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AsdMinghe

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  1. AsdMinghe

    Buongiorno a tutti

    Ciao a tutti, mi chiamo Alessandro e vengo dal nord italia, più precisamente da Bologna, classe 95. Noto che qui si è molto ben propensi ad offrire una mano a chiunque ne abbia bisogno e per quanto mi senta molto imbarazzato ad accettare che i miei problemi sono effettivamente gravi nella mia testa provo a farlo anche io in maniera estremamente sincera per quanto mi sia concesso dal mio dizionario (non sempre le parole sono in grado di spiegare). Fino ai 13 anni tutto bene, tralasciando malattia infantile -epilessia- da cui sono completamente guarito ma che mi costringe ancora ogni anno a dover rinnovare il certificato della commissione medica perché in Italia non è ancora concepito che si possa guarire da tale male, ma poi è iniziata la lenta discesa, prima passando per "sfigato" da bullizzare alle medie così come alle superiori per poi culminare in un progessivo peggiorarsi della mia attitudine verso la vita e le altre persone. Spiego meglio... Quasi un anno fa ho iniziato un percorso, presso una struttura pubblica, in seguito ad un aggressione subita di notte nel centro della mia città in cui mi venne rubato il telefono sotto minaccia con coltello (dopo avermi atterrato colpendomi alle spalle) da un ragazzo straniero che aveva più o meno la mia età. Questo episodio aveva scatenato la presa di coscienza di quella che era già un ansia e tristezza accumulata aggiungendone per altro il "disturbo da stress post traumatico" come mi dirà la dottoressa che mi segue quindi decisi finalmente di affidarmi a chi mi poteva aiutare presso appunto questa struttura pubblica a Bologna. In quel periodo, dopo la bruttissima esperienza, iniziavo a dubitare di tutto e mi rintanavo in casa per paura. Questo, nonostante credo di non averlo del tutto superato, si è andato attenuando grazie alla farmacologia. Nello stesso periodo iniziai ad avere i veri e propri primi problemi di donne con due ragazze che entrambe (e ovviamente non nello stesso momento !) mi lasciarono adducendo come motivazione la tante volte sentita "Ti preferivo come amico, torniamo ad esserlo". Nessun problema in ciò, sia chiaro, tuttavia non fece che peggiorare ciò che percepisco come inadeguatezza verso gli altri. Ad ogni modo... Attenuata la molto limitante ansia dell'essere nuovamente vittima di un aggressione venne a galla ciò che temevo, la tristezza o "depressione" (anche se ancora oggi quest'ultimo termine non lo sento mio, mi sembra molto di esagerare). Avere l'ansia degli altri era forse uno scudo che mi permetteva di poter biasimare chi mi aveva fatto ciò e quando iniziò a sparire rimasi come vuoto, perché nel frattempo avevo perso amici, interessi, relazioni, hobby vari. Fino a che ero ancora alle superiori facevo qualsiasi cosa più per seguire le orme di quello che considero il mio eroe, mio padre, più che per passione vera e propria, quando invece il mio cervello ha iniziato a ribellarsi era più la voglia di rimanere al sicuro che fare "cose che forse infondo infondo non mi piaceva fare". Tutt'ora non ho ancora capito bene se io abbia davvero voglia di riprendere la vita di prima o ripartire da zero. Ho iniziato a lavorare nell'impresa familiare, mi impegno tanto, ma avendo a che fare direttamente con clienti campo medico (sono Odontotecnico) questi hanno iniziato a richiedere sforzi che ancora non ero in grado di sopportare -anche perché soffro di tremore essenziale e quindi agli inizi ho fatto fatica con un lavoro di precisione come quello-. Poi si aggiunga che "se non hai la patente dove vuoi andare ?" e l'inizio delle lezioni in autoscuola, di cui non avendo nessun interesse mi sento sempre più annoiato e appesantito dalla routine, con mia madre che in continuazione cerca di spronarmi ma nel modo sbagliato (sostenuto anche dalla dottoressa che mi segue) con fare di chi pretende debba guarire e che sia colpa mia il mio stato di "depressione". Mio padre, già poco presente per motivi lavorativi (lavora in media 15 ore al giorno, spesso di più, per poter mantenere la famiglia e la ditta) ha subito poi un duro colpo quando suo padre ha subito un operazione al femore che gli ha provocato un ischemia celebrale costringendolo alla sedia a rotelle e alla perdita di lucidità. Infine mia sorella, 13 anni, sempre più vicina allo smartphone e totalmente insofferente (e la capisco, alla sua età) ad ogni mio gesto di affetto. In casa nostra non si parla, si urla solo, si comanda gli ordini "studia per la patente" ed "esci di più" e anche ogni tentativo di mangiare a tavola tutti insieme alla sera (ovviamente eccetto mio padre) si è sempre vanificato dopo qualche giorno di prova. Ultimamente la ragazza con cui mi stavo sentendo è passata per misteriosi motivi da un "non vedo l'ora di vederti" della prima settimana ad un "scusa ma non ho tempo di parlare sempre con la stessa persona tutto il giorno" di tre settimane dopo ovvero ieri. Questo dopo aver cambiato idea almeno 3 volte sul fatto che gli interessassi o no. Ora, il percorso che sto facendo è sicuramente valido, la dottoressa è paziente, capisce ed è certamente preparata, il problema sono i buchi di tempo tra una seduta e l'altra. Quando ne parlo un po' meglio sto, ma il resto della settimana (ultimamente l'appuntamento poi è diventato quasi mensile) la voglia di impegnarmi a fare qualsiasi cosa è nulla e sono in un costante stato di tristezza e silenzio. E' quasi come se sentissi il bisogno di avere una qualunque persona che mi fermi e mi chieda come sto, ogni tanto mi verrebbe da farlo: fermarmi e gridare al mondo di cosa ho bisogno. E invece no, sto zitto, metto su un po di musica e condivido stati ironici su Facebook che puntualmente nessuno (scusate il termine colorato) "si caga di striscio". Suonavo (anche bene a mio avviso) la batteria, diventando poi polistrumentista, ora non più, la gente suonava con me per due mesi poi "ciao è stato bello ho dei nuovi impegni". Ho anche pubblicato un album, stampato anche in copia fisica, nessuno lo ha ascoltato. Ho provato a pubblicare la mia musica addirittura sotto pseudonimo. Niente, nessuno si è minimamente interessato. Ho iniziato a fare fotografie pseudoartistiche con il tema della "desolazione" e della "solitudine", come il grande Edward Hopper faceva con i quadri ... niente. Il problema è che non riesco a tenermele dentro, per me, le emozioni o "l'arte", sento come il bisogno che qualcuno mi chieda il perché ho fatto quella foto proprio a quella panchina e soprattutto perché. Ma nessuno lo fa. Ecco, forse eccetto mio padre, ma ultimamente penso che abbia il morale ancora più giù del mio e mi sento anche in colpa perché so essere anche colpa mia, mi vede sempre più triste e qualche volta non riesco a trattenere le lacrime davanti a lui. E poi sono tabagista incallito e più sto male e più fumo ma il fumo mi fa stare ancora peggio. Ogni giorno mi sento ripetere la frase di circostanza "sei ancora giovane, che problemi potrai mai avere" e ogni volta che la sento mi piacerebbe potermi buttare sotto un treno per non sentirla più. Parlando invece al positivo mi piacerebbe avere più tempo per buttarmi un po nella natura, fare qualche percorso di montagna, anche se attualmente non ho mai incontrato qualcuno disposto ad alzarsi e farlo con me. Scusate il muro di testo infinito, è più lungo il brevissimo riassunto della mia vita che Guerra e Pace di Tolstoj. Spero fosse lo spazio giusto per tutta sta "pappardella", se no scusatemi. P.S. Il nick "AsdMinghe" viene dal soprannome "Minghe" che a sua volta mi tiro dietro dalle medie, quando un mio compagno di classe capì male "Charles Mingus" alla risposta di cosa stessi ascoltando in cuffia tutto assorto e qualcun altro decise che quello era il mio soprannome, quel "Charles Minghe". Uno dei pochi ricordi belli che mi vengano in mente, sono sempre andato molto fiero della mia passione per "la musica da esperti" anche se è tutta una questione di abitudine per capirla ;)
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