Simbologia del suicidio: Fuoco e Vuoto
Ci sono gesti, atti, comportamenti che colpiscono e feriscono la parte più tremante dell'umano; uno di questi è il suicidio. Il suicidio è sempre un messaggio inconscio e cosciente; è una dichiarazione di sé nei confronti degli altri, oppure può essere un messaggio egocentrico per sé.
Il messaggio desidera essere interpretato, è un enigma che va svelato e necessita un'analisi interpretativa che non per forza sia la rivelazione autentica o veritiera dell'atto stesso, ma è indispensabile per comprendere se stessi e il sociale nel quale si vive.
Censurare la comprensione dell'atto o rimandarlo in qualche modo al trascendente è nient'altro uno spostamento dell'oggetto, è un meccanismo difensivo e di rimozione. Cercare di comprendere l'atto e contestualizzarlo è utile per decifrare il sottofondo del dis-agio umano e di storicizzarne l'accadimento.
Un suicidio eclatante fu quello del giovane Jan Palach del 1969 (sono passati cinquant'anni ma quel gesto è ancora presente nella memoria di quella generazione). Jan Palach, nel tardo pomeriggio del 16 gennaio 1969, si recò in piazza San Venceslao, al centro di Praga, si fermò ai piedi della scalinata del Museo Nazionale, cosparse il suo corpo di benzina e con un accendino, accese il suo corpo trasformandolo in una torcia umana; dopo di lui, si diede fuoco Josef Hlavaty, operaio ventiseienne; poi Jan Zajic, studente; poi fu la volta di Evzen Plocek, operaio.
L'anno prima, l'8 settembre 1968, Ryszard Siwiec, un impiegato polacco di 59 anni, si cosparse di benzina e s'immolò nello Stadio di Varsavia per protesta contro l'intervento dell'esercito polacco al fianco dei sovietici in Cecoslovacchia. Il 5 novembre successivo il dissidente ucraino Vasyl Makuch si diede fuoco in una strada del centro di Kiev per contestare la repressione sovietica nel suo Paese e in Cecoslovacchia. Prima di loro, il monaco Thich Quang Duc, nel 1963, s'immolò, come altri monaci, per dissentire dell'intervento armato dell'America in Vietnam.
La tipologia del suicido evoca il fuco che è un simbolo primordiale e richiama la trasformazione della carne come luce che illumina le tenebre, l'oscurità; quella torcia umana vuole denunciare lo stato di oppressione: fiamma come significante di libertà.
Prometeo, nella mitologia occidentale, rubò il fuoco a Zeus e lo diede agli umani per farli evolvere; per quest’atto fu condannato da Zeus a essere legato giorno e notte a una rupe e sottoposto alle fauci dell'aquila: il fuoco è simbolo di purezza, di incarnazione della vita, di progresso. Le ceneri sono la morale, l'etica dalle quali può ricominciare l'ordine sociale. I popoli antropofagi bruciavano i corpi dei nemici trasformandoli in cenere per poi berle con delle misture. Era un atto introiettivo di purificazione e riappacificazione con l'anima del nemico.
Il suicidio con il fuoco confina con la simbologia del sacrificio e quindi con il sacro: è più presente nelle culture buddiste, tibetane più che occidentali.
Il lancio nel vuoto è il desiderio del ritorno alla madre terra; è un desiderio di pacificazione con se stesso per le paure provate, per il senso di impotenza e di fallimento. E' un atto di potere paradossalmente contro il potere di dominio di Sé: solo con il ritorno alla terra ci può essere pace. Gettarsi da un ponte nel vuoto è comunicare la propria difficoltà a continuare il percorso esistenziale; è un atto che racchiude in sé un sentimento personale di sofferenza e di impotenza. E' un atto centrato su se stesso che esclude l'altro.
Era un atto ricorrente nel medioevo: si gettavano dalle mura. E' un segno di transizione: stare sopra o dentro le mura della città? E' il limite tra il dentro e il fuori; è la linea di un confine. E' una scelta: saltare le mura della città, stare fuori da questo mondo per andare in un altro.
Questi due esempi evidenziano due tratti del suicidio. Il primo è un suicidio dimostrativo contro il potere oppressivo di un regime (suicidio altruistico). Il secondo è un suicidio più personale (suicidio egoistico secondo Émile Durkheim). Nel primo caso il fuoco è il simbolo primordiale di vita e di progresso; nel secondo caso il vuoto simbolizza il ritorno all'origine del Sé.
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