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albafiorente

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  1. Le parole che non ti ho detto, papà, sono quei mille ti voglio bene mancati nel nostro passato. Papà, ti voglio bene. Vorrei che sapessi che quando è il giorno giusto e ci riesco, ti sostengo, ti faccio dimenticare, ti accarezzo dolcemente come se fossi un bambino. Perché ora quasi lo sei, lo sai? Forse no, non lo sai. Vorrei che sapessi che quando è il giorno giusto e ci riesco, è come se lo stessi facendo ad un cucciolo indifeso e bagnato dalla pioggia, infreddolito e tremante. Vorrei che sapessi che quando è il giorno giusto e ci riesco, voglio coccolarti e lo faccio con i sogni di città lontane, paesaggi, e storie vissute tanti anni fa, come a te piaceva e ti appassionava raccontare agli altri. Battaglie e invasioni! E poi ti racconto le cose della quotidianità, mia e altrui, ma mi fermo in superficie. Vorrei aver approfondito i nostri dialoghi tanto, tanto tempo fa, per conoscerci meglio, quando era possibile. Abbiamo fatto come meglio abbiamo potuto, per quello che eravamo. Oggi cerco disperatamente di farti sorridere. Chissà se lo sai papà, che sei come un bambino. Vorrei proteggerti, come tu hai fatto in tutta la tua vita con me, ma non posso. Vorrei renderti eterno, ma nel mio cuore, tu, eterno, lo sei già. Per quando non riesco a parlare, ti chiedo scusa. Tu rimani con i tuoi pensieri e io non riesco ad alleggerirli come vorrei. Le parole giuste non escono, ne escono altre che ci fermano alle cose materiali, contingenti, al dovere, al necessario apparente. Quando invece il necessario vero ora è la necessità del cuore. Il sollievo che a volte non so portarti, la calma che non c’è. Il sorriso che non c’è sulle tue labbra. Io a volte non so come fare, non trovo le parole per farlo. Ti prego, scusami. Anni difficili questi ultimi, noi due. Ma dalle incomprensioni e dalle liti, che parlano di un tempo potenziale mai vissuto, di un legame e una conoscenza profonda fra padre e figlia, spero che si possa imparare. Di te so così poco, pur avendo vissuto tutta la vita assieme! Io mi impegno a vivere la mia vita più bella di così con chi verrà, più consapevole e in modo più armonioso di quello che è stato. In qualche modo, inspiegabile, indicibile, ora so. Almeno un po’, a volte. Chissà se tu hai mai provato tutto questo. Grazie per le liti e per le incomprensioni, papà. Mi hanno fatto capire che è tempo di passare all’amore. Di passare alle cose essenziali. Anche se a volte mancano le parole. Mi hai già detto che mi vuoi bene, così tante volte, in questi pochi giorni! Quasi avessi consapevolezza di sfiorare il nulla. Ti ringrazio. Grazie papà. Mi fai scoprire tutto l’amore che provo per te e mi hai mostrato il tuo amore. Avrei voluto iniziare io, tanti, tanti anni fa. Non ci sono mai riuscita. Scusa. Ti voglio bene. Ti ringrazio per avermi detto queste tre semplici parole, che mancavano da tanto nelle nostre vite. E sei stato tu a dirmelo per primo. Scusa. Papà, ti voglio bene. Questo te l’ho detto!
  2. Grazie mille Lis, mi sei stata d'aiuto a capire molte cose.
  3. Ci ho pensato a lungo (e mi ha fatto bene). Non so se ho trovato una risposta che corrisponde alla realtà, in effetti ci sto ancora pensando. Comunque quello a cui sono arrivata finora è che può succedere in momenti in cui la testa non è offuscata dai mille pensieri della quotidianità, dalle liste della spesa, da cose da fare o studio. A volte è sufficiente anche un attimo di "silenzio", interiore intendo, per sentire quella sensazione, indipendentemente dalle persone che mi circondano o da dove io mi trovi. Penso comunque che sia necessario anche avere una dose di energia interna per realizzare la cosa, se manca l'energia è un'espansione limitata e superficiale, più che altro potenziale. Sono ancora in fase di ricerca e osservazione. Forse è solo consapevolezza corporea. Può essere.
  4. L'esperienza vissuta sul lettino... potrebbe essere, ma non ne sono sicura. Se non ricordo male mi sentivo in entrambi i luoghi contemporaneamente, non esclusivamente all'esterno. E potrebbe essere una cosa causata dal rilassamento, sì, ho letto le cose sul sito che mi hai linkato: grazie, molto interessante! Invece l'altra sensazione, è diversa. Non mi sento fuori dal mio corpo ma ANCHE in un certo senso fuori. Non perdo mai me stessa, sono fermamente in me stessa e da qui c'è una sorta di espansione. Per questo non sento di dissociarmi in alcun modo, anzi. E' come un ampliarsi. E succede raramente, molto raramente, ed è come "irradiare". Non voglio essere presuntuosa, letto così potrebbe sembrare esagerato, ma è così.
  5. Buongiorno a tutti, sono una nuova iscritta. Spero di farmi capire, è un argomento delicato. Chiedo delucidazioni su un'esperienza che mi è capitata. Vorrei sapere se ha un nome la sensazione di riempire lo spazio attorno a sé, non so come spiegarlo. Come se fossi al centro di una sfera, ma non chiusa, non come se fosse di plastica, ma aperta, senza bordi netti e nello stesso tempo inconsistente. Ho fatto una ricerca ma ho trovato solo cose riguardanti la derealizzazione e la spersonalizzazione, cose che non ritengo di provare, non mi "vedo dall'esterno", non sento di avere influenze alcune sugli oggetti attorno a me, né è una cosa che sento negativa. In passato, anni fa, mi è capitato anche durante una seduta di pranoterapia mentre ero distesa sul lettino, di sentirmi anche una ventina di centimetri "sopra" il mio corpo, come se fossi distesa anche più in alto di dove effettivamente mi trovavo. Anche qui si trattava di una situazione piacevole, di rilassamento, e comunque non mi sentivo fuori dal corpo. Sono sensazioni che rientrano nella normalità? Come si chiamano e su cosa posso informarmi per approfondire queste mie sensazioni e per cercare di capirle? Grazie
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