Spree Killer
Roseburg, Oregon: uccise 10 persone, ferite altre 13 all'Umpqua Community
Per il Federal Bureau of Investigation (FBI) l'assassino che uccide più persone in un'unica azione esecutiva e in un unico luogo rientra nella tipologia dell'omicidio/suicidio di massa. Lo spree killer o omicida compulsivo è colui che compie un'azione omicidaria in uno spazio breve e nello stesso luogo. Dopo la strage solitamente lo spree killer si suicida oppure si fa uccidere non deponendo l'arma nel conflitto. L'omicida desidera essere ucciso.
Il mass killer, che compie questa azione violenta e distruttiva per gli Altri e per Sé, resta nell'ombra fino all'ultimo momento, si mimetizza nella quotidianità, evita di esprimersi pubblicamente, mantiene un tono basso, si comporta come un solitario, evita di farsi notare fino all'ultimo e nell'ambito familiare si colloca in una posizione marginale. E' tendenzialmente un solitario.
Per la criminologia è un “terrorista sociale” che commette un'azione rivendicativa nei confronti dell'autorità. Il “terrorista sociale” costruisce un paradigma cognitivo in cui attribuisce all'autorità la responsabilità di non essere stata in grado di soddisfare i suoi desideri e prova una intolleranza esistenziale contro ogni forma di autorità e ingiustizia sociale.
Un altro elaborato cognitivo epistemico del mass killer consiste nel deformare, distorcere, destrutturare la dimensione religiosa, etnica, politica, sociale o culturale. L'omicida costruisce un pensiero persecutorio nei confronti delle istituzioni che sono dei contenitori composti di valori, norme e regole. Tutto questo riguarda il profilo personologico del soggetto.
L'azione omicidaria va situata all'interno del contesto sociale, culturale, antropologico ed economico del luogo di appartenenza.
C'è un filo rosso che intreccia tutte queste manifestazioni eclatanti che coinvolgono gli spazi sociali frequentati da molte persone come le scuole, le piazze, i luoghi di ritrovo e di culto. Per l'omicida colpire più persone corrisponde al soddisfacimento di appagare un bisogno megalomanico e narcisistico. L'evento per essere significativo deve esaltare l'onnipotenza, per far questo necessita dell'amplificazione mediatica. E' un messaggio forte e distruttivo nei confronti del “fantasma “ dell'autorità.
Questa azione assomiglia a qualsiasi atto terroristico di matrice politica o della criminalità organizzata. Lo scopo, l'obiettivo è lo stesso: colpire l'autorità, il potere esistente.
Gli omicidi solitari terroristici sono il prodotto di una subcultura che coinvolge la dimensione dell'integrazione, dell'appartenenza, dell'identità.
Questa società competitiva, esclusiva, iperattiva, di self men che raggiungono risultati sociali ed economici importanti involontariamente può far emergere quel bisogno affermativo di Sé negato, attraverso comportamenti che possono sfociare in azioni distruttive per la comunità e per Sé.
L'omicida uccidendo persone che appartengono alla propria generazione evidenzia quanto si senta arrabbiato, distaccato. L'omicida non sentendosi parte del gruppo decide di commettere un'azione etero e autodistruttiva. E' come se solo attraverso l'impotenza e onnipotenza della morte riuscisse a realizzare quel bisogno di essere parte.
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