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seabreeze

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  1. Buonasera a tutti, la mia storia può sembrare comune a tanti ma ha certi aspetti che tuttora non riesco a spiegarmi bene e che spero mi aiuterete a razionalizzare. Allora pochi anni fa mi sposo con una ragazza abbastanza giovane (poco più che ventenne). Sembra tutto perfetto, sembra la persona ideale: dolce, bella, timida, dotata di valori, premurosa, romantica, dedita a me, forse fin troppo legata e gelosa ma all'epoca, innamoratissimo anch'io, non può che farmi piacere. Dopo il matrimonio le cose si complicano un po'perché dobbiamo affrontare difficoltà concrete di non semplice soluzione (lei studia ancora e da non frequentante, ha una malattia cronica che le causa dolore, la casa che abbiamo comprato ha difetti evidenti, il mio lavoro è frustrante, le nostre famiglie mettono più stress che altro). In particolare io inizio ad essere insofferente a una situazione che pare di perenne stallo, le metto pressioni sullo studio e inizio a scaricare su di lei alcune mie frustrazioni. Lei inizialmente non crea problemi e comunque tutto procede abbastanza bene, i litigi non sono frequenti e ci amiamo molto, solo i rapporti intimi sono diminuiti da quando eravamo fidanzati ma pare normale. L'estate scorsa però, mentre lei è in cura con un farmaco alquanto pesante per la sua malattia cronica di tipo autoimmune, temiamo possa essere incinta per un ritardo. Dico temiamo perché non saremmo per nulla preparati: abbiamo un solo reddito, casa nostra non può ospitare un nuovo elemento, in questo caso un piccolo ospite, lei non sta bene, noi siamo soli in una città dove non potremmo avere appoggi. Inoltre ci sono concrete possibilità l'eventuale bambino nasca malformato a seguito di questa cura. Allora io impazzisco andando nel panico: dico cose che non penso e francamente orrende (aborto, affido), tra l'altro proprio io che sono contro l'aborto. Lei dirà più tardi che questa reazione è ciò che l'avrà ferita maggiormente e fatto perdere la stima in me. Nei mesi successivi le cose tra noi si logorano a poco a poco, lei prende a criticarmi più apertamente mentre prima mi vedeva quasi come una divinità, iniziamo a litigare anche violentemente (violenze verbali mie, quando perdo il controllo e più subdole le sue nell'aizzarmi o comunque nel non farmi comprendere i reali motivi del suo astio), i rapporti intimi diminuiscono ancora fino quasi a cessare perché siamo scioccati all'idea di una possibile gravidanza dopo l'esperienza nefasta dell'estate, lei scopre mie foto nudo di tipo autoerotico, fatte durante l'ecitazione solitaria sia per frustrazione sessuale sia per scaricare la tensione. Lei arriva a pensare che preferisco me stesso a lei, ipotesi suffragata anche dal fatto che non riesco a venire dentro di lei (come in nessuna altra donna). Poi ci sono altri episodi spiacevoli in cui perdo il controllo, mai con le mani però, tranne due casi: uno in cui la sposto per uscire di casa a seguito di un litigio e l'altro in cui le trattengo l'avambraccio con una certa forza. Me ne pento subito ma sento qualcosa si è rotto. Lei a Capodanno lamenta il fatto non riesco a venire dentro di lei e io, sapendo che ciò potrebbe portarmi a problemi nell'atto fisico, le dico frettolosamente di non farmici pensare. Lei fraintende e le sembra che non m'interessi la cosa. Nei mesi successivi le cose un po'si stabilizzano ma è strana, molto, sembra come su un altro pianeta. Abbandona la cura della casa cui teneva tanto e anche della cena insieme, sembra quasi sia in imbarazzo a trascorrere del tempo con me. Mi annuncia poi che è stata inserita in un programma per cui si recherà in un altro continente ciclicamente per studiare inglese per una settimana. Mi pare strano che le paghino volo, hotel e tutto per effettuare corsi di una sola settimana ma mi fido ciecamente di lei, non mi ha mai dato motivo di dubitare del contrario. Parte a febbraio e maggio, anche per avere più crediti formativi, a suo dire. A giugno scopro da una signora che parla inglese che mia moglie mi ha tradito da gennaio con uno straniero di molto lontano.. Mi casca il mondo addosso ma sono disposto a superare insieme la cosa, a rimettermi in gioco con umiltà e forza d'animo, anche lei sembra convinta. Nei giorni successivi però si distacca sempre di più finché mi annuncia sarebbe tornata dai suoi. Le chiedo di non partire, tutto inutile. Dice che nutre molta rabbia per me e che vuole superarla, inoltre che un periodo le servirà per far ripartire le cose tra noi col piede giusto. Sarebbe stata via solo una settimana secondo le sue previsioni. Invece, messaggi sempre più radi, sempre più irritati e algidi. La settimana diventa un mese. La sento scivolare via ma mi pare assurdo voglia terminare il nostro matrimonio, come invece mi annuncia di persona qualche giorno fa. Mi confessa di essere seguita da un terapeuta, di aver capito che nostra relazione è stata sempre insana, basata su dipendenza affettiva prima sua, poi mia, che dal principio ha accettato di tutto pur di non perdermi, che non abbiamo affrontato alcun problema come coppia, che non vede la possibilità di alcuna compatibilità tra noi in alcun caso (e pochi giorni prima diceva di amarmi e mi baciava appassionatamente). Di fronte alla mia apertura, alla mia disponibilità totale a migliorarmi come uomo, di mutare vita e ricercare qualcosa di meglio per entrambi, con l'aiuto di tutti, lei reagisce con una chiusura netta, affrettata e definitiva. Quando le chiedo cosa provi per l'uomo con cui mi ha tradito pare tentennare e diventare reticente. Afferma di non sentirlo ancora "perché la moglie gli sta addosso". Una risposta che vale molto più di mille spiegazioni. Sono quindi certo il legame emotivo con questo tizio è ancora esistente e ha soppiantato definitivamente qualsiasi connessione passata o eventualmente da restaurarsi con me. Mi casca il mondo addosso ma non posso che accettare la decisione, pur pazzesca per una che ha sembra proclamato certi valori e si è sempre detta convinta che le difficoltà in una coppia si superano, che siamo una famiglia e non bisogna mai arrendersi. Inoltre, credo che quelle che ha accampato come motivi della rottura siano problemi superabili con impegno, tempo e buona volontà, mentre tutta la parte psicanalitica sia stata da lei manipolata e rielaborata per giungere al suo scopo, ossia troncare in modo rapido e indolore con me. Aveva dipendenza affettiva? Bene, basta riequilibrare tutto, parlarci schiettamente di tutto. Ho fatto errori pesanti? Sono il primo ad averlo ammesso, ma sono un uomo: so compiere un lavoro su me stesso, sono certo di essere in grado di assicurare tali fatti negativi non sia abbiano a ripetere. Proprio perché ci siamo fatti vicendevolmente del male, potremmo col tempo ricominciare col piede giusto. Sarebbe tutto possibile, ma per lei ora la fiducia non esiste né esisterà più (sarà divenuta preveggente). Ironicamente è lei ad accusare me di vedere bianco o nero, quando mi pare testardamente drastica e drammatica nel considerare tutto così nero e da bocciare senza appello ciò che c'è stato tra noi e che le ha portato anche felicità. Molte cose, è chiaro, erano da cambiare ma gettare alle ortiche vari anni di vita e un matrimonio in cui credevo ciecamente mi rende perplesso. Nulla si spiega se non una perdurante presenza del legame emotivo-sentimentale con l'amante. Voi che ne pensate?
  2. Sono un ragazzo sano sui 30 anni, mi piacciono le donne e non ho altre fantasie lo garantisco, ma in tutta la mia vita non sono mai riuscito a concludere dentro una donna, nel suo sesso. La cosa può piacere all'inizio dato che duro praticamente all'infinito, ma poi causa frustrazione. Il problema è che non ne conosco il motivo. In adolescenza o quando non avevo relazioni mi sono dedicato spesso ad atti autoerotici ma non so se quello è il problema. Nel senso che facendo l'amore con una donna ci vado vicino ma è come mancasse la stretta finale (anche chi ce l'ha stretta o sa contrarre i muscoli vaginali non può certo avere la stretta delle dita di una mano), quindi mi affanno e affatico ma alla fine non vengo. Mi deve toccare lei o dedicarsi con la bocca (scusate il lessico esplicito). Non so davvero come uscirne. Leggo che bisogna lasciarsi andare ma davvero non so come fare.
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