Barbiturici
Con il termine Barbiturici si indica quella classe di farmaci anestetici, antiepilettici ed ipnotici, derivati dall’acido barbiturico (o malonilurea), che hanno in comune un’azione reversibile di depressione del SNC (Sistema Nervoso Centrale).
Essi sono GABA agonisti (interagiscono nello specifico con la sottoclasse recettoriale GABAA) ed aumentano la conduttanza agli ioni cloruro (Cl-), quindi deprimono l’attività dei neuroni catecolaminergici e serotoninergici, che dal tronco encefalico proiettano all’ippocampo, mentre, a dosi anestetiche, deprimono la liberazione ed il turnover dell’acetilcolina.
Furono sintetizzati, per la prima volta, nel 1864, da Adolf von Bayer. Da quando fu introdotto il barbital (1903), sono stati sintetizzati oltre 2500 barbiturici, che trovano impiego come sedativi, anticonvulsivi, narcotici, ma soprattutto come ipnotici. A seconda della loro efficacia, essi si dividono in barbiturici:
• Ad azione lunga (barbital, fenobarbital);
• Ad azione breve (amobarbital, ciclobarbital, pentobarbital, secobarbital);
• Ad azione brevissima (exobarbital).
Qualitativamente, comunque, i loro effetti sono molto simili.
In ogni caso, oltre agli effetti ansiolitici, anestetici ed antiepilettici, i barbiturici possono avere anche effetti indesiderati, quali:
• Vasodilatazione e perdita del calore corporeo;
• Convulsioni;
• Delirio e allucinazioni;
• Repentini sbalzi di umore;
• Depressione;
• Spossatezza.
L’uso ripetuto e protratto di queste sostanze espone, inoltre, al fenomeno della tolleranza e può comportare la dipendenza. In tali condizioni, il livello di intossicazione cronica si manifesta con:
• Tremori;
• Stati confusionali;
• Amnesie;
• Perdita di coordinazione della muscolatura volontaria (atassia);
• Deficit della capacità di concentrazione e di giudizio.
Di conseguenza, potrebbe manifestarsi anche una sindrome di astinenza, la quale inizia a manifestarsi tra le 8 e le 16 ore dall’ultima assunzione del farmaco, con:
• Stati d’ansia;
• Insonnia;
• Vertigini;
• Nausea;
• Convulsioni;
• Episodi deliranti;
• Allucinazioni angosciose, fino a delle vere e proprie alterazioni psichiche di tipo paranoico e schizofrenico.
Infine, l’overdose di barbiturici è estremamente pericolosa: la depressione dei centri che regolano le funzioni cardiaca e respiratoria può tradursi in collassi e morte. In questi casi, infatti, si passa da un piacevole torpore, al sonno, al coma, all’arresto cardio-respiratorio.
Per tutti questi motivi, e poiché non esistono antagonisti recettoriali per i barbiturici, il loro uso è stato progressivamente abbandonato, sostituendolo con l’impiego delle benzodiazepine, le quali hanno effetti simili, ma minori controindicazioni.
Bibliografia:
- Enciclopedia Treccani.
- Maldonato M., Dizionario di Scienze Psicologiche, Edizioni Simone.
- Wilhelm A., Eysenck H.J., Meili R., Dizionario di Psicologia, Edizioni Paoline.
(A cura della dottoressa Alice Fusella)
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