Ok, avendo iniziato il topic vorrei aggiungere qualche riflessione, ora che ho la mente "più fredda" (per modo di dire..)
Dunque mi ritrovo molto con alcuni di voi nel senso che anche per me quando mi trovo senza l'altro è come se non esistessi più io.
Mi sento non solo dimenticata, ma perfino cancellata.
Perdo il mio essere e il senso della mia esistenza.
Tanto è vero che in questo periodo, anche facendo pokissime cose, dormo tantissimo, penso proprio per il grande stress.
Le emozioni sono tantissime e molte di quelle che voi raccontate le condivido. C'è il senso di vuoto, la disillusione (pensieri tipo: allora non ero davvero importante...allora hai detto sempre cose false etc..)
C'è la tristezza, c'è la rabbia (per fortuna, dico io, perchè la rabbia ci distacca di più della tristezza); c'è la nostalgia e la mancanza.
Poi per me un'altra cosa, e non so se ce l'avete pure voi.
Io sento disagio a comunicare il dolore al diretto interessato.
Anzi a comunicare in assoluto. Non lo cerco, non mando messaggi, anche se vorrei e potrei farlo.
Quello che mi frena è un blocco e una specie di paralisi. Un trovarsi di fronte a qualcosa che non conosco, che mi spaventa, che non so cosa sia. Ecco, se solo riuscissi a dirgli queste cose sarebbe importantissimo per me. Pure qui però...Le convenzioni e il senso di "dignità" direbbero di non fare nulla, di tenersi tutto per se stessi, finchè non passa.
Poi ci sono le domande retoriche del tipo: Mi sembra impossibile che ...oppure: "E' mai possibile che..."
Si ragazzi, è possibile, perchè sta accadendo.
La cosa difficile è prenderne atto.
Voi la sentite questa sensazione di blocco?? Di voler urlare e non sentirsi di farlo? Perchè l'urlo è come cedere a un dannato bisogno??