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Claudia1982

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  1. Lui mi da la colpa che io ho sempre saputo che lui un giorno sarebbe rientrato giù e che prima di sposarci, gli avevo promesso che lo avrei seguito. Solamente che poi, da quando lui è giù, iho preso consapevolezza dei nostri problemi di coppia e di tutto il bagaglio che mi aspettava giù una volta scesa. Ovviamente la domanda che tu fai, è la stessa che mi attanaglia nel procedere in un verso o nell'altro...
  2. Io ho perso i miei genitori, mia madre 8 anni fa e mio padre sei mesi fa...quindi ti lascio immaginare in che situazioni io mi sia ritrovata, con un marito lontano e completamente "sola" ad affrontare tutto. Adesso per fortuna, ho trovato un equilibrio, ma non è stato facile... ed in tutto questo , da parte sua neanche un minimo di riconoscenza, anzi, quello che si sacrifica è lui, che sta lontano dalla famiglia e dai figli e che viaggia per venire a Roma! Detto questo, dico tutto...
  3. Io non venderei mai la casa di Roma, perchè è la "mia" casa, la mia certezza, nel posto dove vivo e dove sono nata e dove ho costruito tutta la mia vita, insieme a quella dei miei figli. Trasferirmi in Calabria non è umanamente possibile, in primis, con un marito profondamente egoista e maschilista, frutto di un retaggio culturale che non si può cambiare, Mi ha imposto di vivere nel palazzo di famiglia, in un appartamento da ristrutturare sopra a quello dei genitori. Nello stesso palazzo dove vive la nonna e anche la zia. Io ho provato tante volte a proporgli un'alternativa, nel comprare una casa altrove, in un altro paese vicino, ma lui non ne vuole sapere. Dice che il mio è solo un capriccio e magari gli farei comprare una casa per poi comunque non trovarmi bene giù, perchè per lui , il problema non sarebbero i suoi genitori tra noi. Pertanto ,prendere il pacchetto è questo, prendere o lasciare. Capisci bene, che per me è una soluzione "folle". Però al tempo stesso tengo alla famiglia ed è difficile prendere altre scelte...
  4. Buongiorno, sono 4 anni che mio marito, originario della Calabria, è tornato a vivere nel suo paese per proseguire l'attività dei suoi genitori. Io sono nata e cresciuta a Roma, lavoro qui ed ho una casa nella mia città. Ci siamo sposati a Roma ed è qui che abbiamo creato la nostra famiglia. Il problema è che con la distanza, ho preso consapevolezza dei miei problemi con mio marito (che presumo sia affetto anche da un disturbo della personalista di tipo narcisistico) a cui si aggiungono i malumori della sua decisione di lasciarci soli qui a Roma. Lui ha sempre desiderato tornare a vivere nel suo paesello ed io l'ho assecondato dicendogli che lo avrei seguito. Ma non immaginavo di certo che lui avrebbe preso questa sua decisione cosi in fretta e per giunta lasciandoci così da soli (all'epoca mio figlio più piccolo aveva a malapena un anno e mezzo). Lui tuttora, sta giù e non ha la minima intenzione di rientrare, anzi, aspetta che siamo noi a trasferirci giù, sperando che di trovarmi lavoro lì, cosa alquanto difficile, visto il lavoro che faccio ... (dipendente di banca). Per giunta, non tollero il fatto che lui sia totalmente invischiato con i suoi genitori (è tornato a vivere in casa con loro) giorno e notte, ed anche se mi assicura che non saranno mai motivo di attrito tra noi una volta giù, io non faccio che litigare con lui per loro, perchè ogni volta, lui prende le loro difese..quindi non oso immaginare che vita d'inferno potrei fare, solo lontanamente immaginando un futuro giù! Pertanto ormai sono mesi e mesi, che il nostro matrimonio è in crisi, perchè io sono piena di "rabbia" nei suoi confronti e lui si chiude nel suo silenzio, ignorando i miei stati d'animo. Mi sembra quasi che ormai si stia tirando avanti qualcosa di già rotto. Io, però attribuisco un valore molto grande all "famiglia", quindi non riesco a fare quel passo che mi permetta di chiudere questa storia e molte volte penso che sbaglio solo a pensare di mettere fine al mio matrimoni. Secondo voi, cosa dovrei fare?
  5. Ieri sera abbiamo di nuovo preso il discorso. Lui mi vede fredda, distaccata come non mai e mi chiede se a parte i nostri problemi di distanza e incomprensioni, c’è ancora la “voglia” di proseguire il nostro cammino insieme. Io gli rispondo che non sto bene, che sto soffrendo molto per questa situazione, perché io ho preso coscienza che “non voglio scendere giù in Calabria, almeno alle condizioni che lui mi propone”, ma al tempo stesso mi chiedo come alla lunga potrebbe durare un matrimonio a distanza, vedendosi una volta al mese per 4/5 giorni al massimo. Così gli ho proposto un’alternativa valida per me, a salvare tutto, e al tempo stesso una via di mezzo tra i suoi ed i miei bisogni. Gli ho detto di non iniziare i lavori nell’appartamento sopra ai suoi. Gli ho detto che si potrebbe acquistare casa a Crotone, che dista una mezz’ora dal suo paese. Una posizione “neutrale”, lontana da tutti che ci permetta di mantenere la nostra integrità e libertà di coppia. Poi Crotone, almeno è carina, è una cittadina, che si avvicina già di più allo stile di vita a cui io sono abituata. Una cittadina che mi permetta di sentirmi libera e non controllata, di uscire a fare una passeggiata per negozi, che offre sicuramente di più di un paesino di 5.000 abitanti, anche per i nostri figli. Lui potrebbe viaggiare, portare avanti il suo discorso dell’azienda di famiglia. Pe far questo, però, dovrebbe vendere la casa al mare (meglio! almeno elimino anche il problema casa al mare nello stesso villaggio dei suoi), per estinguere il mutuo che è stato acceso pochi anni fa per acquistarla, ed avere quindi la possibilità di avere una rata più alta per acquistare un appartamento a Crotone. Lui non l’ha presa bene. Dice che è da pazzi. Dice che io sto già oltre, che ho preso una posizione come mai, che sto già in separazione nella mia testa. Che non gli sto andando incontro e che sono irremovibile. Io?!!!! Io gli ho risposto, che come io rischio, lasciando tutto a Roma, scendendo in Calabria, anche lui potrebbe rischiare acquistando una casa che mi faccia vivere bene questo trasferimento, che già di suo, è molto complicato da accettare per me. Almeno mi mettesse in condizione, di “traslare” lo stile di vita che ho a Roma, a Crotone. Ed è l’unico modo per me. Lui continua a dire che mi faccio dei problemi inutili, perché i suoceri se si farà l’ascensore nel palazzo neanche l’incontrerò e che i suoi nonni chissà per quanto tempo ancora vivranno visto che sono anziani. Lui mi dice “io voglio te, qui a casa con me, noi 4!” Niente, non ha intenzione di capire. Continua a ripetere che ha fatto il sacrifico di aspettarmi a Roma per 14 anni, mi ha “dato tempo” tutti questi anni per sentirmi pronta ad affrontare questo passo. Oggi invece si trova ad aver aspettato tutti questi anni, investendo soldi e soldi su Roma, per ritrovarsi solo, perché sua moglie non scende più in Calabria. Io nel frattempo ho cercato degli appartamenti a Crotone e glieli ho girati. Ma la vedo dura… davvero dura...il problema, sto capendo che in realtà è più “Suo” che mio! Lui si era fatto un progetto di vita nel suo paesello, casa e bottega vicini. Adesso viaggiare lo destabilizza, però se lo avessi fatto io al contrario (viaggiare dal paesello a Crotone) sarebbe andato bene. E poi credo che si faccia anche il problema di dire ai suoi, ai nonni, che di quella casa sopra a loro non se ne farà niente. Non vuole passare per quello che si fa “comandare” dalla moglie, perché è molto probabile che è quello che gli direbbero loro. Che è il sottone di sua moglie. Pensa d'incartarmi, dicendomi, di dargli tempo che farà tutto quello che io desidero, ma intanto di provare a vivere in quella csa. Seee...io gli ho risposto "NO", non gli faccio ristrutturare un appartamento, per cosa...per venderlo poi? Perchè per comprare un'altra casa, lo dovrebbe vendere...lui dice che non fiducia in lui. Io gli rispondo che io sono chiara come non mai. Che se lui ristruttura quell'appartamento, o lo venderà o ci andrà a vivere da solo! Soldi buttati! Inoltre, dulcis in fundo, mi dice “che lui non mi chiederebbe mai di fare le valigie per andare a vivere a Crotone!” , a lui Crotone non piace, perché cambia poco da Roma, lui non vuole vivere in città , a lui piace la vita calma del paese. Io gli risposto, che lui considera solo quello che sono “i suoi desideri”, e continua a non considerare i miei. Io una soluzione l’ ho trovata ed è l’unica che ci potrebbe salvare, consentire un giusto compromesso tra il suo “sogno” di mandare avanti “l’azienda di famiglia” ed il mio bisogno di stare più lontana possibile dai suoi. Già ci lavora tutto il giorno insieme, almeno la sera ed il we ,non voglio condividerlo con nessuno! Io sono più convinta che mai. Se non cercherà di venirmi incontro in questo modo, io continuerò a vivere a Roma in un rapporto a distanza con lui. Chi vivrà, vedrà.
  6. Ho affrontato il discorso con mio marito e mi trovo ancora più in crisi.Gli ho detto a chiare lettere che non ho intenzione di scendere giù. Il motivo non è semplicemente legato al fatto di andare a vivere in Calabria, con tutte le difficoltà che ovviamente un trasferimento di questo tipo comporterebbe…ma principalmente perché lui mi ha imposto di andare a vivere sopra ai suoi, una casa al mare nello stesso villaggio dei suoi. Gli ho ripetuto che vorrei da lui un po' di comprensione e che apprezzasse il mio gesto di lasciare tutto per raggiungerlo, ma almeno di mettermi in condizione di vivere bene! Ed il mio vivere bene non è trovandomi i suoi ogni giorno davanti!Lui non accetta compromessi, perché per lui, anche se vendesse la casa la mare oppure trovassimo casa in un altro posto, i problemi ci sarebbero comunque. Perché i suoi genitori non sono persone invadenti né che creano problemi; per lui sono io che non li sopporto, che ho un blocco e vedono demoni dappertutto e che mi dovrei far curare! Anche il fatto che gli nego un mazzo di chiavi da usare solo ed esclusivamente se serve a noi per le emergenze, ne è una prova.Lui mi ha detto che lo “devo seguire, senza condizioni”!Mi sono cadute la braccia a terra, perché niente, non vuole capirmi, quindi non oso immaginare una volta lì cosa dovrei accettare!Anzi le sue parole sono state che se io non scendo ci dobbiamo separare.Che io gli ho rovinato la vita, che il suo compromesso è stato aspettarmi per 13 anni che io scendessi giù e che se ora mollo tutto, io non perdo niente, perché ho il mio bel lavoro, una casa ed i figli. Lui sta riniziando tutto daccapo con il lavoro, una casa da finire ed i figli lontano, che se ci lasciamo, quando viene a Roma, deve prendersi anche un albergo, perché non ha la possibilità di affittarsi un’altra casa in questo momento.Il bello che lui ha parlato di “separazione”, non io! Io gli ho solo detto, che se lui mi obbliga ad andare a vivere in quel palazzo, io non scendo e si continuerà un rapporto a distanza come adesso. Lui non vuole pensare ad un’altra casa! Nello stesso palazzo, con tre rampe di scale ha casa e ufficio e non vuole cedere ai mie capricci stupidi! Tanto la sottoscritta, chissà quanti chilometri dovrebbe macinare per raggiungere il lavoro in qualche altro paese!In questi giorni, ho deciso appunto di cambiare delle cose della mia vita che non vanno bene. Devo iniziare da me stessa prima di tutto. Perché finchè accetto passivamente questa situazione, finirò di ammalarmi seriamente e di rovinare il matrimonio.Ebbene, ho iniziato innanzitutto, decidendo di rientrare “in presenza in ufficio”. Dopo due anni, essermi annullata tra Covid, figli, casa, lavoro, in casa da sola, senza parlare e scambiare una parola con nessuno, senza aver un supporto né fisico né morale, ho deciso, di organizzarmi un po' con l’aiuto di mio padre e una baby sitter, di riprendere a lavorare fuori casa.Sembrerà banale, ma il semplice fatto di vestirmi, truccarmi, confrontarmi a lavoro con i colleghi prendere un caffè e scambiare una chiacchiera…sembra chissà quale conquista sia per me (sono tre anni, tra maternità prima e poi Covid che sono a casa) e mi fa molto bene, mi rende nuovamente viva!Ne ho parlato con lui, e non l’ha presa molto bene, perché dice che cambio idea continuamente.. che prima non volevo rientrare in presenza per gestire meglio i bambini e perché mi trovavo bene così, adesso invece dico esattamente il contrario, perché sento la necessità “di fare chiacchiere con i colleghi” e così facendo quando lui verrà a Roma io, sarò in ufficio e passeremo meno tempo insieme oppure non potrei approfittare di lavorare in smartworking per scendere giù. Io gli ho spiegato, che lo smartworking, semmai, lo terrei per le malattie dei bambini e cmq anche per i giorni che lui è a Roma. Discorso, stamattina decaduto, perché nonostante la proroga del Decreto fino al 31 Dicembre, la mia banca ha deciso di interrompere lo smartworking a priori.Quindi sarei stata obbligata a prescindere a rientrare in presenza, anche senza la mia decisione.Comunque, Io per rassicurarlo, gli ho spiegato di capirmi, che invece di ragionare “egoisticamente”, avrei voluto invece che lui stesso mi incitasse a ritornare alla mia normalità. Lui lavora, sta tutto il giorno fuori con colleghi, clienti, la sera parla con i genitori a casa, io invece mi sono annientata come “donna”, vivendo esclusivamente in funzione dei figli e delle problematiche quotidiane, aspettando solo quei pochi giorni che lui rientra a casa. Beh sono stufa!Ho bisogno di riprendere un po' di vita sociale, vedere le amiche per un caffè, un aperitivo, insomma fare qualcosa che mi faccia stare meglio.Ovviamente delle cene e degli aperitivi, devono ancora parlargliene…e immagino già la reazione…Insomma, io non so più se sbaglio ,se sbaglia lui.Sono arrivata a pensare che forse anch’ io mi sto freddando e ragiono egoisticamente. Ma lo faccio per “sopravvivere” e trovare un nuovo equilibrio che mi faccia vivere meglio questa distanza. Che faccio, smetto di vivere se nessuno mi chiama giù per un lavoro e se la situazione con lui non si risolve?Però, sto male, mi fa male sentire lui e vederlo cosi ,perché lo amo e per la prima volta da quando lo conosco, lo sento vulnerabile, debole, lo sento perso, non sa più come prendermi , ma al tempo stesso non cede di un millimentro dalle sue posizioni.
  7. Mi trovo in un momento della mia vita, molto molto complicato, e purtroppo non si può definire neanche più momento ormai, dal momento, che va avanti da quasi due anni. Cercherò di essere più sintetica e precisa possibile. Il problema principale è uno. Mio marito, originario della Calabria, a seguito della pandemia, ha lasciato Roma,la città dove abitiamo insieme ai nostri due figli e di cui io sono originaria, per rientrare nel suo paese natio. I suoi genitori hanno in Calabria, una lavanderia industriale, e lui anni fa, ha deciso di aprire un ramo anche a Roma, ma lavorando prettamente nel settore alberghiero, nel 2020, a causa della forte crisi del turismo nella Capitale, ha deciso di chiudere su Roma e rientrare giù, iniziando a prendere le redini dell’attività di giù, che i suoi mano mano gli lasceranno (forse???). In realtà, la pandemia non ha fatto altro che accelerare i tempi di questo suo trasferimento. Il suo desiderio, è sempre stato quello di rientrare giù un domani, ed è stato il motivo principale per cui abbiamo passate grandi crisi in passato, a causa della mia ritrosia a scendere. Diciamo, che mio malgrado, adesso mi sono decisa nel fare questo passo. E’ stata una decisione, molto forzata dall’evolvere dei fatti. Perché dopo quasi due anni, sola a Roma, gestire due figli piccoli, da sola, con il lavoro e praticamente con zero aiuti, è fattibile fino ad un certo punto, fattibile fino a che la testa mi assista! La mia “fortuna” nella “sfortuna” è stata quella di poter lavorare in smartworking da casa per ben due anni, ma non vi dico comunque le difficoltà nel lavorare da casa quando mio figlio piccolino un giorno e l’altro pure non andava a scuola perché stava sempre male. Qui a Roma, posso contare solo sull’aiuto di mio padre, che alla veneranda età di 77 anni, non è che sia proprio un giovincello, ha avuto anche un’ operazione importante lo scorso anno, deve fare delle visite di routine, quindi non mi sento di sovraccaricarlo tanto. Mia madre, l’ho persa alcuni anni fa. Mie sorelle, hanno famiglia, figli e lavoro, quindi non chiedo nulla. Pertanto, la mia scelta è stata obbligata. L’idea di andare giù, abitare nel palazzo di famiglia, nell’appartamento sopra ai suoceri e ai nonni, non mi alletta proprio, anzi, mi disturba parecchio. Ma lui è stato irremovibile su tutto, quella deve essere la nostra casa, come anche al fatto che lui non ha la minima intenzione di ritornare a Roma. Lui mi ha aspettato per 12 anni, adesso è venuto il momento per me di seguire lui, se lo amo davvero. Queste sono state le sue parole. Trattative zero. Due anni fa, ho acquistato (con mutuo), una bella casa grande, ho il mio lavoro in banca da 13 anni, i bambini vanno a scuola qui, hanno i cuginetti, insomma la loro vita qui. Per non parlare delle prospettive di lavoro future per loro qui a Roma, che essendo franchi, non potranno mai essere le stesse in un paesino sperduto della Calabria. Però, è vero che adesso hanno bisogno anche del loro papà, come io ho bisogno di mio marito vicino, perché mi sento “tremendamente” sola. Ho deciso di preparare il mio bel curriculum, affinché mio marito, possa trovarmi un “posticino” in banca giù. Ma ad oggi è ancora tutto fermo. La mia decisione non è che sia sempre così limpida, con mio marito spesso litighiamo, perché abbiamo due caratteri forti, ma la mia paura principale è legata al fatto che una volta giù, lui con il carattere autoritario possa in qualche modo portarmi a fare ciò che dice lui. Ho anche paura, di non sentirmi più libera, libera di avere la privacy, i miei spazi, insomma la vita che ho qui e che voglio mantenere giù, ad ogni costo. Ho paura di non essere libera nel parlare e dire se qualcosa non mi sta bene dei suoi, perché potrebbe scatenare una lite con lui. Vi porto ad esempio, l’ultima discussione che abbiamo avuto oggi. Io non voglio in alcun modo che i miei suoceri abbiano le chiavi di casa nostra. Noi avremo due case in Calabria, una al paese (dove dovremmo andare ad abitare, sopra ai miei suoceri e ai nonni) e l’altra al mare (nello stesso villaggio dei suoi genitori). Ebbene, mio marito spesso perde o dimentica le chiavi. Forse a causa di nostro figlio piccolo, non si è ritrovato più le chiavi di casa al mare e adesso è costretto a cambiare la serratura e vorrebbe dare una terza copia ai genitori. Io gli ho detto, che lui sa, che io non sono d’accordo. Lui mi risponde che tutti lasciano una copia delle chiavi a qualcuno, per le emergenze e che sono io quella esagerata e che non può vedere i suoi. Mi ha detto che mio padre ha le chiavi di Roma, e perché i suoi non possono avere le chiavi di casa giù? Io gli ho risposto che mio padre non abita né nello stesso palazzo né nello stesso condominio e che comunque dal momento che io abiterei giù, non avremmo più di questi problemi dal momento che le chiavi le avrebbe lui, io e nostro figlio di 12 anni. E che semmai, ai suoi, potremmo lasciarle quando partiamo e siamo fuori per un viaggio per riprenderle al nostro rientro. Niente a lui, non sta bene, dice che le lascia semmai in un cassetto del suo ufficio e punto, non si discute! IO gli ho risposto che se venissi a sapere che le chiavi le ha lasciate ai genitori o in qualche altro posto, farò succedere un finimondo! Ultimamente, discutiamo spesso per motivi economici, diciamo che lui giù guadagna quanto avrebbe guadagnato stando a Roma, ma non lo vuole sentir dire, anche perché lui è convinto che a parità di soldi, giù si viva meglio e che sta lavorando per noi, per la sua famiglia, per farci stare meglio su ogni punto di vista. La cosa che più mi manda in bestia ed il suo mettere in discussione il nostro rapporto, per ogni discussione. Dalla più banale delle liti, tutto diventa un cataclisma, ed io sinceramente sono stanca di sentirmi sempre in bilico con lui. Questo contribuisce alle mie indecisioni nell’affrontare con completa serenità questo passo. Quindi il primo problema è la distanza, il secondo è la mia insicurezza sul nostro rapporto. Starò facendo la scelta giusta? Mettere a repentaglio tutto per lui, rinunciare a tutto per lui. E se poi le cose non dovessero andare bene, se con i suoceri vicino non mi trovassi proprio, come farei? Mica posso ritrasferirmi a Roma, e far fare su è giù ai bambini così! Per non parlare se poi lo ritrovo il mio lavoro in banca dalla Calabria a Roma, che mica stanno tutti ad aspettare me! Mi sento come in una trappola, da cui non riesco ad uscire e a trovare soluzione, per paura delle conseguenze che potrebbero avere su tutto. Le sto provando tutte, ma purtroppo non va, addirittura adesso spero che questo mio trasferimento in Calabria non possa arrivare mai! Non sto bene, sono depressa e frustrata e per questo ho deciso di intraprendere per la prima volta nella mia vita, un percorso di coppia con una psicoterapeuta. Lui, ovviamente trovandosi in un certo senso obbligato, anche se a malavoglia ha deciso di farlo con me. Adesso, ho bisogno di un parere, perché mi sto ammalando seriamente per questa situazione di merda. Ovviamente per lui, i problemi che mi faccio, sono futili e senza senso. MI faccio prendere da delle paure inutili.
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