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optimism

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  1. optimism

    Ancora altri problemi.

    Salve a tutti. Volevo aprire ringraziando tutti quelli tra voi che mi hanno aiutato un paio di settimane fa, quando mi sono lasciato con la mia ragazza. Ora mi è passata, ma siccome i problemi non vengono mai da soli, eccomene un altro. Avevo già accennato a questa situazione nel post che ho scritto allora, ma ho davvero bisogno di sfogarmi. Preciso che per questioni di maggiore privacy (la persona in questione sarebbe capace di assoldare gente per rintracciarmi, e sono convinto che riuscirebbe a scoprire che ho scritto io questo post nonostante il nickname) sarò costretto a modificare qualche dato. Prendeteli come sono, me la gestisco io. Ma il bisogno di sfogarmi è talmente grande che supera anche questa paura. Tutto comincia 18 anni fa, quando sono nato io. Chi mi ha seguito sull'altro thread sa che prendo le cose per le lunghe, portate pazienza. Dicevo dunque, sono nato nella primavera del '95, in una cittadina padana di 30.000 abitanti, ma ho sempre vissuto in un paesino a qualche chilometro di distanza da lì. Oltretutto non abito in "centro", ma fuori paese, in mezzo alla campagna. Qui mio padre aveva un'impresa di autotrasporti. Il caso ha voluto che un paio di mesi prima che io nascessi un camion, per qualche strano motivo, prendesse fuoco a causa di un corto circuito. L'incendio si è propagato fino alla casa, adiacente al capannone dove mio padre teneva i camion; fortunatamente l'unica stanza danneggiata (per metà) è stata la cucina, per cui non ci è voluto molto a ricostruire tutto quanto. Il capannone è stato però spostato dall'altra parte del (grande) cortile, onde evitare il ripetersi dell'evento; è stato pagato da mio padre, ma per motivi fiscali, essendo mio nonno, anch'egli socio della ditta, coltivatore diretto e pertanto imprenditore agricolo, ha fatto comodo intestarlo a lui. Dopo l'incendio mia nonna, che all'epoca aveva 61 anni ed era pensionabile, ha deciso di lasciare la società, e la sua quota è stata trasferita a mia madre, che è dunque entrata al suo posto. Essendo ragioniera è da sempre stata capace di tenere i conti dell'azienda, e tutto andava a meraviglia, fino a tre anni fa. Dovete sapere che mio padre ha una sorella, più grande di lui di qualche anno, ma mia madre è figlia unica; per questo ho un solo cugino, più grande di me di quasi vent'anni. Ebbene, mio cugino ha "fatto la spia" con mio nonno riguardo ad un tradimento di mio padre. A sua detta quest'ultimo era andato a letto con una romana, senza neppure curarsi di nasconderlo: l'aveva tranquillamente sbandierato in giro, ai suoi dipendenti e a suo nipote. Mio nonno chiaramente non ci ha creduto, e ha litigato con mio cugino. La voce è però arrivata fino a mia madre, che ha capito che qualcosa puzzava. Dovete sapere che un padre camionista non è esattamente definibile come "sempre presente". Veniva a cena si e no una volta ogni tre giorni, quindi mia madre non poteva sapere se nascondeva qualcosa o meno; ma diversi comportamenti di mio padre la avevano insospettita già da tempo. Questo era il colpo di grazia: tuttavia, per amore, non ci ha voluto credere ed ha tirato avanti, fingendo di non sapere nulla. Un bel giorno, su Facebook, si è fatta un amico veneziano per via di un'associazione ONLUS da lui fondata. Questi mi ha chiesto, conoscendo la mia bravura con le lingue, di aiutarlo con la traduzione dal francese di alcuni documenti provenienti dal Niger, dove la sua associazione opera. Ho accettato senza esitazione, abbracciando la nobile causa della ONLUS; così qualche mese dopo lui è venuto fin da noi, dopo un viaggio di oltre 200 km, per parlarmi del lavoro che c'era da fare. Mio padre ha colto la palla al balzo. Ha accusato mia madre di averlo tradito con quest'uomo, senza prove né apparenti "scintille" che potessero averlo insospettito. Ha iniziato a tracciarne il telefono, ricorrendo alla mafia, per estrapolarne messaggi innocui di cui faceva un corpo del reato. È qua che mia madre ha capito: davanti a me l'ha accusato in campo aperto di averla tradita, pronunciando nome e cognome dell'altra donna. Mio padre è sbiancato, ma poi è ripartito alla carica, con ogni sorta di minaccia. Insomma, non c'era più niente da fare: hanno divorziato. In tutto questo, mio nonno ha capito che le parole di mio cugino erano vere, e hanno fatto pace; inoltre, potendolo fare siccome la casa è intestata a lui, ha sbattuto fuori mio padre, suo figlio, anziché mia madre. Mio padre, tuttavia, capendo che non poteva permettersi un'altra ragioniera, ha accettato di tenere mia madre come dipendente, finché lei non ha trovato un ragazzo. Nell'atto di separazione i miei avevano concordato che nessuno dei due potesse instaurare nuove convivenze all'interno della villa familiare; mio padre, però, l'ha intesa come "nessun uomo può entrare in casa mia". Così, una sera, trovando un'auto sconosciuta nel parcheggio, quando lui è andato via l'ha pedinato. L'ha fermato ad un certo punto, quando lui stava per imboccare la strada di casa, ma vedendo la stazza del nuovo ragazzo di mia madre (1,95 per 85 kg) ha finto di volere indicazioni. Tutto questo, ci tengo a sottolinearlo, lo sono venuto a sapere da lui, che ancora si fida di me e pensa che io sia "dalla sua parte", quindi è vero, non sono congetture. L'unica cosa che non ha mai ammesso è di aver tradito mia madre, per non perdere la mia fiducia, suppongo. Ebbene, dopo questo episodio il rapporto tra mia madre e mio padre era ormai andato completamente, così l'ha licenziata e, per evitare altri litigi con mio nonno, ha traslocato la ditta vicino alla sua nuova casa. Poco dopo mi ha detto che si era fidanzato: mi ha presentato una donna. Romana. Il nome e il cognome erano quelli detti da mia madre quella sera. Ho perso ogni speranza che avevo che fosse tutta un'invenzione, e ho affrontato la realtà. Sono due anni che odio mio padre, e lo sopporto... sapete per cosa? Solo per i soldi, perché è l'unico che può farmi continuare a vivere come ho sempre vissuto. Ci vediamo tutti i venerdì sera, quindi dovrò vederlo anche oggi, ma inventerò una scusa, non ne ho voglia. No, perché il colpo di grazia è arrivato poco fa. Mia zia, in lacrime, ha bussato alla mia porta cercando mio nonno. Siamo andati su nel suo appartamento insieme a lei, che ha raccontato di aver ricevuto pesanti minacce da mio padre. Quest'ultimo ha scoperto che è stato mio cugino a fare la spia, è andato da lui e ha minacciato di buttarli fuori di casa, giocando sul fatto che mio nonno non ne vuole sapere di uscire dalla società e che lui, scappando, può farla fallire e farsi ospitare dalla romana. Chiaramente mia zia e la sua famiglia vivono in una casa di proprietà di mio nonno, e il fallimento dell'azienda significherebbe che io, mia madre, i miei nonni (mia nonna compirà presto 80 anni, mio nonno ne ha 75), mia zia, mio zio e mio cugino saremmo automaticamente per strada. O meglio, nell'ottica di mio padre io no: lui vorrebbe che io andassi ad abitare con lui. Io naturalmente non voglio, lo odio, non lo sopporto più! Quando usciamo parliamo solo di problemi. Mi fa deprimere più di quanto non lo sia già io di mio, e non ho il coraggio di dirglielo, per paura che combini xxxxxxx. È capace di lasciarci tutti nella merda (scusate). Mio nonno non uscirà di società finché le fideiussioni che ha firmato (non si sa bene per cosa, essendo la società una SNC, dunque i soci sono già responsabili col loro patrimonio personale) non saranno revocate, ma quale banca revoca una fideiussione in questo periodo? Ho paura. Paura che tutto svanisca, paura di dovermi trasferire in una casa in affitto, e se vivi in una villa da 120 metri quadri non è facile. Paura di perdere tutto, anche le mutande. Paura! Sto male. Vi prego, aiutatemi...
  2. Sai cos'è? Che a posteriori mi rendo conto di come in verità fossi stanco già da tempo di quella permalosità così grande, che spesso ci faceva litigare per stupidaggini. Ad esempio una volta, dopo che le avevo spiegato un argomento di matematica, ha fatto un errore grossolano che mi ha fatto capire che non aveva digerito il concetto; per scherzo ho preso il quaderno sotto braccio e sono andato via, a mo' di Ezio Greggio quando Iacchetti fa una battuta pessima. Lei si è addirittura messa a piangere, e non ci siamo sentiti per alcuni giorni. Il fatto è che non avevo il coraggio di mettere fine a tutto, perché le ero attaccato, agganciato, appigliato, ditela come volete. Non ci riuscivo. Lei invece non si è fatta scrupoli a tagliare tutti i fili quando ne ha avuto la scusa. Ora ho solo bisogno di vivere fino in fondo, e sono intenzionato a farlo, al 100%. Voglio approfondire le conoscenze con chiunque penso possa essere un(a) buon(a) amico/a, o anche qualcosa in più. Si parte da R, ma chi lo sa, magari conoscerò altre persone ancora più simili a me! Ci spero tanto... Ho anche tanta voglia di tornare a frequentare una vecchia fiamma che mi accorgo di sognare molto spesso. Il problema è che non abbiamo amici in comune, lei abita a pochi passi da casa mia ma non siamo mai usciti insieme o cose del genere, parlavamo alle medie, sullo scuolabus... quindi non so proprio come cominciare a riallacciare i rapporti, visto che non la sento da 4 anni. Mi è già successo almeno due volte di sognare di uscire con lei, per poi svegliarmi e rimanerci male nel non vederla accanto a me. Vorrà dire qualcosa? Ho troppe domande a cui vorrei una risposta. La cercherò a fondo, finché non sarò sicuro di averla trovata. Solo allora sarò veramente felice... ma potrebbero passare decenni prima che accada. Anche perché se trovo tutte le risposte ora, poi per cosa vivo a fare? ;)
  3. Devo dire che non avevo mai pensato di sfogarmi direttamente con lei. I miei amici in genere non vogliono sentire questi discorsi, o mi dicono che sono stupidaggini, ma non possono capire quello che si prova. So per certo che R non ha mai avuto ragazzi. Esattamente come me fino all'anno scorso. Probabilmente si sente esattamente come mi sentivo io, quando vedevo che la mia migliore amica cambiava fidanzati di continuo, come se piovessero dal cielo, ed io non riuscivo a trovare nessuno che mi amasse. Chissà, magari potrebbe aprirsi con me... però è presto per dirlo. Non so ancora molto di lei. Devo aspettare di uscirci e trovare il modo per parlarci... evitando di far sembrare che ci stia provando spudoratamente. Ormai il dolore puro se n'è andato, me ne sono reso conto. Resta l'offesa all'orgoglio, una ferita fresca che sanguina ancora. Non riesco a medicarla da solo, per questo mi piace scrivere su questo forum. So benissimo che corro il rischio, nel tentativo di buttarmi a capofitto in nuove conoscenze, di ripetere le esperienze ed "agganciarmi" di nuovo a qualcuno, ma è una cosa di me che probabilmente non sono ancora sufficientemente maturo per cambiare. Se ci riuscirò lo farò. Per adesso va bene così. La mia ex è una persona molto schizzinosa, una di quelle che al minimo scherzo si offendono. Mi sa che prima o poi ci saremmo lasciati a prescindere da tutto questo, se non che sarei stato io a farlo. Invece questa R è davvero molto diversa. In primo luogo è sempre allegra, o almeno questo è quello che mostra, e se sta male ma si fa vedere felice è un segno di un carattere che mi piace molto. Poi dice le cose in faccia, non cova rancori come fa la mia ex, che si teneva dentro i problemi per poi sputarmeli in faccia quando non c'era più niente da fare. Infine, è timida e riservata, mentre la mia ex è un po' "libertina" (ultimamente diciamo anche un po' troppo, a livelli da dare veramente fastidio). R ha una personalità molto... strana, come la mia. E com'è la mia personalità? Con tutto quel che ho scritto lo sapete meglio di me. Sono estremamente introverso, tanto che per aprirmi devo usare uno pseudonimo. Sono ottimista a livelli sovrumani, almeno quando posso, e da qua viene il mio nick. Voglio vivere la vita fintanto che me ne resta, e assaporarmi la gioventù in cui sono immerso. Cerco di non far pesare agli altri i miei problemi, tranne quando lo voglio proprio, per fare capire loro che hanno fatto quello che a mio avviso è uno sbaglio. Vado in giro, tanto che stia bene quanto che stia male, col sorriso in faccia. Dice il saggio, la morte è peggio, e anche quando sei morto, il peggio è già passato! È una grande filosofia di vita che in questi giorni è stato molto duro onorare. Infine, spesso delego le mie decisioni di cuore al cervello, una cosa che devo ancora verificare se è pensata bene o no (ecco, visto? "Pensata bene", cervello). Lei è come me. Non so se questo sia un passo verso l'amicizia o verso l'amore. Chi vivrà, vedrà!
  4. Ciao, potreste dirmi dove posso postare per parlare di un disturbo ossessivo-compulsivo? Vorrei ricevere qualche consiglio in merito ma non so quale sezione utilizzare... attualmente ne sto parlando un po' in un altro thread ma mi sembra di andare OT. Grazie mille!
  5. Ciao DarksideCry, grazie per la tua risposta. Vedi, tu mi parli di cambiamento. Un grosso problema che ho riscontrato è che io sono cambiato parecchio da come ero qualche anno fa. Ora ho 18 anni e per vivere l'ultima, unica storia d'amore ho cambiato la mia personalità immensamente. Lei mi diceva che le rispondevo male - sono diventato buono come il pane. Lei mi diceva che non la lasciavo libera - e quando sono cambiato diceva che non mi fregava più niente di lei. Lei mi diceva che si sentiva usata quando le chiedevo di uscire con me e mio padre così lui non avrebbe parlato male di mia madre - io ho cercato di rompere con mio padre per lei, e comunque non siamo più usciti con lui, ma non me l'ha riconosciuto. Domenica mi ha detto che era un mese che voleva rompere. Le ho chiesto perché non mi ha mai fatto notare i problemi. Non ha saputo rispondere. Mi ha deluso profondamente, ma nonostante tutto la amo. E ora che so cosa vuol dire perderla non è più un aggancio, è un amore vero. Non ha voluto darmi una possibilità di mostrarle come posso cambiare ancora, diventare quel che vuole lei, portando come scusante che si sente con un ragazzo (tra l'altro non quello che ha baciato in discoteca), le ho chiesto se c'è qualcosa e mi ha detto di no. Non sa neanche lei perché mi ha lasciato. Questo è il problema! Il "me" cambiato da questi dieci mesi di relazione non è più quello che riesce a rifugiarsi a "Nessun Ingresso". La cartina che avevo disegnato la custodisco gelosamente, non riesco a disfarmene. Dopotutto c'è un capitolo della mia vita lì. Il "me" di adesso ha bisogno di compagnia, perché da solo non può diventare nessuno. Dietro ad ogni grande uomo c'è sempre una grande donna. E qua posso dire ancora altre cose... guardate però che vigliacco, mi firmo con un nick e dico tutto finché non si sa chi sono. Sono fatto così... forse un giorno uscirò anche da questo. Comunque per tornare a noi, io è un mese che mi sento "degnato di attenzioni" da un'altra ragazza, un'amica di quella che, ahimè, devo chiamare "la mia ex". Il mio problema è che le attenzioni che mi dava quest'ultima prima di stare insieme erano, lo riconosco, assolute. Si capiva benissimo che provava qualcosa per me. Proprio per questo adesso non riesco a convincere il mio subconscio che le intenzioni di cui mi degna quest'altra ragazza possano essere qualcosa di più. Io non ho bisogno di mettermi con una ragazza adesso, però sicuramente ho bisogno di sentirmi amato. Ho bisogno di vedere che a qualcuno vado bene per come sono, perché di andare bene per come vorrebbero che fossi mi sono rotto le scatole. Questa ragazza, che al momento è la mia unica speranza di stare bene un giorno, è molto riservata, esattamente come me. Non parla quasi mai con le persone che non conosce, anche se poi è un fiume con gli amici. Ha il mio stesso carattere, uguale identico. Ride a tutte le mie battute, anche quelle più stupide. Esempio? Un giorno parlavamo di polvere, qua da me (o forse anche nel resto d'Italia, non lo so) gli ammassi di polvere li chiamiamo "gatti". Stavamo appunto parlando di spazzare, e al sentire la parola "gatti" ho fatto la "battuta" più stupida e ovvia che si potesse fare: ho miagolato. Tutti mi hanno guardato malissimo e mandato (scherzosamente s'intende!) a quel paese; lei ha riso per mezz'ora. Oppure: lei è la prima della sua classe, eppure chiede continuamente a me aiuto in tantissime cose semplici, una volta addirittura per una banale semplificazione a croce. Io per giunta non sono il migliore nella mia - certo, mi definiscono il secondo, ma il primo è MOLTO più bravo di me - eppure l'aiuto lo chiede sempre a me. Sono quasi due anni che la conosco e due anni che ci faccio caso... ora però molto di più, già da un mesetto le attenzioni sono aumentate, tanto da suscitare perfino la gelosia della mia ex (quando eravamo insieme). "Forse la <nome> avrebbe riso, io no!", diceva. A questo punto io ho chiesto alla mia ex, quantomeno per farsi perdonare di tutto questo (ammette che non me lo merito ecc ecc, tutte p***anate comunque, lo fa per essere a posto con la coscienza e ne sono certo) di uscire domenica sera, tutti insieme: io, lei, la mia amica che dicevo di avere perso (così intanto mi riavvicino anche a lei), il ragazzo a cui andava dietro, un'altra ragazza che va dietro a quest'ultimo, un altro mio amico, la ragazza in questione e una sua amica che abita nel mio stesso paese. In tutto 8 persone - sono tante, nessuno si renderebbe conto se io stessi più con una o con un'altra. Voglio stare un po' in compagnia di questa ragazza, cercare magari di parlarci non solo quando usciamo, conoscerla bene, per vedere se può venire fuori un'amicizia. Il problema è che ho paura, paura di cascarci dentro di nuovo, di starci male, di non capire più cosa voglio né da chi lo voglio, paura di perdere di nuovo il senso di tutto questo. Paura di ritornare a fare di qualcuno un aggancio. Oltretutto il DOC mi sta tartassando, non riesco più a dormire senza fare gli scongiuri per tutta la durata del sonno! Mi ero detto di aspettare fino alla fine della scuola (mi manca un anno) poi vedere uno psicologo ed iniziare una terapia seria, ma è difficile resistere ancora così tanto... dovrei anche mantenere buoni rapporti con mio padre per avere i soldi per farmi curare, mia madre è disoccupata e campa con il mantenimento che lui le paga ogni mese... non avanza un centesimo per le spese extra. Inoltre ho paura che il DOC peggiori, già mi rendo conto di aver paura di essere osservato ogni tanto... e sono fortunato che mi rendo conto che è un disturbo ossessivo, almeno ogni tanto riesco a reprimerlo! Arriverà il momento che se ne accorgeranno tutti e sarà la fine... Ho bisogno di coraggio. Tanto coraggio. E di pazienza, perché devo aspettare fino a Domenica per vedere questa ragazza e parlarle... io sento che qualcosa potrebbe esserci, anche un'amicizia, per ora aspetto a cercare altro. La pazienza non ce l'ho mai avuta, non la cerco neppure, tanto prima o poi il tempo passa da solo. Sono già venti minuti che scrivo, pensa un po'. Però il coraggio mi serve... è anche un po' per questo che cerco aiuto sul forum. Non sono il tipo di persona che vede tutto nero, cerco sempre di trovare un po' di bianco. Mi chiamo o no Optimism? Il bianco ora è solo questa ragazza (la chiamerò solo R per "ragazza" da ora in poi, se no ci divento scemo), e lo resterà per un bel po' se tutto andrà bene. Non ho mai pensato, come molti nella mia situazione, a farla finita, perché sarebbe puro egoismo: penso a quanto starebbero male tutte le persone accanto a me. Poi è anche vigliaccheria, scappare da tutto così. Per ora, e per sempre, il mio "suicidio" è solo ed esclusivamente cercare il bianco dove tutto è nero. Mi pongo come obiettivo di conoscere bene R. Conoscerò bene R. Fine. Bene, avrai notato come ho cambiato completamente morale dall'inizio del post alla fine. Mi sono sfogato, una cosa di cui avevo davvero bisogno. Ora mi sembra tutto un po' più luminoso... adesso vi chiedo: consigli pratici per avvicinarmi ad R (ripeto, da amico per ora)? Ringrazio tantissimo DarksideCry e chi risponderà successivamente.
  6. Salve a tutti. Questo è il mio primo post, colgo l'occasione per presentarmi velocemente, non voglio andare OT. Sono un tipo molto riservato quindi non mi piace dare il mio vero nome. Potete semplicemente chiamarmi Optimism, come il mio nome utente, o Opti. Vengo da un paesino di campagna nel nord, meno di 1000 anime. Ora, dovete sapere che la mia vita è sempre stata travagliata. A 12 anni ho perso il mio migliore amico in un incidente d'auto, e l'esperienza mi ha segnato tantissimo. Però mi ha anche fatto diventare una persona migliore: prima ero il tipico "sfigato asociale" che tutti deridono, dopo invece la mia psicologia ha acquisito più profondità: sono cresciuto. Non che molti l'abbiano notato: continuavo ad essere emarginato, pensate, avevo solo due amici. Per divertirmi mi sono dovuto inventare un mondo tutto mio (fisicamente, l'ho perfino disegnato: uno stato a forma di N, presa dall'iniziale del nome, "Nessun Ingresso") e rinchiudermici dentro. Per un certo periodo mi è anche sembrato di essere felice: prendevo la bicicletta, giravo per il cortile di casa mia (piuttosto grande, mio padre ha un impresa di autotrasporti e gli serve molto spazio per fare manovra con i camion) e immaginavo di visitare le varie città di "Nessun Ingresso", i cui nomi rievocavano quelli dei miei familiari. Tutto questo non a 7 o 8 anni, ma a 13, 14. Fin da subito mi sono preoccupato del fatto che ero troppo grande per questo tipo di gioco: mi sono reso conto che un gioco non era. Era una condizione mentale grave, che dovevo superare. Adesso, non voglio vantarmi, ma siccome so benissimo che molti di voi diranno che a 14 anni si è piccoli, devo specificare che con il "sono cresciuto" di poco fa intendevo veramente quel che ho detto: già allora la gente che conoscevo mi pensava diciottenne, e ci rimaneva di stucco quando dicevo di non avere neppure l'età per guidare un motorino. Però la mia psicologia era, ripeto non per vantarmi, ad un livello superiore rispetto alla media (ok, mi sono espresso male, spero abbiate capito cosa intendo). Capivo benissimo cosa mi stava succedendo, e cercavo di andarci contro, di respingere il male che mi attanagliava. Così ho cercato di tirare fuori quel poco di religiosità che mi restava, il mio credere in una fede che mi sono fatto da me a metà tra quella cattolica e quella protestante. Pregavo Dio di liberarmi di questa situazione. Cos'ho ottenuto? Un disturbo ossessivo-compulsivo religioso. Sentivo continuamente il bisogno di "scusarmi" con Dio per qualcosa che non sapevo bene neanche io, e al contempo di urlare al demonio, nella mia mente, di "smetterla di infastidirmi", non so in che modo. La mia religiosità è collassata, diventando niente più che un DOC, un "aggancio". E anche di questo dovrò dire qualcosa. Ebbene, sono una persona che ha sempre bisogno di un "aggancio", un punto di riferimento a cui rifarmi per capire me stesso. Vivo, in un certo senso, attraverso gli occhi degli altri. Non ho mai accettato questa cosa, ma non sono neppure mai riuscito a respingerla, sebbene ci stia provando tutt'ora. È così: quello che penso io è quello che pensano agli altri di me. Da studente di programmazione ho la mente proiettata verso i computer, e posso descrivere la mia situazione come quella dei dati in un PC: dalle periferiche di input (io) devono farsi un giro in memoria centrale (gli altri), che poi li manda alla CPU (quello che loro pensano di me) che li elabora e li restituisce alla memoria centrale, per poi mandarli in output (ritornando a me stesso). In pratica, penso di essere quello che gli altri mi fanno credere che io sia. Questa situazione, che io definisco "agganciamento" (ed "aggancio" il punto di riferimento, la CPU nello schema di prima), si è verificata con la religione (seppure in un modo leggermente diverso), e poi con tante persone. E rieccoci a noi. Qualche anno dopo, dopo mesi che non lo sentivo, un mio amico s'è degnato di scrivermi per farmi sapere che non voleva più vedermi. Bello. Sono rimasto completamente solo, con un amico soltanto. Il caso ha voluto, però, che più o meno in quel periodo una mia compagna di classe si innamorasse del mio compagno di banco. Lei lo cercava sempre, lo abbracciava e a tratti lo baciava sulla guancia, insomma si vedeva chiaramente che era quantomeno infatuata. Era più di una cotta: quando lui si è fidanzato e non la abbracciava più, lei si è rivolta a me, che uscivo con lui da un po' di tempo anche se non eravamo propriamente amici (ho una definizione molto stretta di "amico"), diciamo che andavamo in giro in moto assieme. Questa ragazza mi ha chiesto perché lui non la voleva più. Il fatto che si era fidanzato sembrava non essere motivo sufficiente per non cercarla più fisicamente; e mi ha chiesto di indagare. Io l'ho fatto senza alcun risultato, perché lui ha capito cosa c'era dietro; certo è che io e la ragazza siamo diventati molto amici. Ci dicevamo tutto, io tra l'altro avevo appena ricevuto un due di picche da un'altra ragazza e lei mi aiutava a sfogarmi, a confidarmi. Finché è finita come sono sicuro che sarebbe finita: mi sono innamorato. Solo adesso riesco ad ammetterlo. E forse è stato l'amore più grande della mia vita: vivevo solo per accendere il computer, collegarmi a MSN e parlarle. Ma non poteva andare tutto per il verso giusto: si è fidanzata con una persona che definisco come "poco seria", ovvero che pensava solo al sesso. E io stavo male: stavo male a pensare che l'avrebbero fatto, pensate che porco, proprio io che davo del poco di buono al suo ragazzo! Ho vomitato parecchie volte al solo pensiero di saperli insieme a letto. Stavo male, non ero più sano di mente. L'avevo presa come aggancio, e non c'era più via di fuga. La via di fuga c'è stata a giugno dell'anno dopo, quando finalmente ho avuto la mia prima ragazza. Una ragazza che, se pur non proprio bellissima, era innamorata persa di me, ed io come un idiota ci sono cascato dentro fino al collo: ho spostato l'aggancio dalla mia amica a lei, già prima di mettermici insieme. Così ho perso un'amica (non le parlavo più, non la vedevo più come un'amica, non la vedevo come niente; non abbiamo mai litigato, ma non le parlo più tutt'ora, quindi di fatto è persa) ed ho dato il tutto e per tutto con lei, finché non l'ho baciata. Siamo stati insieme 10 mesi: il sabato di Pasqua, in discoteca, si è limonata un altro senza nessun motivo, e proprio il giorno di Pasqua, l'altro ieri, mi ha lasciato dicendo che la cosa l'aveva fatta pensare e non mi amava più. Dice di non amare l'altro ragazzo, e io non riesco a dare la colpa a lui, che non ne ha! Ma fa male. Fa male perché dice che "voglio provare nuove esperienze e nuove emozioni, che posso provare solo da single". Per essere sicuro di non aver interpretato male ho chiesto conferma ad altri: ed effettivamente è come pensavo, vuole limonarsi e andare a letto con chiunque le pare. Proprio lei, che non esitava ad etichettare come "donnine da tangenziale" quelle che si comportano in quel modo! Non so più che cosa fare. La mia vita sta perdendo ogni significato. Tra l'altro due anni fa i miei genitori hanno divorziato, esco con mio padre una volta a settimana, e tutte le volte parla male di mia madre, di suo padre e di tutta la sua famiglia in generale, e io ci sto male, ma per quanto glielo faccia presente ottengo solo che si arrabbi con me e minacci di farmi passare una vita da incubo se non gli starò vicino (scusate la sfilza di congiuntivi di cui sicuramente qualcuno è sbagliato). È un inferno! Non so più cosa fare per ridare un senso a tutto questo, per andare avanti, per essere quello che decido io e non quel che vedono gli altri. Aiutatemi... Grazie mille per avere letto tutto questo papiro, mi affido a voi...
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