persecuzione; per le persone sotto l'influenza di questo tipo di paranoia, l'amore è percepito come pericoloso e minaccioso.

In risposta, la sensazione di amore è inconsciamente invertita nell'odio e attribuita ad un altro. Freud formulò questo cambio di funzione, dall'amore alla persecuzione, in questo modo: io non lo amo, lo odio, mi odia.

Il processo paranoico, però, può essere mobilitato anche per un successo professionale; Microsoft, per esempio, ha operato per lungo tempo seguendo una sorta di “principio di paranoia aziendale” in cui “nessuna minaccia dev'essere ignorata”, il che l'ha spinta a prevenire incursioni dai concorrenti.

Ad esempio, dopo che Netscape ha rilasciato il suo browser Navigator, Microsoft ha rilasciato Explorer.

Rispetto ad una prospettiva socio-culturale, molti afro-americani hanno esperito la paranoia persecutoria come strumento di sopravvivenza, e come affermato dall'attivista Cynthia McKinney “gli afroamericani hanno sempre saputo che quel pizzico di paranoia è stato sana per loro”.

Tra le caratteristiche radicate nei processi paranoici sicuramente va menzionata la megalomania, ossia uno stato mentale disordinato.

La McWilliams lo descrive come una condizione “in cui la vergogna, il disprezzo di sé ed il dolore sono dissociati e proiettati.. maggiore è la ripugnanza di sé, tanto è più probabile il procedere verso uno stato megalomane”.

Più specificamente, nei “tratti” di questo disordine, un individuo tipicamente pensa: sei senza valore, patetico e difettoso, mentre io enfatizzo tutto ciò che è ammirabile e desiderabile.

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Questa variante di paranoia è spesso attiva nella politica e nel rapporto leader-seguace. La figura di culto Jim Jones, fondatore della congregazione religiosa Tempio del Popolo (Peoples Temple), ne è un esempio.

Egli è infatti conosciuto per aver indotto 909 membri della sua congregazione, compresi bambini e neonati, ad uno spaventoso massacro e suicidio di massa a Jonestown, negli Stati Uniti d'America.

Predicava di essere il re-incarnatore di Gesù, Mahatma Gandhi, Gautama Buddha e Vladimir Lenin. Tuttavia, esperienze meno intense di megalomania esistono tra le persone sane, una sorta di adattabile onnipotenza come afferma la McWilliams.

Un tipo di distorsione correlata a questa forma di paranoia è stata identificata nel 2008 dallo psichiatra Joel Gold e dal fratello, neurofilosofo, Ian Gold.

Entrambi hanno coniato e introdotto il termine di Trauman Show Syndrome”, in seguito all'uscita del film, nel 1998, The Truman Show.

Hanno osservato che un crescente numero di pazienti affermava di essere il protagonista di uno spettacolo televisivo, e che le loro azioni fossero girate e trasmesse in diretta.

La cronaca della propria vita era pertanto inevitabile: le telecamere nascoste, ad esempio, erano ovunque, dietro gli specchi, nelle cerniere e negli abiti.

Si può constatare che in tutte le forme di paranoia siano presenti una certa grandiosità e un'intensa autoreferenza. L'idea è: tutto ciò che accade nel mondo è in relazione a me.

Meglio essere importanti in questo modo, osserva la McWilliams, che abitare una narrazione da vittima e sentire che in realtà si è deboli e impotenti in un mondo popolato da persone potenti.

Un'altra caratteristica clinica del processo paranoico è l'erotomania, ossia una condizione delirante in cui l'individuo è convinto che un'altra persona sia innamorata di lui.

La persona che ne è affetta, crede che l'ammiratore segreto stia dichiarando il proprio amore attraverso sottili sguardi, uso speciale di oggetti o messaggi mediatici.

All'inizio del XX secolo, lo psichiatra francese Gaëtan Gatian de Clérambault descrisse una paziente ossessionata dal re britannico Giorgio V.

Trascorreva molto tempo davanti Buckingham Palace per lunghi periodi, credendo che il monarca stava comunicando il suo desiderio per lei di sposarla.

La McWilliams sostiene che la paranoia persecutoria, la megalomania e l'erotomania, derivino da differenti tipologie di ansia.

La paranoia persecutoria è incorporata nell'ansia da annientamento, mentre la megalomania e l'erotomania sono radicate nell'ansia e la paura della separazione.

Queste ansie impegnano aspetti diversi della chimica cerebrale e si verificano mediante l'azione di differenti neurotrasmettitori.

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Le dinamiche della paranoia persecutoria fanno parte di quello che il neuroscienziato Jaak Panksepp, nato in Estonia, ha identifica come il Sistema FEAR (rabbia) nel cervello, in cui i segnali trasmessi attraverso una sinapsi da un neruone ad un altro neurone “target” non utilizzano la serotonina.

Mentre ciò avviene per i segnali cerebrali attivati dalla megalomania e dall'erotomania. Questo è il motivo per cui, afferma la McWilliams, la paranoia persecutoria, basata su timori di morte e annientamento non risponde ai farmaci serotoninergici come gli SSRI, ossia l'antidepressivo più comunemente descritto.

La proiezione, centrale in tutti i processi paranoici, è una parte normale dello sviluppo infantile e svolge un ruolo frequente anche in età adulta.

Che altro facciamo quando sogniamo? Facciamo un uso adattivo della proiezione nel processo creativo. Che cosa fa un pittore quanto mette immagini, percezioni e sentimenti su tela? O quando uno scrittore si identifica con un personaggio nel suo romanzo o nel suo gioco?

La proiezione diventa problematica e patologica quando l'identità di una persona può essere definita solo da quello che non è.

L'identità di un tale individuo si basa sul contrasto, e una persona si fissa con una necessità prolungata e intensa per “alterare”, trovare altre persone su cui appendere le parti indesiderate e dolorose di Sè stessa.

C'è una confusione in corso nei confronti dei confini tra sé e l'altro, tra ciò che è dentro e appartiene al Sè e ciò che è fuori, che appartiene ad un altro.

Questo è l'unico modo per mantenere l'equilibrio psichico e non c'è possibilità di riconoscimento reciproco in una relazione. A quel punto, la separazione psicologica diviene intollerabile.

Come afferma la McWilliams, “quando l'altro è una parte indispensabile della definizione di Sè la separazione non può realizzarsi”.

Come dice il filosofo Robert M. Hutchins, “Questa è una prova fai-da-te per la paranoia: sai di averla quando non riesci a pensare che niente avvenga per colpa tua”.

La paranoia nasce da esperienze di umiliazione acuta, una situazione di caos ambientale precoce in cui il bambino sviluppa un attaccamento insicuro verso i caregivers ed è vulnerabile alle insicurezze circa la natura di dipendenza da coloro che lo circondano.

Al centro, tutti i processi paranoici implicano una lotta costante tra fiducia e sfiducia; coloro che sono inclini agli stati paranoici sono stati spesso sconvolti da reazioni emotive quando erano bambini, e hanno appreso che tale effetto è risultato inaccettabile, rispondendo così attraverso il respingimento di tali aspetti della realtà e proiettandoli, per difesa, su altri.

Poiché si basa su meccanismi di proiezione e disapprovazione, la paranoia è un processo psichico facilmente trasferito tra le generazioni, suggerisce la McWilliams.

Un bambino, che per definizione ha confini porosi ed un vulnerabile senso di identità, è un target suscettibile per le proiezioni paranoiche di un genitore.

Così la famiglia può divenire quello strumento atto a trasferire questa esperienza emotiva tra le diverse generazioni.

Tratto da “Psychoanalytic Review”

(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)

 

 

 

 


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