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Berenice

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  1. Carissima, anche il mio sarà assente per qualche settimana ad aprile, ma in questi giorni sono talmente affossata nella mia sofferenza che non ci penso neanche. E paradossalmente questo mi fa ancora più paura. Già, quello che vi dicevo...so di essere completamente sola davanti a me stessa, e sarei quasi "felice" di distrarmi soffrendo anche per la sua assenza o perchè non mi capisce... Ma è già nato il bambino della tua psicoanalista?
  2. Sono sincera, ragazze, la mia potrebbe essere una bella resistenza. Nel senso che negli ultimi tempi, nonostante enormi difficoltà nella mia vita, andavo alle sedute piena di voglia di condividere e parlare, lui mi ha anche molto gratificata in merito, lasciandosi un po' andare in alcune riflessioni come mai prima. L'ultima seduta io ero molto cupa, nervosa, e lui è stato molto tagliente su alcune riflessioni che gli ho portato. Diciamo che sono usicta di lì piangendo anche per le sue parole, mi sono sentita veramente incompresa, sola. Negli ultimi giorni è successa una cosa terribile (non pensate a chissà cosa, ma interiormente per me è stata una coltellata) nella mia vita "di relazione" e il mio sprofondare in certi abissi m'è sembrato tornare indietro di anni e anni. Insomma, l'idea di abbandonare la terapia mi ha sfiorato tante volte a causa del rapporto con lo psicologo che per me ha ricalcato alla grande il modo in cui mi relaziono agli uomini, accecata da un attaccamento profondo e da un devastante odio perché so di non poter essere ricambiata. Negli ultimi mesi, invece, migliorando questo rapporto, pensavo che la terapia stesse davvero decollando, finché questi ultimi eventi privati non hanno fatto che confermare quello che penso di me stessa, cioè che sono inadatta a vivere. Di conseguenza: a che scopo la terapia? Domani ho la seduta, non so proprio che succederà, poi, con 'ste crisi di pianto ovunque (oggi in metro!) già mi immagino inondare il divano....mah! Grazie a tutte, intanto.
  3. Invece proprio perché il mio psicologo è così bravo e tra di noi c'è una tale intesa, mi sembra che sia tutto inutile. Cioè, nonostante il percorso fatto e un rapporto che funziona, io non vado da nessuna parte e la mia strada non riesco a costruirla.
  4. Grazie ragazze, è comunque bello condividere con voi la tristezza e i miei dubbi. Quello che vorrei chiedervi è: avete mai pensato seriamente di abbandonare la terapia? Perché ogni tanto si affaccia quest'idea nella mia mente. Non perché sia a un impasse, anzi, è che sono completamente abbattuta, disperata al pensiero che non c'è più nulla che possa fare per cambiare e vivere in maniera diversa.
  5. Ragazze care, spero vi ricordiate di me. Mi spiace essere assente da questa discussione tanto amata, ma dal nuovo anno è esploso tutto il vulcano che ho dentro, questo mostro che mi dilania e m'impedisce di vivere. Ci sono giorni in cui non riesco a leggere neanche un intervento, talmente mi fa male riconoscere certe riflessioni, rivivere certe emozioni. Quanto avete scritto sull'infanzia, su quanto siamo a contatto, oggi, con le bambine che eravamo, mi ha fatto piangere, talmente sono di fronte a quella bambina, nuda, impotente, sola nella sua desolazione. Non lo so cosa è successo, o, meglio, lo so. Un evento di apparentemente scarsa importanza, un incontro breve, diciamo, ha risvegliato in me tutto il dolore, la rabbia e la desolazione che mi devastano da anni. Il problema è che sono dentro a tutto questo e di fronte al mio vuoto spogliata completamente, senza più palliativi, stratagemmi, nulla. Io di fronte a me stessa e al mio modo di rapportarmi agli altri, ragione principale della mia sofferenza. E dovrei pensare "sola, ma con a fianco l'analista"... invece no, sola davvero. L'analista c'è, mi ha persino fatto una "dichiarazione" in merito al suo estremo coinvolgimento nel mio percorso, ma sono io ad essere tremendamente stanca e disillusa. Quella rabbia che mi ha mandata avanti fino ad oggi alla ricerca di un riscatto si sta trasformando in disillusione. Vedo che qualsiasi passo in avanti io faccia, arriva subito una mazzata a farmi tornare a terra e a sprofondarci. Ogni giorno basta un pensiero, un ricordo, una parola a risvegliare il mio vulcano, mi succede di piangere ovunque (ormai con l'analista accade sempre...) e non ce la faccio più, credetemi, la prossima volta che qualcuno mi dice "Eh, ma a te piace soffrire" non rispondo delle mie azioni! Qualsiasi cosa sarebbe preferibile a quest'agonia. Perdonate lo sfogo, ma sono veramente al capolinea. Cosa potrà succedere ancora? E dove la trovo io la forza per sopportare le altre cose che mi accadranno? Un abbraccio a tutte
  6. Una buonasera a tutte, care. Vi leggo sempre, vorrei essere più partecipe, ma sto passando una fase veramente controversa della mia vita. Diciamo che problemi di cuore mi tormentano sempre più e sto veramente testando in concreto nella mia vita il modo diverso che ho di rapportarmi agli uomini oggi. Più che altro è la frustrazione che per me è sempre difficile da gestire, perché essa va ad aggiungersi ad anni e anni di dolore e rabbia e ho veramente pena nel fronteggiare situazioni che mi riportano ad altre e ad eventi che vorrei solo dimenticare. Bon, mi rendo conto che un discorso così senza far riferimento agli eventi è poco comprensibile, del resto non mi pare il caso di andare OT facendo diventare la discussione una sorta di "posta del cuore"! Già chiedo pareri e pseudoconsigli a destra e a manca, come se servissero a qualcosa... Però volevo dirvi che in tutto ciò c'è un piccolo punto luminoso che mi tiene in vita ed è il rapporto con l'analista. Ho quasi paura a scriverlo, ma sento che lui è diventato veramente il mio ALLEATO... e credetemi, mi si è aperto veramente un mondo ora che sento un essere umano così vicino, io che sono sempre fuggita da punti fermi. Questa è l'unica cosa bella che al momento ho nella mia vita. Un caro saluto
  7. Carissima Digi, ho letto con un po' di ritardo ma con grande partecipazione il tuo tormento. Sappi che c'è qualcuno che ti legge e sente - non dico "capisce" perché non ne ho la presunzione - il tuo dolore come fosse il proprio. Però vedi che un passettino avanti l'hai fatto, chiamandola. Non temere di sembrare una bimba nelle tue reazioni. Sai che io, ultimamente, ho iniziato a sentirmi una vera ragazzina nella vita insieme agli altri, oltre che con lo psyco? E sto imparando a concedermelo, perché ragazzina non lo sono mai stata veramente. Il tuo commento che ho citato sopra: "Almeno se non la chiamo mi posso illudere che mi avrebbe detto di sì" mi ha fatto sorridere: è la mia stessa reazione emotiva nei rapporti interpersonali, sia di amore sia d'amicizia, ma sempre con gli uomini. In questi giorni sono in preda a un turbine emotivo, ma non mi sento di parlarne. Rivedrò lo psycho fra 10 giorni, per problemi personali ho dovuto spostare l'incontro della prossima settimana, proprio ora che ne avrei così bisogno. D'altra parte ho talmente tante cose da fare che cerco di pensarci un po' meno a lui... ma che strazio. Mi sono venute certe paranoie, ma certe paranoie oggi... vabbe', non ha molto senso scrivere così senza entrare nel dettaglio, scusate. Un abbraccio.
  8. Dimenticavo... i piedini (si fa per dire) sono dello psicologo, eh! Cmq scusa se mi permetto, ma anche io avverto una certa "resistenza" in questa tua avversione verso la scrivania. Ti dico, io ho avuto per diverso tempo una forte avversione per la sedia del mio psi perchè è piuttosto alta, mentre il mio divano è bassotto...e vai con l emie fantasie su di lui che deve mostrarmi la sua superiorità, a me che odio il concetto stesso di "autorità" e sono in lotta con l'idea del "padre" - e il mio non è stato proprio tenrerissimo - da quando ero ragazzina. E però la scrivania senza oggetti a me me prenderebbe proprio male... io riempio tutto con qualsiasi cosa!
  9. Ho letto con interesse e commozione le tue riflessioni. Diciamo che il non sentirmi libera di scegliere in campo lavorativo dipende anche da quel famigerato mondo "esterno" di cui parliamo ogni tanto, e lì, bon, possiamo fare poco. Mentre invece certe scelte recenti che non sono stata in grado di fare, sì, dipendono da me...poi, per carità, magari si sarebbero rivelate infruttuose, ma almeno avrei provato... che poi, nei fatti, quando provo e mi impegno nel 90% dei casi riesco (sempre per il discorso "quello che dipende da me DEVE funzionare"). Mi capita spesso di invidiare le persone che hanno una storia che sembra funzionare (poi, per carità, parliamo spesso di apparenze) ma poi mi dico "Che hai da invidiare, tu che non hai fatto altro che rincorrere amori sbagliati e fottuti dall'inizio?" ... ho vissuto da un estremo all'altro, passando da una "facile" autocommiserazione perché nessuno voleva, nessuno poteva amarmi, e giù con la rabbia verso il mondo - leggi, uomini - a un condannare me stessa per il mio modo di essere, per i miei sentimenti malati che mi hanno fatto sempre tendere verso ciò che più mi faceva male... Anche lo psicoanalista da subito mi ha fatto notare che hpo un modo di sentire e pensare un po' a "sistema binario", e diverse volte mi ha parlato di "compassione" come modo possibile di pensare a me stessa... accettarsi da sé ed abbracciarsi...come si fa? Scusa ma stasera sto di nuovo a terra, mi sono rifatta un bel pianto subito dopo il lavoro...questa è la mia solita, antica reazione da "bambina ignorata". Ovviamente sono tornate nella mia mente immagini e ricordi degli ultimi 10 anni..questo sentire a me così noto e ogni volta così doloroso...come devo fare io? Torno a casa e mi sento così sola... e poi non parliamo delle persone che dispensano consigli, dio mio. Premetto che nell'ultimo anno (in questi giorni festeggio il mio anniversario con lo psycho ) ho fatto una certa piazza pulita per quanto riguarda certi rapporti di amicizia e anche con le persone che considero ancora amiche ho avuto notevoli discussioni, vabbe'. Cmq stasera ho chiamato un'amica perché avevo un po' voglia e bisogno di parlare di certe cose che sono successe con il tipo di cui sono invaghita... voglio dire, certe volte uno vuole parlare, non cerca mica consigli o facili consolazioni, no? Beh, la mia amica commenta le mie pene con "Ma a te piace soffrire" (certo, perché con la mia disastrosa situazione economica spendo tot soldi a settimana per continuare a stare male) e consiglia "Ma esci, vatti a svagare"... mi sento veramente una scema, con queste persone che assumono spesso e volentieri un tono paternalistico, perché si sentono "arrivate" (e non vi sto a raccontare cosa è successo quando le crisi ce le hanno avute loro e io a fare la solita allegra psicologa con tutte). Vabbe', scusate lo sfogo ma veramente mi rendo conto che parlare di sentimenti e stati d'animo con le persone e con gli anni che passano diventa sempre più difficile... E non so come mai ancora non mi sia gettata sul cibo per rimediare! "quanto è disposta lei a rinunciare a se stessa per mantenere un equilibrio falsato che garantisca però la serenità della sua famiglia"? Ovviamente qui ci sarebbe un intero capitolo da aprire. Chiaramente non conoscendo molto il tuo vissuto, dietro a una domanda del genere può esserci il mondo intero! Però concordo con Frogga...certe volte la "soluzione" (passami questo termine, ora non me ne vengono altri) viene da sé, e quando succede, ci stupiamo di quanto tempo e di quante forze avevamo impiegato nell'arrovellarci nella sua ricerca. L'unica cosa che mi sento di dirti è che dovremmo pensare un po' di più alla temporaneità dei nostri stati d'animo. Insomma, da qualche parte, in qualche modo, le cose subiranno un'evoluzione, o fosse anche un'involuzione, qualcosa deve pur succedere. Però a me 'sta cosa del creare per sé un ruolo nuovo intriga una cifra!
  10. Descrivicelo un po' questo tavolo! Quello del mio psy è così bello, ho i suoi piedini sempre vicini! E poi sopra ci sono dei libri dai titoli improponibilmente difficili! E poi ci sono delle penne, la sveglia dove lui guarda l'orario (ecco, sì, quella la odio!) e poi le cartelline con gli scritti che gli ho portato io...che ve lo dico a fa', diverse volte mi sono chiesta se le tira fuori quando sto per arrivare!
  11. Personalmente la mia psicoterapia si fonda sul riconoscimento di certi aspetti e bisogni che ho lasciato da parte per lungo tempo. Diciamo che dal punto di vista affettivo sono esattamente una bimba, bisognosa d'amore e incapace di chiederlo o dimostrarlo. Vedi, anche il mio gettarmi nello studio e in un'ipotetica realizzazione professionale sono stati un modo per sfuggire a quei bisogni, un'occasione per dimostrare a me stessa che le cose che dipendevano da me io potevo farle andare come volevo! Le gratificazioni e le carezze dei genitori non le ricordo proprio, forse da parte di mia madre in diversi episodi, già quand'ero grandicella sì, ma con mio padre ci sono delle questioni un po' delicate di cui non parlo volentieri...diciamo che tuttora, a 30 anni, quando un uomo mi abbraccia o anche solo se mi fa un complimento, io mi sento morire... morire per l'imbarazzo, come se provassi piacere ma vedessi sempre qualcosa di sbagliato e peccaminoso in queste cose. Mi spiace non riuscire ad approfondire, mi sento piuttosto in imbarazzo nel parlare di queste cose qui, perché avete più o meno tutti un/una compagno/a, mentre io manco so che significa dividere i propri giorni con un'altra persona... Riguardo al mondo esterno versus noi stesse, beh, ti dirò, Digi, ci sono state occasioni in cui avrei potuto "provare" alcune strade e dall'inizio mi sono ritratta per la paura di non farcela. In questi ultimi 7-8 anni, a seguito di un paio di eventi (sempre di natura sentimentale) la sofferenza e il dolore sono diventati così totali, così paralizzanti da bloccare la mia persona in ogni campo. Spero solo non sia tardi per rimediare... e cmq, qualsiasi cosa succeda, se anche dovessi continuare a vivere alla giornata, voglio essere forte, voglio tornare la persona che ero.
  12. Sono felice per te, Diotima. Ora non dubitare più di lei! Hey, ma magari portano lenti a contatto colorate i nostri psi???
  13. Credimi, non sarò io a consolarti, che viviamo in una realtà e in un periodo storico difficili è un dato di fatto e l'unica soluzione possibile, a mio avviso, è costruirci una personalità salda che ci permetta di affrontare tutto ciò. Ogni tanto mi metto a pensare a che ne sarà di me fra 10 anni e la sola idea di continuare così, cambiando lavoro di continuo e senza mettere a frutto quello che so e so fare, mi getta nel terrore più puro. Però, ecco, in questo sento di star profondamente cambiando, sono talmente concentrata su di me e sull'OGGI, che il pensiero del "futuro" si affaccia sempre meno nella mia mente, e quando lo fa, è nei termini di una possibile progettualità a breve termine... Vabbe', solo delle piccole soluzioni quotidiane che mi aiutano a vivere meglio! I problemi che mi sembrano insormontabili - è paradossale, lo so - riguardano l'ambito affettivo... se parliamo di vuoto, presentissima! Anche stasera mi sono fatta un bel pianto perché sono incapace di propormi a un collega che mi piace da matti... basta. Cmq quando ti sentii "inutile", pensa agli oggetti, alle cose che ci circondano: più sono belle e meno servono a qualcosa! Un abbraccio forte forte. Anche la tua ha gli occhi di ghiaccio??? Il mio sembra Rutger Hauer in Bladerunner!
  14. Che bello questo post! Quanto male fa ai propri figli colui che pensa che essi siano tutto, che responsabilità da loro, facendoli diventare una proiezione dei loro desideri frustrati. Sono delle considerazioni importanti, un grande atto d'amore verso te stessa e verso tuo figlio! Ti racconto volentieri la mia esperienza di vita, ti sentirai meno sola quando sarai invidiosa di chi riesce a combinare qualcosa! A prezzo di grandi sacrifici dato che vengo da una famiglia dove il solo stipendio era quello di mio padre operaio, ho focalizzato tutta la mia vita sullo studio in vista di un'eventuale professione che invece non sono riuscita (ancora) a costruire... tanto per mia responsabilità, quanto dell'epoca balorda e dello strano paese in cui viviamo. Dopo un "brillante" corso di studi con borse di studio, tesi all'estero ecc... inizia il mio calvario! Ho sempre lavorato, in maniera precaria e facendo lavori che mi frustravano ancora di più (e ancora adesso...non ne parliamo) e proprio in questi giorni (sono stanca perché ho un sacco di cose da fare, sono fuori casa 12 ore al giorno, sto finendo una specializzazione e lavoro) mi sto dicendo "Ma chi te l'ha fatto fare?" ... quanta fatica e quanti soldi avrei risparmiato restando a vivere coi miei e scegliendo altre strade? Boh, sto veramente rimettendo in discussione tutte le mie scelte. Anche quella di cui ero più convinta: lavorare, essere indipendente dal punto di vista economico e vivere da sola. Penso ai tempi, sia durante lo studio sia successivamente, in cui ho vissuto all'estero... se avessi fatto prima un percoro terapeutico, magari avrei fatto una scelta consapevole decidendo di trasferirmi...invece erano così bui quegli anni, non facevo che fuggire, cercare, sognare... completamente staccata dalla concretezza, alla ricerca di qualcosa che già allora capivo essere solo dentro di me... vabbe', troppe te ne potrei raccontare, ti dico solo che di rabbia e frutrazione ne ho accumulate a livelli inimmaginabili! E però ogni giorno mi ripeto che non può finire così, non deve. Cara Diotima, c'è un momento per tutto. Di questo sono certa, perché in mezzo a quel mare di dolore ci sono stata e a lungo e ogni tanto ci torno, eh. Penso che in quel mare dobbiamo lasciarci andare... per me non ha avuto mai senso tentare di convincermi a stare meglio, a riprendermi, a pensare a cose positive. Quando stai male, stai male: è una banalità verissima, per quanto mi riguarda. E questo non significa autocommiserarsi, anzi, significa ascoltarsi, accogliersi, darsi la possibilità di essere imperfette! Un po' di pietà verso noi stesse, così brave ad essere spietate, può solo farci bene! Ieri sono stata dal mio amato psyco... ero veramente stanca e non ho affrontato tutto quello che volevo. Però mi ha fatto bene parlare con lui, ci siamo detti delle cose "forti", ogni tanto mi in****o con lui (ormai lo prevede alla grande), ma mi dice delle cose così belle che... p.s. scusate gli errori ed orrori e la mia pessima capacità compositiva, ma sono stremata...
  15. Care, le mestruazioni sono un tema molto interessante! E per la prima volta nella mia vita, in questo strano periodo, le ho avute con una settimana d'anticipo e senza alcun sintomo! Non ho mai sofferto fisicamente, ma l'umore... da diversi anni per 10 giorni prima del loro arrivo sento il mondo crollarmi addosso, piango continuamente, diciamo che i miei stati d'animo soliti sono amplificati al massimo. Digi, approfitta di questo malessere per stare un po' con te stessa, al caldo e riposata.
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