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Renzo96

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messaggi di Renzo96

  1. 1 ora fa, Gazza dice:

    Questo non lo metto in dubbio. Le mie domande erano volte a farti riflettere un po' su te stesso. Il modo in cui hai reagito psicologicamente alla "sconfitta" poi, a quanto scrivi non è dei migliori. 

    Anche a me è capitato di sentirmi arrabbiata e delusa perché non ottenevo ciò che pensavo di meritare,  e mi chiedevo perché venivano premiati altri e io no, nonostante mi impegnassi molto più di loro.

    Poi ho capito che era giusto così, perché io non sono normale fisicamente e quindi è giusto che vadano avanti gli altri, che anche se si impegnano meno della metà di me rendono di più.

    Ho capito che io sono sbagliata e che per quanto io faccia non merito nulla, e non realizzerò mai nulla. Quindi tanto vale non impegnarsi.

    Purtroppo il mondo è così, c'è chi nasce giusto e chi nasce sbagliato.

    Forse per qualche motivo tu e tanti altri siete stati giudicati inadatti per quella vita, quindi "sbagliati". La cosa positiva è che tu fisicamente sei normale, quindi sei nato giusto e avrai un futuro anche se magari non nell'esercito: devi solo capire qual'è il posto "giusto", la vita adatta per te.

    Non si può trovare un futuro in una realtà che non riconosciamo. Io ho avuto seri problemi fisici ma ho alzato la testa e sono andato avanti ricevendo l'idoneità nelle prove di efficienza fisica con un discreto punteggio, considerando che a un mese dalle prove ho avuto problemi ad entrambe le ginocchia.

    Ma sono stufo di combattere se il mio avversario ha l'arbitro dalla sua parte.

    Dopo il primo concorso ero dispiaciuto ma ho continuato a crederci. Dopo il secondo invece non ci sono riuscito e sembrava che entrambe le sconfitte fossero la mia condanna. 

    Non voglio stare in un mondo che mi dà possibilità e non mi accetta per quello che sono.

  2. 17 ore fa, Gazza dice:

    Purtroppo, come per tutti i concorsi pubblici fatti in Italia, le raccomandazioni sono la prassi e probabilmente come dici tu la motivazione in molti casi era "di comodo". Prova però tu a riflettere su te stesso e chiederti se ti senti psicologicamente adatto a questo tipo di vita. 

    Non vedo perché non potrei. Mi impegno sempre in tutto quello che faccio, do anima e corpo per raggiungere i miei traguardi. Inoltre, è entrata gente che non aveva voglia di fare niente o che era mentalmente meno matura di me. Io proprio non capisco perché non esista meritocrazia.

     

  3. 22 ore fa, Gazza dice:

    Ciao... La vita militare è dura, e i requisiti per entrare nell'esercito sono molto selettivi, sia a livello fisico che psicologico. Posso chiederti se sai quale è stato il principale motivo per il quale hai fallito i due concorsi?

     

    Il primo concorso è stato per l'accademia militare di Modena e li non ho superato un esame che oggettivamente era molto difficile. Per quanto riguarda il secondo sono stato escluso dal concorso perché la commissione ha voluto cosi. Mi spiego meglio, date le 12000 candidature per i 1400 posti molti, sebbene meritevoli, sono stati scartati con la seguente motivazione: scarsa adattabilità alla vita militare. Questa "motivazione" è stata a 3/4 degli scartati. Le opzioni sono due: o siamo tutti incapaci di vivere in quella realtà oppure non sapevano come dare l'idoneità a coloro che non andavano a genio o non erano raccomandati. Penso che il secondo parere sia il più plausibile

  4. Salve, 

    Sono un ragazzo di 20anni ed ho un problema. Fin da quando ero piccolo il mio sogno era diventare un soldato. Dopo due concorsi pubblici, con esiti negativi, per entrare nell'esercito, la mia vita è cambiata completamente. Ho dato tutto me stesso per il mio sogno. Mi allenavo 3-4 ore tutti i giorni, week-end compreso, seguivo una dieta, ma ho abbandonato gli amici per diversi motivi: costituivano un ostacolo (erano dei "falliti" e io avevo bisogno di vincenti, si drogavano e bevevano) e spesso ero troppo stanco, sia fisicamente sia mentalmente, per uscire. Al termine di due fallimentari tentativi mi sono ritrovato solo e con un sogno che ormai mi sembrava inarrivabile. Sono cambiato completamente: da ragazzo socievole, felice e con un sogno, sono diventato un pessimista, triste e solo. Ho passato mesi chiuso in casa forse perché mi vergognavo di me stesso. Ero ormai nelle tenebre e non riesco ad uscirne. Ora ho paura ad uscire, a stare in mezzo alla gente, sono solo come un cane e sembra che tutti mi evitino come la peste. Persino i miei genitori sembrano non interessarsi a me poiché dopo 6 mesi non sono stati ancora capaci a leggere nel mio cuore. Mi ripetono "esci", "anche stasera in casa?" e ciò mi fa stare male perché non ho nessuno con cui poter uscire. All'inizio era diverso. Sentivo che la solitudine poteva solo rendermi più forte, con il tempo questa diventò la mia unica amica e ogni qual volta qualcuno mi scriveva lo vedevo come un segno di ipocrisia. Piano piano, ho capito che non volevo essere solo, volevo qualcuno con cui ridere, litigare, uscire ma ormai era tardi. Anche volendo non riuscivo più a stare con le persone. Ad esempio, mi vergogno a dirlo, evito di passare dove ci sono gli altri, piuttosto allungo la strada di chilometri, oppure quando mi suonano alla porta faccio finta di non esserci. Ora però non ce la faccio più. Continuo a prendere in mano quel coltello sperando di riuscire a farla finita, ma non ho il coraggio. Non sono felice e dubito che la felicità esista. Forse questo è il mio destino.

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