Sono sposato da 20 anni, sono un romantico, mi piace leggere, viaggiare e condividere tutto quello che posso con mia moglie, ogni tanto, quando sono in vena le scrivo una poesia, non cerco altre donne, amo e sono ancora attratto da mia moglie.
Alle volte mi chiedo però: io ho quello che mi merito o quello che la vita mi ha propinato?
Perché? Perché dubito che mia moglie mi abbia mai amata.
I fatti risalgono a quando ci siamo conosciuti (ricordo ancora il senso di vuoto e contemporaneamente di pienezza che provavo in quei giorni).
Ero molto giovane e sicuramente inesperto ma tanto, tanto innamorato.
Ci siamo confidati le nostre passate storie e fin qui tutto bene, normale.
Al nostro primo rapporto gli chiesi se era vergine, solo per prendere le opportune precauzioni ed agire con dolcezza (cosa che avrei fatto in ogni caso).
Mi rispose di si. Ma non fu così. Non mi importò più di tanto (non ho mai sofferto di gelosia retroattiva).
Dopo qualche tempo però successe un fatto che la costrinse a dirmi che oltre alle altre storie avute, ebbe anche una relazione con un uomo sposato conosciuto in ufficio (di 36 anni e più grande di lei di 11 anni circa).
Lei mi racconto che questa sua relazione durò all’incirca otto mesi, e che lei la troncò perché lui non ebbe il coraggio di lasciare la moglie. Mi raccontò pure che quando me l’ho disse, lei stessa era convinta di essere ancora vergine e che non aveva avuto rapporti ne con i precedenti fidanzati (cosa che non mi interessava affatto) ne soprattutto con l’uomo sposato (cosa che mi sembrò inverosimile data l’età e l’esperienza dell’uomo).
Da allora, ed in tutti questi anni sono soltanto 3 le volte in cui abbia preso l’iniziativa, per il resto, presumo, mi ha sempre accontentata, e molto spesso rifiutato.
Per questo motivo ho anche avuto 2 crisi in cui le ho chiesto se mi aveva detto tutta la verità, ricevendo la oltre che la risposta di si anche una serie indescrivibile di insulti e minacce di lasciarmi se non la smettevo di chiedere.
Dico questo perché oggi, a 40 anni passati, riuscendo per un attimo a fare opera di astrazione su me stesso e sul mio amore, mi sono visto come un uomo che forse non è mai stato amato come credeva (accecato dal suo amore). Ho pensato al libro letto “il gattopardo” in cui il tutto è sintetizzato con questa frase: dopo essere stata innamorata di Tancredi sposare lui sarebbe stato come bere dell’acqua dopo aver gustato ….. un Marsala…..
Io lo so, il passato è passato e quel che conta è il presente, ma non ho mai accettato il fatto che mi abbia mentito in questo modo.
Non ho mai accettato il fatto che non mi è stata concessa la possibilità di scelta, di capire a tempo debito con chi avevo a che fare, prima di innamorarmi perdutamente.
Io non l’avrei giudicata, chi sono io per giudicare; ma avrei capito, forse che quella donna non mi avrebbe mai potuto amare come ho fatto io in tutto questo tempo.
Adesso in me convivono due sentimenti: l’amore e il pensiero di essere stato un ripiego, un’accontentarsi.
Aiutatemi a capire, perlomeno, con chi ho avuto a che fare.
Grazie