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smus

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messaggi di smus

  1. Aver paura d'innamorarsi troppo

    non disarmarsi per non sciupare tutto

    non dire niente per non tradir la mente

    è un leggero dolore che però io non so più sopportare.

    Non farsi vivo e non telefonare

    parlar di tutto per non parlar d'amore

    cercar di farsi un po' desiderare è proprio un vero dolore

    Abbandonarsi senza più timori senza fede nei falliti amori

    e non studiarsi ubriacarsi di fiducia

    per uscirne finalmente fuori

    Aver paura di confessare tutto

    per il pudore d'innamorarsi troppo

    finger che anch'io le altre donne vedo

    è un leggero dolor temere di mostrarsi interamente nudo

    e soffocare la sana gelosia

    e controllarsi non dirti che sei mia

    voler restare e invece andare via è proprio un vero dolore

    Abbandonarsi senza più timori senza fede nei falliti amori

    e non studiarsi ubriacarsi di fiducia

    per uscirne finalmente fuori

    Lucio Battisti

    Album: Una Donna Per Amico

  2. Come dice mia sorella.... mi sento le ossa molli ^_^

    Io dovrei sottopormi ad un intervento di circoncisione.. ed ho 23 anni :B):

    Dato che hai vissuto l'intervento in prima persona avresti voglia di dirmi in cosa consiste?

    Nel senso.... so che viene asportata la pelle *in eccesso*....

    Quello che vorrei sapere è la preparazione e lo svolgimento dell'intervento....

    Esiste l'opzione dell'anestesia parziale?

    Quanto dura?

    E' tanto doloroso rimuovere i punti?

    La *prima pipì* brucia tanto come si dice?

    Il glande scoperto rimane tanto sensibile?

    grazie

    Ciao, ti rispondo volentieri, e ti avviso intanto che è una cosa molto meno difficile di quello che sembra.

    L'intervento mi è durato circa mezz'ora, non di più, e mi sembra che avessero addirittura evitato l'anestesia, ma in ogni caso il dolore non è così insopportabile, è più l'impressione che suscita la cosa, e progressivamente il male si riduce a fastidio e poi il tutto si risolve.

    Non guardavo certo incuriosito a quello che facevano mentre intervenivano, quindi esattamente non so come proceda la cosa, ma quando ti operano, ricorrono sempre a medicazioni e bagnano le ferite, quindi anche se può un pò bruciare, è solo momentaneo, e anche se rimane un certo bruciore e sopportabile, l'abitudine fa presto a rendere non fastidiosa la cosa.

    Per quanto riguarda i punti, nel mio caso mi pare di ricordare addirittura che fossero fatti di un materiale bio-compatibile che si riassorbiva dopo poco tempo. O forse che l'asportazione dei punti non sia stata per niente fastidiosa.

    Non ricordo particolari bruciori per via della prima pipì. L'unica cosa è cercare di non muovere o spostare le medicazioni fino a che le devi tenere. Puoi far pipì quando vuoi, e anche se si sporca un pò la medicazione, non è niente di grave....del resto è un pò dura lasciare tutto puro e lindo...

    Il glande scoperto all'inizio rimane sensibile, ma dopo non molto tempo la pelle diventa più resistente, e non sentirai alcun fastidio a contatto con il resto.

    Certo, dopo l'intervento, è meglio non ammirare troppo la parte crogiolandosi per come è sistemata, è infatti gonfia e fa un pò impressione e fastidio (non dolore, certo non toccarti troppo) ma credimi, si ristabilisce tutto nell'arco di circa due settimane, e poi più lentamente puoi cominciare, non prima di un mese circa secondo me, a fare col pene quello che vuoi... Ti consiglio, ma penso te lo diranno anche gli urologi, di non avere rapporti sessuali nell'arco di un mese dopo l'intervento. I tessuti devono reintegrarsi bene del tutto.

    Sono andato in un ospedale a fare l'intervento, al reparto di urologia.

    Ciao.

  3. anche io avevo dovuto interrompere la mia prima terapia (durata però solo 8 mesi) causa trasferimento in un'altra città.... non è stato bello anche perchè con quella psi mi trovavo bene (e non avevo questo transfert così invalidante..... :rolleyes: )

    Ciao Froggy. Mi verrebbe da dire, un pò forse frettolosamente, che un transfert anche invalidante forse serve, proprio perchè si tocca con mano ciò che preme dentro, ci si rende conto di ciò che si vorrebbe REALMENTE comunicare, condividere con il/la psicologo/a, una volta investitogli il significato, i nostri desideri ecc...ma cercherò di leggere meglio gli interventi precedenti per capirci qualcosa di più.

    O forse dipende dal metodo del terapeuta...certo che se la persona da cui tu vai non è in grado di fornire una risposta utile alla comprensione di ciò che si muove dentro di te, o rigira sempre le frittate, o anzichè facilitarti nell'esplicitazione del vissuto non fa che andare in altre direzioni, allora può essere che qualcosa non funziona.

    Quando ho interrotto dieci anni fa quando dovevo trasferirmi, non ho particolarmente sentito la mancanza degli incontri, perchè la situazione era diventata abbastanza statica: ora, se dovessi cambiare città, andando a due ore di treno di distanza, potrei eventualmente continuare lo stesso ad andare: non lo so...

    Ho avuto pure io la colite alcuni mesi fa, ho dovuto un pò variare la mia dieta. Ho comunque di norma pesantezza di stomaco, mi si blocca spesso tutto lì, e tra il correre quotidiano e l'ansia, faccio fatica a limitare la cosa. Mangio di solito nervosamente, ed evito di comprare formaggi, pane, insaccati, dolci...che comunque spliluzzico a volte fuori casa, oppure uso il freezer. Dovrei prendere meno caffè, ma è dura...

    Purtroppo, però, non è sempre agevole individuare un rapporto preciso di causa-effetto. A volte mi sembra di essere abbastanza tranquilla e, invece, mi ritonano i problemi gastrenterici (compresa la gastrite nervosa); sarà che funziono a scoppio ritardato o che, magari, c'è qualche disagio che mi si muove dentro ma che non so mettere a fuoco...

    Non so se è così Marghe.... alla fine può essere che pur mettendo a fuoco la cosa, ciò non sia sufficiente, anzi... Forse cambiando stile di vita, o appagando i propri desideri....facile a dirsi.

    Mi sono sentito dire da persone un pò....così....che il mio blocco di stomaco ecc...ha a che vedere con il fatto che non riesco a mettere a fuoco problemi irrisolti: questo mi infastidisce.

    Forse in realtà "funzioniamo" troppo bene se il corpo ci dà così tanti segnali....

    Ciao

  4. Sono qui, ciao. Non escludo di provare eventualmente con una donna, e pure di questo potrei parlare con il mio attuale terapeuta: ho scelto facendo quel che mi sentivo, da lì sono partito, poi, si vedrà... con una psicologa forse sarebbe più utile, e inevitabilmente affronterei più direttamente certe cose: mmm.....

    Notte, e, se posso, un abbraccio. <_< !!!!!!!!

  5. Ciao. Confortante sapere di non essere l'unico ad avvertire il progressivo alleggerimento in denaro....grazie intanto Margherita per avermi indirizzato qui.

    E' la mia seconda terapia questa, iniziata da circa quattro mesi, tra poco sono a dieci sedute. La prima l'ho fatta per circa due d'anni presso un altro terapeuta, una decina di anni fa.

    Penso pure io, grosso modo, che un anno sia poco per un percorso terapeutico, anche se quando, come, perchè potrebbe finire, non lo so. Il mio psi mi parlava all'inizio di circa sei mesi, poi la cosa pare debba protrarsi a tempo indeterminato: la prima terapia, a circa 20 anni, l'avevo interrotta perchè stavo andandomene da casa dei miei, e dalla città dove era lo studio del primo psicologo.

    Adesso chi sa, potrebbe essere che analogamente la terapia prima o poi si interromperà visto che intendo cambiare lavoro e città.

    Lo scorso inverno ero alla ricerca appunto di un terapeuta, e uno dei primi spartiacque era il sesso: ho scelto un terapeuta maschio e non una donna.

    Non so se, alla luce dei miei problemi, forse andare da una psicologa mi avrebbe potuto aiutare di più.

    Ho anticipato quello che pensavo sarebbe potuto accadere: mi sono detto che visto che io vado a portarle tutte le schifezze che ho dentro, potrebbe essere difficile vivere una relazione terapeutica: brutalmente aggancio le mie esperienze, se così vogliamo chiamarle, di coppia, a quella che potrebbe essere la relazione terapeutica con una psicologa, e prevedendo il suo imbarazzo, disagio, o anche semplice disprezzo nonostante la comprensione, preferisco rinunciare, perchè i motivi che mi hanno spinto a ricorrere nuovamente a una terapia mi erano molto più facilmente confidabili a un uomo che a una donna. Si sarebbe potuto instaurare un transfert? Ho insomma anticipato tutto quel che non è successo, e ho scelto uno psi.

    Dopo circa dieci sedute, non so esattamente cosa dire circa il nostra relazione terapeutica. Ho una certa rabbia, e invidia, generalizzata verso di lui, che lui nota, che cerca di farmi dire, e che io cerco in qualche modo di esplicitargli. Dall'inizio ha insistito molto sull'importanza di instaurarsi un'alleanza, e mi ha più volte invitato a dirgli se c'era qualcosa che mi stava facendo arrabbiare, o che mi dava fastidio quando parlavo conlui. Gli dovrei dire che mi sembra un abile parolaio e imbonitore, ma questo penso sia legato a una mia diffidenza a priori. Ci stiamo lavorando su, e mi ha fatto per esempio notare alcuni miei atteggiamenti di aggressività nei suoi confronti, ovviamente senza giudicarmi per questo.

    Mi invita più volte a scrivere durante la settimana che passa tra una seduta e l'altra, e gli ho in questo modo riportato il mio senso di inadeguatezza verso di lui.

  6. P.S. Sei in cura da uno psicologo o da una psicologa? Qualche tipo di transfert? Se sì, perchè non fai un giro anche nell'altro topic?

    Sono in cura da uno psicologo: avevo molte resistenze ad andare da una psicologa: parlare un pò anche di questo potrebbe essermi utile.

    Il topic mi pare sia "E se ci si innamora dello psicologo?", giusto?

    Anche da parte mia, scusate se abbiamo monopolizzato questo.

  7. Ciao Margherita, a parte il triplo commiato che, per quanto inconveniente da inceppamento del pc, ha dato luogo a una particolare successione di sbadigli... ritorno sul discorso che hai fatto, per quanto sia difficile mettere a fuoco le cose, ma l'ho trovato condivisibile, anch'io con i miei dubbi d'accordo...

    Si può forse arrivare a un punto in cui è possibile chiedere al partner un aiuto, e allora il punto sta per esempio nel come glie lo si chiede, o in cosa significa propriamente aiutare, o nel fatto di essere in grado eventualmente di rinunciare a ciò di cui si ha bisogno, perchè con il tuo peso ci sai convivere, sai stare con te stessa, sperando comunque che il supporto arrivi, perchè la richiesta è, diciamo, legittima. Inoltre il punto sta nel fatto che il partner sia la persona giusta e abbia le tue stesse aspettative, fiducia ecc...

    D'altronde mi pare di capire che al momento non ti si stiano presentando, come del resto succede a me, alternative allo psicologo per condividere qualcosa che ci faccia migliorare.

    Ho di recente conosciuto una ragazza a cui sono interessato e che mi ha fatto un discorso analogo al tuo: vedremo...faccio i miei più cari auguri anche a te.

    Forse, e ben venga se la terapia può servire in tal senso, si può vivere il rapporto con una coscienza per cui il rapporto può funzionare, e del resto, se il problema comunque te lo porti appresso, negarlo o scansarlo ogni volta, non facilita le cose, nemmeno per ottenere l'aiuto, perchè no, che in un modo o in un altro il partner ti può fornire.

    Non ho meno dubbi di quanti ne abbia tu su questo problema, ma è possibile che facendo tesoro delle esperienze, con un lavoro di analisi, e con una persona veramente interessata a te, si possa venirne fuori...senza scusarti per quello che sei, sapendosi fermare come dici tu e dicendo che in questo momento sei così e hai bisogno di aiuto.

  8. Non so, su questa cosa ho ancora molto da mettere a fuoco, ma penso che colpevolizzarsi per il disagio che si sente serva solo a farlo aumentare. E' importante esserne coscienti, ma non autofustigarsi e stare sempre lì (per esempio) a chiedere scusa per come siamo. Dovremmo cercare di avere la forza di fermarci e dire che noi siamo così, in questo momento, e che abbiamo bisogno di aiuto.

    In bocca al lupo!

    Sono molto interessanti le cose che scrivi.

    buona notte.

    una curiosità: ho esplicitato al mio terapeuta quanto mi sentissi verso di lui una palla al piede, noioso ecc...ha fatto di tutto per dissuadermi, passando a esclamazioni di estreme stima e fiducia....a volte si creano situazioni abbastanza comiche, mi viene da pensare che si arrampichi un pò come può... ma questo alla fine mi fa un pò sorridere, comunque per ora procede...

  9. purtroppo sto imparando dai miei errori e non potrò più rimediare ma chi come voi è in tempo provi perchè ne vale la pena.

    Mi dispiace molto, capisco cosa significhi perdere il proprio partner in questo modo. Spero, e ti auguro tanto di vivere a pieno un giorno ciò che hai perduto, con la stessa o con un'altra persona. In bocca al lupo anche a te.

    Nella mia esperienza mi sono più volte ripetuto negli stessi errori: non basta esserne cosciente, anche se è un presupposto fondamentale, oltre però secondo me all'amore da parte del partner.

    Questa ansia di perdita, di allontanamento, o ci impedisce di esprimere il nostro amore, o porta a esplicarlo in modo ossessivo, non digeribile per il/la partner, o comunque rischia veramente di chiudere a malo modo il rapporto, ed esserne coscienti fa molto male.

    Penso comunque a chi, avendo questo o problemi simili, non ne è minimamente cosciente: ciò mi fa molta rabbia e non so perchè. Forse perchè capita che il partner non faccia differenza se tu ne sia cosciente o meno, ma forse questo è anche legato al fatto che non è probabilmente la persona giusta, la quale invece anche se il rapporto si interrompe, potrebbe comunque credere nelle possibilità di un miglioramento, anche se ci vuole tempo, anni. Comunque prima di tutto bisogna essere per primi noi ad essere fiduciosi nella nostra capacità di migliorare. Se dipendesse da quel che pensa l'altro, e a me è successo anche questo, non varrebbe la pena affannarsi tanto.

    Penso anche che quando il rapporto deve ancora cominciare, questa ansia di perdita rischia anche di impedire la conoscenza del partner.

    C'è rimedio: e la gratificazione è quasi inesprimibile.

  10. Ciao Dalianera, ciao mjuana. Nella versione maschile, sento di avere pure io questo problema. La soluzione che adotto è quella di essere il più discreto possibile per non essere ossessivo, con il risultato di accumulare tutto quello che ho dentro, e fare richieste improvvise e difficili da comprendere per una ragazza. Sono single, e ciò è dovuto anche a questa ansia di perdita della persona da un momento all'altro....tutto questo è estremamente pesante, ci sto lavorando con un analista.

    Come dici tu, mjuana, nonostante l'impulso possa essere dominato, il senso di ansia, separazione, rimane.

    Penso però che se il tuo partner ti vuole bene (mi rivolgo anche a Dalianera), può capire il problema se cerchi di spiegarglielo, facendogli soprattutto capire che stai lavorando su te stessa. Se poi comunque il problema lo riesci a gestire, può essere che il tuo ragazzo non ne riceva un peso.

    Il problema è tuo, ma una coppia è fatta comunque di due persone, e se lui ti vuole realmente bene, crederà nella possibilità di un cambiamento, anche con tutte le difficoltà che ci sono, o sapendo che ne sei consapevole, saprà comprenderti.

    smus

  11. ....per quanto mi riguarda è anche un modo di farmi del male. Il mio problema risiede proprio nella paura del contatto con una donna, nell'esprimergli i miei sentimenti, di confessargli magari che ne sono innamorato. La mia profonda insicurezza e sfiducia che ho verso me stesso, l'essere convinto "dentro" di essere una persona esteticamente disgustosa e ripugnante agli occhi di una donna, il mostro del titolo appunto, mi portano a sfuggire ogni contatto che vada dal semplice colloquiare. Nonostante tanti esperti di chirurgia plastica ed estetica, psicologi, psichiatri, semplici conoscenti, e stesse donne, abbiano smentito il fatto della bruttezza estetica, questa cosa, per molte ragioni, non l'ho ancora accettata per vera e credibile. Quindi spesso, guardando un film porno, penso che io a causa della mia bruttezza, un contatto fisico intimo ed intenso come quello sessuale, non l'avrò mai. Non sarò mai accettato come essere "normale".

    Ma il mio farmi del male va oltre. In certi momenti, guardando lo scorrere delle sequenze a video, immagino che al posto dell'attrice ci sia la donna che volevo e che vorrei accanto. A volte, tolgo il video e ascolto solamente l'audio, immaginadola tra le braccia di un suo eventuale compagno del momento, che impazzisce di piacere, mentre io "mostro", una donna non l'avrò mai. Ed una cosa che mi strazia e lacera in maniera quasi disumana.

    Io mi sono consumato di pornografia fino a togliermi completamente le energie, facendomi violenza, e in questo momento riesco forse a gestire la cosa, senza escludere di poter aver nuovamente bisogno di fruirne in modo compulsivo.

    Mi permetto a questo punto di parlare col "noi", con i "ci", perchè sento che pure tu hai, come me, dei vissuti fortemente ambivalenti nei confronti delle immagini pornografiche: desiderio/rinuncia, amore/odio, vita/morte, appagamento/frustrazione ecc....

    Il mio terapeuta non mi ha assolutamente scoraggiato il mio uso di pornografia, perchè questa esprime ciò che realmente voglio per quanto brutto, o forse è meglio dire disperato ed esasperato, possa essere. Qui il punto di partenza su cui costruire un percorso. Avevo anche provato a partecipare al forum noallapornodipendenza (digita su google se ti interessa) ma non ne condivido lo spririto nè l'approccio.

    E' una fortuna forse se riusciamo a parlare di questo problema, anche se ci tengo a rispettare, se non te la senti, la tua riservatezza...sono del resto cose molto personali, e faccio pure io fatica, forse più di te, a parlarne. Se vuoi comunque parlarne privatamente, ok.

    Mi viene da dirti una cosa, (mi riferisco alla mia esperienza): cioè che il tuo rapporto con la pornografia, siti di incontri, e esperienze reali, siano tutti determinati, o forse comunque condizionati, dall'immagine che hai di te stesso, come "mostro"....

    Il mio terapeuta mi sta invitando per esempio ad usare l strategia del "come se", per esperire parti di me stesso che in realtà mi appartengono, ma che non ho riconosciuto per l'immagine statica che ho di me stesso, dipendentemente da un circolo io-immagine-altro, che mi porta a disprezzare me stesso, a sospettare di tutto e di tutti con angoscia ecc....

    Non è retorica, ma a volte penso che il vero bene lo si possa trovare proprio in un "mostro" come te, ovvero desiderio di amore, e capacità di darne/riceverne.

    smus (prima o poi dovrò cambiare nick...)

  12. Voi credete al CASO? tutto succede per caso? le nostre vite sono un caso?

    Ciao. Sono in grado di rispondere solo parzialmente alla tua domanda. Penso che "ascoltre" o accogliere il caso possa essere molto utile, per esempio quando si cerca una risposta, nella vita relazionale, o nel prendere una decisione, nel trovare degli spunti. Ma in generale ci credo fino a un certo punto, sono, altalenamente, un pò scettico.

    Un amico che frequentavo anni fa, dava un'enorme importanza alle coincidenze, a quello che lui definiva il "caso": se ci incontravamo dopo tanto tempo, era per lui sicuramente segno di qualcosa, e se fino a un momento prima non avevamo grossi motivi per frequentarci, secondo lui invece bastava esserci incrociati di nuovo perchè qualcosa di importante si stesse in quel momento verificando.

    Conosci l'I-Ching? Molto si basa appunto sul caso (o sulla causa....). Ho un pò abbandonato la lettura, forse lo riprenderò sotto mano.

    Francis Bacon, come anche altri, attribuiva al caso una grossissima parte nel suo modo di dipingere.

    Forse sì, forse no, le cose succedono o non succedono per caso....io penso che in un certo senso predisponiamo il terreno per cui alla fine certe cose si verifichino, come il fatto di trovarci in un certo posto, con una certa faccia, con un ceto tipo di parole o meno da dire ecc... e chi incontriamo ecc....per fare un esempio molto banale, forse stupido.

  13. Non conosco il tuo problema (ma se vuoi scrivimi e raccontalo), ma il mio essermi iscritto ad alcuni siti d'incontri, non ha lo scopo di cercare l'anima gemella, ma semplicemente quello di testare le mie emozioni. Io la donna che desidero, la conosco già da tanti anni, ed il pensarla lontana da me mi sta divorando l'anima a poco a poco, come un cancro. Ma in ogni caso, non mi mancherebbero le occasioni d'incontro "reale" con altre donne o ragazze. Riguardo la pornografia, per me rappresenta già un mezzo esclusivamente di sfogo. In realtà anche i film porno rappresentano una sorta di "ipocrisia", non ti pare? Se osservi, penso, ti renderai conto di quanta finzione ci sia spesso in quegli amplessi. Un po' come l'illusione di sentirsi amati andando con una prostituta.

    Per quanto riguarda il sentirmi come una macchina, mi piace perchè quando sono a contatto con le persone (specie se donne), mi da l'illusione momentanea di essere invulnerabile e temuto. Inavvicinabile. Inarrivabile.

    Sto rileggendo le Memorie del sottosuolo di Dostoevskij, non so se lo hai mai letto. Non è un consiglio nè una delega: penso che forse troveresti alcuni spunti nel leggerlo... la sua introspezione, il suo modo di registrare e descrivere, con lucidità, la realtà interiore, di sè e degli altri, richiama penso al senso di alcune cose di cui hai parlato, in questi interventi.

    I film pornografici, di cui faccio uso, non so se dire se siano ipocriti, ma li sento come stereotipati, e sono per me soltanto un mezzo di sfogo, meccanico... d'altronde se si tratta di ipocrisia, allora forse questa serve a darci proprio quell'illusione momentanea...della quale però penso sia meglio essere consapevoli, anche se se ne può avere bisogno...

  14. ...e visto che voglio buttare fuori tutto quello che ho dentro: confesso di essermi iscritto ad alcuni siti per singles. Non tanto per conoscere persone, bensì per guardare le foto delle iscritte, e vedere cosa provo. Il risultato è che ho passato tutta la giornata al pc, ho ricevuto anche un contatto, ma quei volti non mi dicono assolutamente niente. Mi basta invece, solo sfiorare lei con la mente, che dentro mi esplode un uragano incontenibile che mi annienta.

    Ciao. Sono un poco più giovane di te, ho 32 anni, e pure io vivo nel nordest, da circa quattro.

    Vorrei capire una cosa: ti senti realmente contento, appagato, da quella che tu chiami, provo a dirlo in altre parole, inespressività, essere una macchina, terminator ecc...?

    Faccio uso anche io di pornografia, e a volte gioco pure io con l'immaginazione sui siti d'incontri.

    Non riuscirei a dire in cosa e per cosa la nostra situazione possa essere simile o diversa, ma sento proviamo in parte delle sensazioni analoghe.

    In questo momento non desidero altro che una cosa: non compiacermi o non soccombere più del vivermi come un mostro, o di poter fare del male agli altri, o di vedere le donne come degli esseri soprannaturali che possono divorarmi. Cose che mi hanno portano anche eccitazione, senso di potere.. ma anche un malessere, stress, stanchezza generale, e una solitudine che non ha niente a che vedere con il riuscire a stare con me stesso.

    Con l'aiuto del mio terapeuta sto cercando di cambiare il mio rapporto con me stesso, quindi assumono uno spessore diverso, anche se ci vuole tempo, il mio rapporto con la pornografia e con i siti di incontri (entrambe cose accettate e non condannate): nel primo caso sento che può forse venir meno l'aspetto solo compulsivo, e può prevalere l'aspetto ludico o di sfogo, le fantasie restano quelle, ma mi pongo con un diverso rapporto verso di esse. Quanto ai siti di incontri, piuttosto che guardare e immaginare, provo eventualmente a fruire della cosa per conoscere qualcuno, con una lucidità maggiore che forse mi permette di valutare i pro e i contro del mezzo.

    Le fantasie, la pornografia, su internet...sono l'unica espressione di quello che forse realmente voglio, e dipendono dall'immagine che ho di me stesso, e sono l'unico territorio che in questo momento è soltanto mio, e che vivo in estrema solitudine: è un circolo vizioso, e rimane tale fintanto che non posso condividere realmente un rapporto di intimità con una donna, fino a che non trovo nella vita relazionale in generale, altre figure di riferimento, che mi possano fornire ulteriori immagini di me stesso. Il tutto però può partire solo da me, dalla mia storia, non sarà l'altro a risolvermi il problema. Poi possono venire, penso, l'amore, un rapporto che sia reale, e non solo proiettivo, con l'altro. Le ricadute ci sono.

    Quanto alle persone ipocrite, appunto, ve ne sono, ma è anche vero che se ho sempre la stessa visione di me stesso, e non credo nella possibilità di un cambiamento, non posso accettare che l'altro non mi consideri realmente un mostro, e allora se ha una visione diversa, penso che non possa essere altro che ipocrita. Chiedo scusa di essere al mondo, e se qualcuno mi dà il benvenuto o vuole dimostrarmi il suo amore, allora, convinto di non meritarlo, penso che mi stia prendendo in giro. Sto parlando della mia situazione, e non so se a te capita qualcosa di simile. Meglio allora darsi sempre ragione vedendosi come dei mostri. E la solitudine è terribile in questo senso.

    Mi sembra che che cerchi un rapporto reale, e non fantasmatico, con l'altra persona. Credo che ne valga la pena.

    Ciao

    smus

  15. Ciao Giovanni, qualcosa di analogo succede anche a me, e lo trovo molto seccante, anche se ho capito che le persone con le quali ho uno scambio di sms alla fine sono del tutto imprevedibili. Forse chi ha molti corrispondenti telefonici, dà per sconatto, a differenza di me he ne ho pochi, che a un sms si possa anche non rispondere...

    Una collega con la quale lavoro da quattro anni, una persona con la quale condivido praticamente tutti i problemi che si presentano sul lavoro, spesso non mi risponde quando le scrivo un sms, e non si può certo dire che la tempesti messaggi, tra l'altro non le telefono mai, e proprio per paura di disturbarla. Le persone mi chiedono sempre se ho notizie di lei quando è assente per via di alcuni suoi problemi di salute, e danno, giustamente, per scontato che almeno per sapere come si sta, ci si possa sentire tra due colleghi che lavorano da tanto tempo insieme. In realtà già è tanto se ci limitiamo a un breve scambio di sms.

    Un mio amico adotta un altro atteggiamento: di norma non risponde, e poi dopo qualche giorno attacca con alcuni sms demenziali che spesso non capisco.

    Mi sono dato la seguente spiegazione: che non tutti concepiamo gli sms allo stesso modo, che spesso in un sms non si riesce a dire qual che si vuole dire, che sono un mezzo molto efficace ed immediato, ma va preso per quello che è. Tuttavia, essendo poco impegnativo ed economico, penso che non rispondere sia il più delle volte una volontà di non comunicare, e non credo comunque a risposte del tipo: "avevo la batteria scarica", "ero senza ricarica", "di solito mi dimentico", "il tuo messaggio mi è arrivato solo stamattina" ecc...

    Forse mandare al diavolo, come dici tu, qualche volta non guasta.

  16. Penso che un'opera possa, in quanto tale, essere originale, possa nutrirci, suggerirci qualcosa, ecc...e che l'artista invece, in quanto persona, possa anche mischiarsi con tutti gli altri esseri umani, avere i suoi pregi e i suoi difetti, essere anche una persona estremamente semplice, abitudinaria, volendo monotona, e con i suoi, perchè no, pregiudizi.

    Si dice, per esempio, che l'artista sia spontaneo e abbia fantasia: chi l'ha detto? Non è detto che spontaneità e fantasia, nella creazione, siano le uniche cose che danno luogo al'opera d'arte. Dipende anche dal tipo di elaborato (musica, pittura, scrittura ecc...) che produce l'artista. L'artista è bambino? anche questo è un luogo comune: è vero ma solo in parte, ha forse analogie col modo infantile di conoscere e rappresentare il mondo, ma questo non significa che sia infantile. Ci sono diverso modi di fare e rapportarsi all'arte.

    Che poi il suo modo di parlare, la sua energia, veramente ci comunichino qualcosa, dipende dal dialogo che instauriamo con lui, ma non è detto che certe qualità siano proprie solo dell'artista.

    Ci sono persone estremamente ricche interiormente che non sono artisti.

  17. vedi smus io penso che la nostra società porti tutto alla stereotipizzazione...l'opinione comune vuole che l'artista sia il tizio "strano"...ma quando vai in fondo a conoscere una persona ti accorgi che l'artista può essere il semplice vicino di casa che fa delle ceste in vimini...ed è una normalissima persona...che io PERSONALMENTE ritengo un artista....è sempre la stessa storia che mi infastidisce abbastanza, ovvere le etichette...

    mi sembra di dover classificare un essere umano, citando la categoria a cui appartiene ed elencando le caratteristiche che lo contraddistingono dal "branco"...

    joker...

    l'artista è un una persona, e già per questo non va etichettata.

  18. Per Letfield: veramente non stavo attribuendo nessun cliché all'artista, ma volevo riferirmi a delle attribuzioni che purtroppo ci sono, da parte di un'opinione diffusa, e che vengono usate o incarnate da alcune persone che si occupano direttamente o non direttamente d'arte. Non stavo, forse non si è capito, dicendo come l'artista dovrebbe essere, o come vorrei che fosse.

    In generale per i vari interventi:

    Penso che purtroppo, e questo non ha a che vedere con l'arte, ci siano dei comportamenti ritenuti "socialmente accettabili" anche in un mondo dove si potrebbe pensare il contrario, dove non ci sarebbe bisogno di attenersi ad alcun modello.

    Per esempio, il fatto stesso che si voglia incoraggiare (da parte di associazioni, bandi ecc..) gli emergenti, gli under30, quasi come se una persona "anziana" non potesse più fare dell'arte, o non avesse bisogno pure lui di un sostegno.

    Che l'artista debba essere per forza omosessuale o un latin lover, o politicamente schierato in una sola direzione...ci sono queste attribuzioni, e anche se vengono mascherate, a volte però aleggiano un pò nel sottofondo.

    O il fatto che si escluda a priori che un artista possa essere anche una persona dalla vita "normale", che se non è eccentrico, o non fa una vita spericolata, allora non può fare un percorso di spessore, che se ha dei vincoli, questi gli impediscono di creare... che se ha moglie e figli, allora è spacciato: sembra ridicolo, ma purtroppo questi preconcetti ci sono, non hanno a che vedere con l'arte, e mi sarebbe piaciuto un pò metterli a nudo.

    Penso che non esista una via maestra, valida per tutti, per seguire un percorso artistico.

  19. Io credo profondamente che non c'è differenza fra l'artista ed il "fruitore dell'arte":

    l'artista che esprime qualcosa che sente dentro, nello stesso momento della creazione, la sta interpretando, ne fruisce quindi perchè ovviamente il prodotto sarà un'espressione del "sentimento puro" che lo animava.

    Il fruitore, nell'atto del trasformare la rappresentazione in sensazioni reali, la interpreta a sua volta, essendo di conseguenza un artista.

    Artista è colui che "trasduce" sentimenti e rappresentazioni in ambo i versi.

    Questo nel caso di VERI artisti e fruitori... che non significa appartenere ad una èlite, ma semplicemente avere un approccio genuino.

    PS: E' da un po' di tempo che penso a questa cosa... non ho mai studiato arte, a dire il vero ho studiato poco in generale, comunque credo che non sia stato "codificato" un pensiero del genere... potrei essere il fondatore di una nuova corrente artistica/filosofica??? ^_^:D:

    PPS: Seriamente, 'sta cosa credo si possa applicare a qualsiasi forma di comunicazione in generale... almeno io ne sono davvero convinto.

    Ciao. Il tuo discorso è molto denso, forse bisognerebbe parlare però in senso più ampio dell'arte e dell'opera...

  20. personalmeente non credo che l'artista per essere considerato tale debba seguire i codici di comportamento da te elencati smus...

    semplicemente ritengo che gli artisti sono di per sè delle persone originali, e tale originalità spesso viene confusa con l'eccentricità...non penso che un artista rifletta molto se sia dannoso per la sua figura uscire o no con alcuni amici a bere qualcosa in un certo locale vestito in un determinato modo ecc ecc...

    joker....

    Mi riferivo per esempio proprio alla confusione tra originalità ed eccentricità, o al fatto che per esempio esistono dei tratti comportamentali che vengono associati molto sbrigativamente alla figura dell'artista.

    Egli e a volte può essere anche infastidito dalla percezione o dalle attribuzioni stereotipate che gli vengono fatte, e che in realtà non lo riguardano; e se non lo infastidiscono comunque non se ne preoccupa. Ho conosciuto però persone molto attente a entrare e uscire dalla figura del personaggio eccentrico a seconda delle circostanze, del contesto, e che anche se dichiarano di esserne estranee, poi in linea di fatto sanno che può essere conveniente giocare col personaggio o non essere sè stessi e ammiccare al fruitore con i comportamenti codificati: dichiararsi ossessivamente contro le apparenze, far vedere lo studio NECESSARIAMENTE trasandato (e si capisce se è un disordine costruito apposta o no), dichiarare o alludere alla propria infedeltà coniugale ecc..ecc...

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