Non so, nemmeno io lo faccio parlare (119093)
Silvia 26
Ciao sono Silvia e, a parte scrivere su un diario, ho poche amiche con cui non posso affrontare il mio problema. Sono molto triste perchè il mio fidanzato ogni tanto si droga ed io non ho la forza di lasciarlo definitivamente (so che dovrei). Lo faccio vedere a tutti che sono una ragazza forte, perchè pur essendo malata anche grave, non mi sono mai abbattuta e, difatti, non è la malattia la mia più grande preoccupazione, ma è sapere che forse lui non smetterà mai di sparire una volta al mese. Secondo lei uno psicologo lo può aiutare? Lui non vuole andare a pagare 50 euro a seduta una volta la settimana, avevamo già sentito e, poi, dice che si vergogna. Lei mi può dare un consiglio? Grazie.
Nella sua lettera ci sono segnali di sofferenza che meritano attenta analisi e approfondimento. Naturalmente in questo breve spazio posso offrirle solo qualche spunto di riflessione spero utile per lei. Il suo fidanzato si droga. Non so di che tipo di droga si tratti e comunque, nonostante la condotta tossicomanica sia patologica e a lungo andare causa di serie patologie collaterali, il quadro può essere diverso a seconda che si tratti di oppiacei, cannabis, cocaina, ecc. e in relazione al quantitativo e alla modalità di assunzione. In che senso il suo ragazzo sparisce una volta al mese? Questo è forse collegato all'assunzione di droghe? Non mi è del tutto chiaro. Non metterei poi in secondo piano, come lei fa, la sua malattia, che costituisce, anche se non esplicitamente, una ulteriore fonte di preoccupazione, soprattutto se si tratta, come riferisce, di patologia grave. Credo che nell'aiuto psicologico, di cui il suo ragazzo ha sicuramente bisogno, la vergogna o l'aspetto economico siano circostanze secondarie. La cosa più difficile per una persona è affrontare il cambiamento e trovare dentro la molla e la motivazione per intraprendere un cammino a volte faticoso e travagliato in cui rimettere in discussione abitudini consolidate, credenze, modi di impostare la propria esistenza. Il riconoscere una parcella ad un professionista opportunamente formato per fare tutto questo, per migliorare la salute psicofisica delle persone e la loro motivazione al cambiamento è, oltrechè giusto eticamente, un modo per stabilire correttamente i ruoli nell'ambito del cosidetto "contratto terapeutico", che ha una evidente ricaduta nell'efficacia terapeutica. Cordiali saluti.
(risponde il Dott. Orazio Caruso)
Pubblicato in data 06/06/08
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