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Ace

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  1. Gentilissimi, Trovo che questo spazio sia fondamentale per avere un consiglio da chi se ne intende, anche solo per averne un punto di vista esterno da cui provare a guardarsi e cercare di lavorare. Ho 36 anni. Da piccolo spesso assistivo alle litigate dei miei genitori, in particolar modo alla violenza di mio padre contro mia madre, che la picchiava. I primi ricordi che ho di ciò risalgano a quando avevo 3-4 anni ma sono certo che anche prima accadeva, anche se non ne ho memoria conscia. Spesso quando litigavano la notte, mi ricordo che correvo giù in salotto e mi mettevo davanti alle gambe di mia madre per tenere lontano mio padre. E lui continuava con la sua rabbia per lunghi minuti. Ricordo che per un periodo presi a chiamarlo per nome, rifiutando il termine papà. Io amavo e amo ancora mia madre con cui ho un rapporto di intensa molto profondo, al contrario ho sviluppato anaffettività verso mio padre, verso i suoi modi burberi e spesso pazzoidi che ha di approcciare alle persone e nel sociale. Da piccolo ricordo che quando mi prendeva in braccio detestavo il pungere della sua barba. Più tardi, in adolescenza, ho cominciato a non accettare il cambiamento del mio corpo. Vivevo lo spuntare dei peli sulle gambe come traumatico, a maggior ragione perche mi ricordava lui. Abbiamo sempre avuto grandi liti, perché reagivo alle sue reazioni. Oggi lo ignoro e non lo considero, senza più raccogliere le sue provocazioni. Purtroppo tutto questo ha fatto sì che crescessi con una preferenza verso il mio stesso sesso, ma che non ho mai accettato, né mai accetterò. Anzi mi sono adoperato per vincere tale impulso e anzi ho avuto rapporti solo con donne, benché l'istinto principale rimanga purtroppo quello. Addito la responsabilità di quello a mio padre, per il suo rapporto nei miei confronti che non ha mai saputo gestire. Oggi accetto serenamente il cambiamento del mio corpo dovuto all'età adulta ma non accetto ancora di mostrarmi ad esempio in pantaloncini corti davanti a mio padre. Ad oggi non sono fidanzato e, anzi, il vedere molti amici che si sposano e figliano accelera lo scorrere del tempo che sento sempre più scivolarmi tra le mani e mi manda in un grande stato di tristezza, senso di fallimento e inutilità. C'è una teoria psicologica che è in grado di spiegare questo comportamento della mente?
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