Ciao a tutti, sto vivendo un periodo buio dal quale ho paura di non riuscire a uscire... Vi racconto brevemente la mia storia... Sono sempre stata una persona particolarmente insoddisfatta di sé, che si è sempre sentita inadeguata, incapace, a causa di un padre che mi ha sempre voluto tenere bambina, mi ha sempre fatto sentire come se crescere fosse sbagliato. Sono stata sempre apatica, incapace di tuffarmi in cose nuove e se lo facevo abbandonavo senza portare a termine le cose. 6 anni fa ho incontrato Lui, colpo di fulmine, inizio di un grande amore, il mio primo amore (mai avuto storie o situazioni con i ragazzi, mi sentivo brutta e bambina). Anno scorso mi laureo, fatico a trovare un lavoro ma poi si presenta l'occasione di fare un dottorato, che in realtà mi trova il mio compagno... inizio a farlo tre mesi fa e comincio a sentirmi sotto pressione, sono fuori posto, mi sento stretta, in gabbia, sento che non riesco oggettivamente a superare certi ostacoli ma continuo. A fine gennaio compio 30 anni e faccio un piccolo bilancio della mia vita...l'insoddisfazione, quella parte di me che si sente uno schifo, riemerge con forza, insieme alla consapevolezza di fare un lavoro frustrante. QUalche giorno dopo vado in crisi profonda, inizio a sentire strane sensazioni, a volte mi sembra di estraniarmi totalmente dal mondo intorno a me, come se la realtà si staccasse da me. Una sera, a letto col mio compagno, mi volto, lo guardo e lo sento distante da me, quasi estraneo..è una sensazione di brevissima durata, anticipato da un momento di profonda crisi personale durante il quale stavo riavendo la sensazione quasi di affogare nella disperazione più totale. Decido di andare da uno psicologo e dopo due sedute, durante le quali parliamo piu che altro di mio padre, crollo. Inizio ad avere una specie di rifiuto nei confronti del mio compagno, accompagnato da forte ansia, paura e disperazione. Ne parlo con lui e decido di tornare un pò a casa, ma la crisi continua. Trovo uno psicologo qui nella mia città e lui sostiene che il mio compagno non è il problema, il problema è che ho raggiunto il punto di rottura con me stessa, voglio crescere, cambiare per diventare adulta e sto rimettendo in discussione tutto. Mi dice che devo concentrarmi su di me, perchè in questi anni con lui mi sono identificata nel nostro rapporto, l'ho seguito ovunque e non ho costruito niente di mio, e che ho sbottato perchè sono arrivata a questa consapevolezza di non voler più essere una bambina. Con il mio compagno ci siamo visti spesso e quando sto con lui sto bene, salvo poi riavere, una volta tornata a casa, di nuovo queste somatizzazioni e pensieri negativi su di noi, sui miei non sentimenti per lui. Il punto è che questa storia con lui sta diventando un'ossessione. Voi direte "lascialo". Qualcosa dentro di me dice che non voglio,qualcosa dice però che non ce la faccio ora a stare con lui. Gli ho chiesto tempo per fare questo percorso da sola, provare a ritagliarmi spazi miei, essere più stabile (in questi 6 anni abbiamo vissuto tra due città...). Il punto però è che sono due mesi che tutti i giorni penso alle stesse cose, ai miei sentimenti mutati, mi lascio travolgere dalle sensazioni negative, poi mi dico però che quando sono stata con lui stavo bene, ma poi ricado nella negatività. E' come se avessi costruito un tribunale dentro di me, dov'è in corso un processo sui miei sentimenti per lui, con tanto di accusa, difesa, prove e controprove. Risultato?Sto male, non vivo,penso anche quando dormo, mi sveglio in apnea in preda ai pensieri. Pensare a una vita senza lui mi fa morire di dolore, ma adesso non riesco a pensare alle mie giornate con lui. Quando mi sveglio la mattina è come se mi crollasse il mondo addosso, la sera invece mi sento anestetizzata, penso a mille cose ma non sento niente, non riesco a soffrire, a piangere, nulla. Spero che riuscendo a fare un percorso di indipendenza riuscirò a vedere me in maniera diversa, a volermi bene insomma e poter rivedere in lui la persona della quale mi sono innamorata sei anni fa...